LA CITTÀ DEGLI SCRITTORI E DEI POETI, UN VIAGGIO A SAN PIETROBURGO
La più astratta e premeditata città del globo terrestre è San Pietroburgo, secondo Dostoevskij. Questa definizione ce la ricorda Paolo Nori, lo scrittore che accompagnerà i viaggiatori questo giugno nella capitale culturale russa. Si parte giovedì 23 e si torna il 28 giugno e in questi giorni, dice Nori, proveremo a raccontare San Pietroburgo attraverso i suoi scrittori.
E gli scrittori, in Russia, e i poeti, sono considerati preziosi: una guida americana di San Pietroburgo comincia dicendo che, in Russia, un poeta ha la stessa fama che in America ha un giocatore di baseball. C’è una storia che Nori racconta spesso, è quella della njanja di Puškin, la sua nutrice:
Allora, per Puškin, fu molto importante la njanja, la nutrice, Arina Rodionovna, che gli raccontava, da piccolo, le fiabe popolari, e alcune Puškin poi le ha riescritte, e sono diventate celebri in tutto il mondo, come quella del pesciolino d’oro e quella lingua lì, la lingua della njanja, la lingua popolare, la lingua degli oggetti, delle mani, della fatica, la lingua parlata, Puškin l’ha portata nella letteratura, ne ha fatto la lingua della letteratura e alla njanja di Puškin, una contadina, una serva della gleba, una serva, a Pskov, che è la regione dove c’erano i possedimenti della famiglia di Puškin, hanno fatto un monumento, così come da noi, in Toscana, avrebbero potuto fare un monumento alla donna di servizio toscana di Manzoni, alla quale, continuamente, Manzoni chiedeva come si dicevano le cose in toscano, mentre lavorava alla nuova stesura dei Promessi sposi.
La njanja di Puškin è come se avesse inventato la lingua della letteratura. E non l’ha inventata: è la lingua dei Russi, ed è la stessa lingua che hanno usato gli scrittori di cui a San Pietroburgo, insieme a Nori, si cercheranno le tracce, anche se, di quella Russia, sono rimasti ricordi, un po’ come i telefoni a gettoni dei nostri bar.
San Pietroburgo sta sul mare, ma il mare non si vede. E allora non sembra una città di porto, perché il porto è distante. Ampi viali si alternano a stradine, dove hanno camminato poeti e scrittori, e che ritornano nei loro romanzi, da La donna di picche a Delitto e castigo.
Tutto il programma del viaggio lo trovi qui.
C’è tutto, nei minimi dettagli. Lo organizziamo noi del Circolo, insieme a CTC – Compagnia di Turismo e Cultura e abbiamo scelto giugno: giugno è il mese delle notti bianche, sì quelle di Dostoevskij.
Grazie a questo fenomeno – l’inclinazione dell’asse terrestre fa sì che il sole non scenda mai sotto l’orizzonte – San Pietroburgo acquista un’aura speciale, in cui la notte si fa un tutt’uno con il giorno. Il grigiore invernale diventa una luce speciale, è quella che avvolge il deluso protagonista del romanzo breve di Dostoevskij. Il suo incontro con Nasten’ka avviene proprio in una notte bianca.