AMORE, DISPERAZIONE, LAVATRICI E SUPERMERCATI. MA SENZA IRONIA. LE POESIE DI MICHEL HOUELLEBECQ
Michel Houellebecq torna in libreria con la raccolta Configurazioni dell’ultima riva.
Abbiamo assistito – ridendo come pazzi – al suo rapimento nel film L’enlèvement de Michel Houellebecq.
Eccolo discutere, appassito, con la sigaretta penzolante tra le labbra, del suo appartamento (Rinnovo o non rinnovo il contratto d’affitto?), e poi eccolo camminare storto per il quartiere cinese dove vive, a Parigi, e cucinare, andare da una vicina, visitare una chiesa e a un’amica per discutere di musica, è proprio lui. E poi. Poi, un giorno sta tornando a casa e tre uomini lo prendono, lo chiudono in un baule verde e lo rapiscono.
Naturalmente a Michel non dispiacerà per nulla la prigionia: ottimo cibo, delizioso vino, in fondo si prendono così bene cura di lui. Basta che qualcuno gli porti l’accendino tutte le volte che vuole fumare ed è fatta.
C’è anche un altro film, dove il vincitore del Goncourt (2010, per La carta e il territorio), ci delizia con una scena di ballo strepitosa. È questa qui sotto, sì, sono i Black Sabbath.
https://www.youtube.com/watch?v=rlqG0-9SBPA
Insomma, Michel Houellebecq può fare quello che vuole, ormai, più o meno. Anche prendersela con i giornalisti di Le Monde che vorrebbero tanto ricostruire la sua vita. E denunciarli. E come vietare ogni biografia su di lui (ne sono uscite, nessuna autorizzata, sotto una pioggia di denunce da parte dell’autore). Per spiegare le sue ragioni ha partecipato a un talk show francese, di quelli più o meno seri. È che da dopo l’attentato a Charlie Hebdo, avvenuto lo stesso giorno dell’uscita di Sottomissione, vive sotto scorta.
Su La Lettura è uscita un’intervista allo scrittore francese, lui un po’ stitico nelle risposte. L’inviato del giornale l’ha raggiunto nella sua casa di Parigi, nel quartiere cinese, dov’è ambientato anche parte dell’ultimo romanzo. Il protagonista, François, studioso di Huysmans, è il classico personaggio da Houellebecq, amante di donne giovani e appassionato di cibi già pronti, bisogna solo scongelarli, e fissato con le réclame del supermercato, quelle con gli sconti.
Non è la sua prima prova poetica, Houellebecq ha sempre scritto poesie e ne ha fatte comporre ai suoi personaggi. Ricordiamo La poursuite du bonheur e Il senso della lotta, la raccolta del 2000 con prefazione di Aldo Nove, di poesie spietate e malinconiche, sul tempo dell’infanzia e dell’amore, che non tornerà, e su ciò che rimane: cassetti vuoti e lembi di moquette consumata. E le poesie scritte da Bruno, uno dei due protagonisti di Le particelle elementari.
Non lo so esattamente cosa mi spinga a comporre versi, ma prendono poco tempo. Non c’è bisogno di ripetersi per forza che hanno un senso, perché si scrivono in fretta. Dunque direi che è un’attività spontanea. Ho l’impressione che la poesia si autogiustifichi. Non c’è la dimensione del lavoro presente nel romanzo. È un processo molto legato all’inconscio, e spesso più piacevole. Penso che la maggior parte dei miei versi nascano da una sensazione di sorpresa e di incongruità rispetto al mondo.
Dice anche di non essere cambiato granché. Sta preparando al raccolta completa delle sue opere, dal 1991 al 2000, “la mia personalità è sempre la stessa”.
Non si cambia granché. Forse ci si calma un po’, ma non si cambia. Sono meno isterico. Le particelle elementari è molto isterico, ma i sentimenti li riconosco bene.
E così si ritorna ai supermercati. Sì perché nelle poesie di Houellebecq c’è l’amore, c’è la disperazione. Ci sono le lavatrici ci sono supermercati. I contatori elettrici e il terminal dell’aeroporto Charles De Gaulle, le pubblicità di Kookai. Ma non è questione di ironia, perché ironia e amore poco c’entrano. Anzi.
È una liberazione vivere senza ironia, senza humor. Ironia e humor sono un modo di prendere le cose come se non fossero gravi. È bello invece di tanto in tanto rendersi conto che tutto è grave. Vivere senza prendere le distanze. In amore l’ironia è letale. In Le particelle elementari c’è un lungo passaggio in cui Walcott spiega che lo humor è completamente idiota. Non serve a niente. La poesia non sopporta l’ironia e neanche lo humor.
Questo è Michel Houellebecq. Qualcuno dice che sia all’ultima spiaggia. Qualcun altro che sia una carogna, un opportunista, un cialtrone e un provocatore. Però le carogne sono attraenti perché “definisco il concetto di verità, sono lo specchio rotto in cui ciascuno può vedere cocci di oscenità e speranza, violenza quiete e salvezza, mediocrità, compassione e perdizione, incanto, dolcezza. A questo specchio rotto molti danno anche il nome di vita.”
E per gli appassionati, arriva Configurazioni dell’ultima riva, sempre per Bombiani, dal 29 ottobre in libreria.
Questo un assaggio, sempre da La Lettura.
Povera ragazza,
Capelli lisci brutto corpo
Lavori all’aeroporto
Guardando sotto la pioggia
Gli aerei che decollano,
Visetto di maiale
Appiattito dallo sgomento,
I seni che che cascano a diciassette anni
E il pallore triste delle chiappe
(Il sistema è organizzato
Per la riproduzione dell’identico,
Il darwinismo avallato
Crea il banale autentico.)
Esistere, percepire,
Essere una specie di residuo percettivo (diciamo così)
Nella sala d’imbarco del Terminal Roissy 2D.
Aspettando il volo destinazione Alicante
Dove la mia vita continuerà
Per qualche anno ancora
In compagnia del mio cagnolino
E delle mie gioie (sempre più brevi)
E dell’aumento regolare delle sofferenze
In questi anni che precedono immediatamente la morte.
E, vista la fissazione per i terminal dell’aeroporto, vi consigliamo due canzoni:
ORLY di Jacques Brel: “C’est triste Orly le dimanche”.
BABY SOLDATO dei Cani: “Tra l’afterparty e il panico, tra JFK e Charles De Gaulle”.
Ps. Nella foto, Houellebecq al Circolo dei lettori. Sì, sta fumando.