#ToSp2015_L’UMANO
L’uomo è un essere terrestre e allo stesso tempo cosmico. Adamo vuol dire proprio “terrestre”, “impastato di terra” e che abita la terra. Ma l’uomo è anche cosmico, perché appartiene all’universo, una grande realtà di corpi celesti ed enigmi impenetrabili.
Enzo Bianchi propone una lettura del versetto del Salmo 8, “Eppure l’hai fatto poco meno di un Dio”, che attraversa i secoli e si rifà alle diverse tradizioni antiche e moderne.
Dio ha creato il mondo e l’ha fatto “tov”, bello e buono, e il suo scopo è conservarlo tale. Nella sua creazione il ruolo dell’uomo, plasmato per ultimo, è quello di un luogotenente e il potere che gli è conferito sulle altre creature è quello di un custode di un giardino, di un pastore del gregge. Da qui emerge la grande responsabilità dell’uomo nei confronti del cosmo: prendersi cura delle piante, degli animali, di tutte le creature che vivono sulla terra.
E Dio fece l’uomo a sua immagine e somiglianza. Ma se noi siamo l’unica immagine di Dio su questa terra, che bisogno abbiamo di costruirne altre per venerarle? Dovremmo adorare l’altro, il prossimo, e al prossimo prostrarci, al prossimo portare fiori, non alle statue e agli idoli, ma agli uomini e alle donne che sono immagine di Dio su questa terra.
Pensiamo all’evoluzione dell’uomo che da quadrupede diventa bipede. Cosa succede quando raggiunge la statura eretta? Accade che si trova davanti il suo simile e finalmente, a testa alta, si possono guardare e confrontare, possono comunicare. Lì avviene l’umanizzazione.
Ma bisogna ricordarsela, bisogna che ritroviamo il “gusto dell’altro”, che è essenziale per far posto all’altro sulla terra e dentro di noi. “Serve un’insurrezione delle coscienze” dice Bianchi, per riaffermare la fraternità, da cui dipendono anche l’uguaglianza e la libertà. Soltanto se l’uomo si assume la responsabilità che gli è stata data, se comincia a considerare l’altro, uomo o donna, come fratello e sorella, allora, forse, può essere davvero “poco meno di un Dio”.
Marta Marzola