OGNI LIBRO SEMBRA LA LOTTA DI TUTTA UNA VITA. IL DIARIO DI JOHN STEINBECK

Tenere un diario è assai utile, per non dimenticare ciò che ci è successo, per rielaborare fatti, per pensare scrivendo. E il diario diventa anche uno strumento straordinario di conoscenza, non solo della vita privata di uno scrittore ma anche del suo processo creativo. E proprio del suo capolavoro, premio Pulitzer nel 1940, Steinbeck ha tenuto traccia: la nascita di Furore è raccontata con dovizia e passione, con mestiere, proprio come il romanzo è stato scritto.


 

La prima edizione di Grapes of wrath, Furore, letteralmente "frutti del rancore"

La prima edizione di Grapes of wrath, Furore, letteralmente "frutti del rancore"

La prima edizione di Grapes of wrath, Furore, letteralmente “frutti del rancore”


Quindi, parallelamente alla stesura di Furore, Steinbeck racconta come e quando e perché la sua penna si inceppa, cioè quando è preso da momenti di grande insicurezza, e racconta dove e come trova la forza di andare avanti comunque. La sua ostinata determinazione è raccontata come i suoi limiti, ed è tutto nel suo diario, pubblicato con il titolo di Working Days – The Journals of The Grapes of Wrath, a cura di Robert DeMott.


 

Working Days - The Journals of The Grapes of Wrath

Working Days – The Journals of The Grapes of Wrath


Steinbeck non voleva che il diario fosse reso pubblico, almeno non finché lui fosse in vita. Desiderava soprattutto farne dono ai propri figli, perché lo conoscessero per chi era davvero, al di là dell’idolatria e della calunnia. Si tratta di un testamento che racconta il genio nella propria vita di tutti i giorni.

Scrive nel diario:

Ogni libro sembra la lotta di tutta una vita. E poi, quando è fatto, pouf. Mai accaduto. La cosa migliore è ottenere parole ogni giorno, ed è il momento di iniziare, ora.

Ma scrive anche:

I miei molti punti deboli si stanno mostrando. Io non sono uno scrittore. Sto prendendo in giro me stesso e gli altri. Vorrei esserlo, non lo sono. Il successo è la rovina, e non durerà.

Definisce Furore “run-of-the-mill“, che significa “non originale”, “comune”, “ordinario”. Naturalmente non è affatto. Ha venduto quasi 430 mila copie nel primo anno e ha vinto i riconoscimenti più alti. E nel diario, Steinbeck ci dice che la cosa fondamentale è sempre fare il proprio meglio, nonostante i dubbi e le insicurezze più rovinose, fare al meglio delle proprie possibilità, sempre.