PERCHÉ LEGGIAMO? I MOTIVI SONO STRANI. COME SONO STRANI I NOSTRI MOTIVI PER VIVERE. I 10 DIRITTI DEL LETTORE SECONDO DANIEL PENNAC

Il verbo leggere non sopporta l’imperativo, avversione che condivide con altri verbi: il verbo amare, il verbo sognare. Lo dice Daniel Pennac nel celebre Come un romanzo, uscito in Francia per Gallimard nel 1992 e in Italia per Feltrinelli. Si tratta di un inno, ma dissacrante, della lettura. E un invito a pensarci su. È anche una critica alle tecniche e ai dogmi, alle esigenze e alle raccomandazioni dell’educazione scolastica.

Il lettore ha dei diritti e lo scrittore francese ne stila una lista di 10. E sono imprescindibili. E imprescrittibili, ovvero sono diritti che non si estinguono mai, anche se non vengono esercitati per molto tempo. Servono per affrancarsi da un’idea di lettura tradizionale e si accordano alla perfezione con la natura di questo gesto, ovvero la libertà. Eccoli:

1. Il diritto di non leggere. 
E di non lettura ha parlato Francesco Guglieri qui.
Perché anche i libri che scegliamo di non leggere dicono qualcosa di noi.

2. Il diritto di saltare le pagine.
Saltando le pagine anche i bambini possono leggere Moby Dick, dice Pennac.
E confessa di aver letto Guerra e Pace saltando tre quarti del libro.

3. Il diritto di non finire un libro.
Sono tanti i motivi per cui un libro non si avrà voglia di finirlo. Magari un non so che di già sentito, una storia poco interessante per noi, una totale distanza dalle tesi sostenute dall’autore, lo stile. Ci sono quelli che si sforzeranno di portare a termine la lettura, nonostante tutto, e Pennac assolve quelli che non lo faranno.

4, Il diritto di rileggere.
C’è un piacere nascosto nella rilettura, perché ciò che succede intorno e dentro di noi cambia la nostra percezione della storia. E rileggere è spesso come leggere di nuovo, con occhi diversi, da un altro punto di vista. 

5. Il diritto di leggere non importa cosa (qualsiasi cosa).
Ci sono libri, dice Pennac, che riproducono sempre lo stesso tipo di storia, pieni di stereotipi, sono i romanzi “industriali”, e sì, si possono leggere anche quelli, si può leggere tutto, ma ciò non esclude che esista una buona letteratura e una letteratura meno buona.

6. Il diritto al bovarismo.
Si tratta del diritto a soddisfare immediatamente le proprie necessità di lettori. Il cuore che palpita, l’adrenalina, i nervi che vibrano. E l’immaginazione che cavalca e va dappertutto.

7. Il diritto di leggere non importa dove (ovunque).
Non c’è un luogo giusto per leggere.

8. Il diritto di spizzicare.
Pennac dice che non importa nemmeno a che pagina cominciamo il libro, possiamo spizzicare, leggere qualcosina, saltellare da una pagina all’altra.

9. Il diritto di leggere a voce alta.
Pennac parla di una giovane ragazza che adora leggere a voce alta, ma a scuola non le è permesso. E parla di tutti quegli scrittori che per scrivere rileggono a voce alta, per capire se funziona o meno.

10. Il diritto di tacere. 
Vuol dire che possiamo anche non confessare se il libro è bello o no. Che l’esperienza vissuta è nostra, personale e può rimanere segreta. Ma capita che alle volte, quando abbiamo letto un libro proprio bello, non vediamo l’ora di raccontarlo in giro.

Quello che vuol dire Pennac è che la lettura non può essere insegnata con condizioni, regole, verifiche, esami. Così viene percepita come una perdita di tempo, o come un compito qualsiasi, da svolgere e basta, fine a se stesso. E invece la lettura è un atto libero, di libertà, che non chiede nulla in cambio, perché le nostre ragioni di leggere sono strane quanto le nostre ragioni di vivere.

 

 

 

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Consiglio per un bel regalo di Natale: I dieci diritti del lettore (Les dix droits du lecteur) di Daniel Pennac nel libro pop di Gérard Lo Monaco, Gallimard Jeunesse.

 

https://www.youtube.com/watch?v=Gdp-A2d441Y

 


Canzone per ridere: