SOTTO IL VESTITO, NIENTE. PENSIERI BEN VESTITI PER METTERSI A SCRIVERE

Vestire un personaggio per raccontarlo.
Insieme ai gesti che compie e a come li compie, alla sua parlata più o meno caratteristica, alle sue fattezze fisiche, ai tratti del volto, a come porta i capelli. I vestiti dicono tanto del suo carattere. Se è ricco o povero, se è attento al dettaglio o sciatto, se è innamorato, se odia il mondo, se ci tiene all’apparenza, se è pulito, se sta cercando lavoro, se vuole chiudersi in casa e non vedere nessuno. Se ha speranze.

I vestiti fanno il personaggio, come Cenerentola che diventa principessa per una notte, grazie a una magia.
Ma chi pensa il personaggio per un libro, oppure per un film, non è né una strega né uno stregone, il suo lavoro ha più a che fare con l’artigianato, l’abbiamo detto qui. È tutta questione di precisione e coerenza, di stile.
E bisogna avere pensieri ben vestiti per scrivere.

Ci sono abiti che vengono ricordati più dei personaggi che li portano, soprattutto al cinema.
Uma Thurman indosserà per sempre quella tuta gialla da combattente, e avrà per sempre camicia bianca e pantaloni neri, sorbendo un milkshake con aria seducente e malandrina, e poi in pista con John Travolta. Il completo Armani di Richard Gere in Pretty Woman, l’ingombrante abito in velluto verde di Vivien Leigh in Via col Vento, il tubino nero di Audrey in Colazione da Tiffany. Questi sono abiti memorabili, insieme a molti altri, che hanno trasformato attori in icone senza tempo.

Ci sono serie tv in cui lo stile è tutto. Non succede nemmeno granché, ma la gioia per gli occhi è vedere come finemente è stato ricostruito un periodo, negli arredi e nei vestiti. Naturalmente si parla di Mad Men, dove sono più le atmosfere a parlare. Abiti sartoriali, revers stretti, cappelli, giacche slim: un gusto rétro che è diventato vero e proprio fenomeno di tendenza negli Stati Uniti, tanto che Brook Brothers ha confezionato un abito alla Don Draper e Banana Republic ha dedicato alla serie una collezione di successo. Tutto in mood anni ’70.

Indimenticabile, perché a scuola si è letto e riletto, è il vestito da sposa di Lucia in I promessi sposi. Il busto di broccato a fiori, le maniche bianche con fiocchi rossi, la gonna in seta, corta e pieghettata. È così ce la ricordiamo Lucia, anche se quell’abito magnifico dovrà abbandonarlo subito, indossare una semplice veste e cominciare la sua odissea.

Perché noi siamo quello che facciamo, sempre, come diceva Aristotele, siamo anche ciò che indossiamo, e lo stesso vale per i personaggi di finzione, che portino una t-shirt o i pantaloni di velluto, le calze strappate o i guanti di pelle, cosa scegliamo di fargli indossare è un dettaglio fondamentale, capace di raccontare. Perché la moda è un racconto, soprattutto in questi giorni al Circolo.