AMA VERAMENTE CHI È CAPACE DI NON AMARE TROPPO. ARMANDO MASSARENTI E LA PAROLA AMORE

Ama veramente chi è capace di non amare troppo. Proprio come direbbe Voltaire: «Non amatevi troppo. Meglio essere amici per tutto il tempo della vita che essere amanti per qualche giorno». Non amatevi troppo se non volete incappare negli eccessi dell’innamoramento, la più affascinante, o forse l’unica, patologia psichiatrica che riceve una legittimazione sociale pressoché unanime.

Il che forse non è un bene – a meno di legittimare anche altre follie  più liberali e più salutari (per esempio la libertà di sperimentare nella pratica  idee del tutto impopolari,  e di condurre la propria vita con il massimo dell’eccentricità, con il solo limite, come direbbe John Stuart Mill, di non recare  danno ad altri). Da evitare sono quindi, anche in amore, i fanatismi e i picchi totalizzanti di “entusiasmo” (nel senso di Shaftesbury) che impediscono di essere ben disposti al buon uso dei piaceri e, spesso, anche di vedere l’altro come una persona distinta da sé. Amare è infatti riconoscere che qualcosa di altro da sé è reale. Consapevolezza per nulla scontata, a cui è possibile pervenire, come ricorda Iris Murdoch, solo attraverso un lavoro su se stessi, allo scopo di vedere, nel contesto in cui ci troviamo a vivere, «il mondo così com’è», senza infingimenti o autoinganni. Forse ama veramente chi è disposto a ricontrattare continuamente, ma in forme giocose e non opprimenti, il proprio debole per un altro essere debole come lui.

Amore è anche dialettica, nel senso di Platone. «Impiegando la tecnica dialettica, trovata un’anima adatta, si piantano e seminano discorsi, capaci di portare aiuto a se stessi e a chi li ha piantati e non infruttuosi, ma contenenti un seme, da cui germoglieranno in altre indoli altri discorsi, capaci di rendere sempre immortale questo seme assicurando a chi lo possiede la massima felicità possibile a un uomo».

Infine, in amore, come negli altri piaceri (anche piaceri intellettuali come la filosofia, che è amore per la conoscenza), conta sopra ogni altra cosa la capacità di essere ironici, oltre che sinceri e affettuosi. Non c’è amore senza ironiaPrendersi un po’ in giro è, nei casi migliori, una forma d’amore. Così potremmo interpretare anche la famosa ironia di Socrate, un Socrate innamorato, che è sicuramente il miglior paladino possibile dell’impulso mai sazio della filosofia. O meglio, di un certo modo di fare filosofia, quello più vicino alla vita e che corrisponde a un certo modo di intendere l’amore. È quasi comica la scena iniziale del Simposio, con Aristodemo che racconta di aver incontrato Socrate «ben lavato e ben calzato di sandali, cose che egli faceva raramente», per provare a farsi bello per andare da un bello. Buffo, sgraziato e straordinario Sileno, Socrate è un Eros povero e scalzo che non si prende mai troppo sul serio, nonostante i tesori preziosi che sa vedere negli altri e custodire in sé. Nonostante l’amore bruciante, per la filosofia e non solo, che sa suscitare in tutti gli altri «innamorati dei discorsi», da Alcibiade fino a noi.


 

Dal Piccolo dizionario sentimentale di In nome dell’amore.
Armando Massarenti, filosofo, responsabile Il Sole 24 ORE – Domenica
è al Circolo dei lettori sabato 13 febbraio e domenica 14 febbraio.

Questi gli appuntamenti:

sabato 13 febbraio – ore 11
Otello, dramma della cecità
Conosciuto come dramma della gelosia, l’Otello shakespeariano mette in scena tutta la forza distruttiva del conflitto irrisolto fra realtà e apparenza. Anche, se non soprattutto, in amore. Quando gli occhi di chi guarda non sono lucidi, i sentimenti si disorientano e le storie finiscono. A teatro, come nella vita di tutti i giorni.

domenica 14 febbraio – ore 11
L’amore e le leggi
Tra amore e diritto il conflitto è costante, irriducibile. Perché l’amore è qualcosa che, per natura, resiste alle costrizioni e per esistere non ha bisogno di legittimazione. Il diritto, del resto, non considera l’amore un bene giuridico, nel codice la parola non compare mai. È davvero necessario risolvere questa incompatibilità? A maggior ragione quando si ragiona su Eros, pornografia e libertà.