LA CAMERA DA LETTO DI PROUST
Non l’ho mai visto scrivere nemmeno una breve nota in piedi, dice la governante di Marcel Proust, Celeste Albaret. Infatti, a quanto pare, lo scrittore francese ha trascorso gli ultimi anni della vita nella propria spartana stanza da letto, rivestita di sughero. Scriveva – a quanto riporta Diana Fuss – da una posizione semi-sdraiata, sospeso a metà strada tra il regno del sonno e la veglia, usando le ginocchia come scrivania.
La sua camera da letto è stata ricostruita al Musée Carnavalet di Parigi, nel Marais.
Si tratta di una copia esatta, piccola e accogliente. Secondo la governante non desiderava alcuna distrazione, niente di estraneo doveva interferire. Gli strumenti del suo lavoro sono disposti su una serie di tavolini, tutto il resto è semplice e disadorno.
Ma non era una stanza monastica, quella di Proust, anzi, è decisamente belle époque.
Un bel tappeto copre il pavimento, le tende finemente disegnate su raso blu. La stanza è buia, perché una sola lampada verde la illumina di ombre. Il letto di Proust è lo stesso in cui dormiva da bambino, stretto. Il sughero alle pareti serviva sia a insonorizzare l’ambiente, sia a evitare l’accumulo di polvere e polline: Proust soffriva d’asma e di allergie.
A qualcuno potrà sembrare la stanza più noiosa e forse anche un po’ macabra del mondo.
Quelli di noi che amano Proust ci troveranno molte cose interessanti. Le sue quindici penne ci fanno penetrare nel suo genio, sono un segno tangibile, e, nonostante un po’ di voyeurismo, entrare in uno spazio così privato è un modo per conoscere lo scrittore e il suo piccolo imperscrutabile mondo.
Longtemps je me suis couché de bonne heure…