FANTASY, AMORE, FANTASCIENZA. I ROMANZI YOUNG ADULT SONO PER I RAGAZZI E PER GLI ADULTI CHE CERCANO LIBRI BELLI. NE PARLIAMO CON GIULIA BLASI
Credo che il punto sia fare storie che i ragazzi possono capire e che possono riconoscere come loro, ma non necessariamente semplificate o limitate alla loro età. Tanto più che dalle indagini di mercato emerge che una grossa fetta dei lettori di YA sono adulti che semplicemente vogliono leggersi un libro bello, e se ne fregano della classificazione. Per chi ama il fantasy, il distopico e la fantascienza, attualmente il segmento YA è quello che produce più opere originali e interessanti.
Di YA, ovvero young adult abbiamo chiesto a Giulia Blasi. Online è @Giulia_B. E dice: Scrivo cose, vedo gente. Sono l’autrice di un po’ di libri, fra cui Siamo ancora tutti vivi. On earth è Giulia Blasi, friulana che vive a Roma e fa mille cose, ha una trasmissione che si chiama Hashtag Radio 1, si occupa di social media, ascolta un sacco di buona musica, la si trova su Marie Claire e sul blog The Book Girls, legge e coltiva il basilico sul balcone, ma soprattutto Giulia scrive romanzi, e scrive romanzi YA. Ma non solo.
YA, sì.
Che cos’è?
YA sta per young adult, che è un genere, ma molto trasversale. I romanzi young adult sono quelli come Hunger Games, After – Un cuore in mille pezzi e Lasciami entrare, ma anche Twilight. Sono Siamo ancora tutti vivi di Giulia. Sono romanzi per i giovani-adulti, per i giovani, per gli adulti. Young adult è il libro di Fabio Geda e Marco Magnone, che festeggiamo al Circolo dei lettori stasera, si intitola Berlin, è il primo di una serie. Young adult è anche l’ultimo romanzo di Niccolò Ammaniti, Anna, almeno crediamo.
Chiediamo tutto all’esperta.
Giulia, ciao. Dicci quali sono i dettami del young adult, storie di ragazzi adolescenti, sì, ma sicuramente c’è altro.
Anche perché questi libri passano dalle mani dei ragazzi a quelli dei grandi, ed è un po’ riduttivo classificarli in base all’età dei protagonisti. O no?
In realtà stiamo parlando non di un genere ma di una nicchia di marketing, e come tutte le nicchie di marketing è molto discontinua: ci sono cose molto brutte e cose molto belle (come Speak di Laurie Halse Anderson o qualsiasi libro di Maggie Stiefvater da Shiver in giù). C’è il fantasy e c’è la narrazione letteraria, ci sono romanzi di purissimo escapismo e altri invece che ti lasciano un segno profondo ( che io sappia mai tradotto in Italia).
Parlando di adolescenti di oggi, come ti confronti con tutti i cambiamenti che ci sono stati, nei mezzi di comunicazione, per esempio?
Di base, ogni anno che passa scrivere di ragazzi è più difficile: non perché non mi ricordi cosa vuol dire essere giovane, ma perché cambia il modo di interagire. Cambia la percezione di quello che è o non è privato. Ho comunque la fortuna di avere fra i miei amici anche persone più piccole, che mi raccontano indirettamente l’esperienza dei loro anni. Da quello che ho potuto vedere, non c’è un’enorme differenza con la mia generazione, a parte la cosa degli YouTuber. Gli YouTuber mi fanno sentire vecchissima. A meno che uno non conti i tutorial di trucco di Lisa Eldridge come YouTube, nel qual caso ok, lo capisco anche io.
Ti affezioni ai personaggi dei tuoi romanzi, vero? Emilio, Erica, Greta.
Dicci di loro, li hai ancora in mente, nel cuore? Quando ti rimetterai al lavoro?
Io li amo tutti e di tutti so cosa fanno, dove sono, come crescono, chi vive e chi no. Vi svelo un retroscena: i genitori di Greta sono i protagonisti di un romanzo che ho scritto negli anni ’90, mai pubblicato (com’è giusto, peraltro, per le prime esperienze). Quando ho cominciato a creare il cast del libro ho capito che i tempi erano maturi per recuperarli, insieme a Giorgino, che all’epoca aveva tre anni. È stato divertente poterli rivedere e vivere con loro un altro po’. Per quanto riguarda la seconda parte della domanda dico solo che io scrivo sempre. Ogni tanto qualcosa esce. Quindi la risposta è “Ci sono già, al lavoro”.
Ah, giusto. E di Anna di Ammaniti che ne pensi?
Che è molto bello. A me è piaciuto moltissimo, ne ho parlato volentieri su The Book Girls anche se in teoria era fuori target, e dal profilo Twitter di Einaudi mi hanno dato ragione: i ragazzi lo possono capire benissimo. È un libro trasversale, con una scrittura bella solida, grande ritmo, atmosfera perfetta, e per la prima volta (che io ricordi) mi capita di leggere un distopico fatto bene ambientato in Italia. Per cui merita, e spero che apra la strada ad altri lavori con la stessa inventiva.