LA LETTERATURA È MEMORABILE PERCHÉ FA MALE. MARIO CAPELLO CI RACCONTA I GRANDI ROMANZI ITALIANI DIMENTICATI
Quando avevo cinque anni decisi di provare l’accendisigari della macchina di mio padre. Mi avvolsi un fazzoletto intorno all’indice, schiacciai il pulsante e quando il corpo di metallo venne eiettato, spinsi la punta del dito contro la sua estremità arrossata dal calore. Fu il dolore più intenso che avessi mai provato, che abbia mai provato. È strano, però: nel fluttuare indistinto di forme confuse che sono i miei primi anni di vita, quel giorno si staglia con un nitore fiammingo. Ricordo tutto – il colore del cielo, l’occasione, l’odore dell’abitacolo, la faccia orripilata di mio fratello.
Perché ho deciso di condividere con voi questo aneddoto (con il rischio che mi riteniate un idiota)? Be’, quando ho scelto i titoli per questa serie di incontri, non l’ho fatto secondo un vero criterio. Ho scelto dei romanzi italiani che avevo amato e di cui, a mio parere, si parla troppo poco e, dunque, dei quali si sa, troppo poco. Ma poi, riflettendoci, mi sono accorto del filo rosso che li unisce – e che, al principio, mi era sfuggito. Sono romanzi perturbanti, difficili, scomodi, questi quattro, ciascuno a modo suo. Dolorosi, anche. Di certo, non sono accomodanti, rassicuranti. Fanno star male, disturbano – alcuni di loro sono stati accantonati proprio perché disturbavano.
Ecco, se sono sicuro di una cosa è che la letteratura non deve essere rassicurante, non deve essere accogliente come un maglione sformato o abbracciarci come un vecchio amico. La letteratura brucia, invece, fa male. È memorabile perché fa male. Lascia un segno e, in questo modo, ci lascia diversi.
Il diavolo al Pontelungo racconta del fallimento di una vita.
Deviazione, di come le nostre scelte possano storpiare per sempre una vita – e di come ci piaccia dipingerci meglio di come siamo, sempre. Casa d’altri parla del fascino della morte e di come, certe volte, non ci resti nient’altro. Cima delle nobildonne, attraverso una storia di scienziati e principesse egizie, di come la morte sia inscritta nelle nostre stesse cellule.
L’idea è che magari vi faranno un po’ male, ma, dopo averli letti, non li dimenticherete.
Il gruppo di lettura di Mario Capello è il giovedì dalle 18 alle 19.
21/1 Il diavolo al Pontelungo di Riccardo Bacchelli (1.edizione 1927)
28/1 Casa d’altri di Silvio D’Arzo (1.edizione 1952)
4/2 Cima delle nobildonne di Stefano D’Arrigo (1.edizione 1985)
11/2 Deviazione di Luce d’Eramo (1.edizione 1979)
Mario Capello è autore di un bellissimo libro, L’appartamento, edito da Tunué.