L’AMORE ERA UN GIOCO INSTABILE. LA POESIA DI AMELIA ROSSELLI
Nel mezzo di una luce che è
chiara e di un’altra che è la cattiveria in persona
cerco il ritornello.
Ogni anno si celebra la Giornata Mondiale della Poesia nel primo giorno di primavera, oggi, 21 marzo.
Al Circolo la festa è oggi e domani, con questi due appuntamenti: clic, clic. E tutto l’anno con un gruppo di lettura. Qui sul blog, come abbiamo pensato di raccontarvi Dario Bellezza, oggi ci soffermiamo su un altro poeta italiano un poco dimenticato: Amelia Rosselli.
Da dove si comincia per raccontare Amelia Rosselli?
La vita di Amelia Rosselli inizia sull’isola di Lipari dove viene concepita. È il 1929.
Il padre, Carlo Rosselli, è stato mandato al confino, imprigionato alle Eolie. Si trovava sull’isola insieme alla madre di Amelia, Marion Cave, inglese, attivista. Hanno già un bambino, si chiama John, detto Mirtillino, nato poco dopo il matrimonio, a Genova, una manciata di anni prima. I novelli sposi hanno abitato per un po’ a Milano, negli anni in cui il fascismo ha finito di inasprire la lotta contro i dissidenti: Turati, Pertini e Olivetti partono per Parigi. Carlo e Marion rimangono in Italia.
La vita di Amelia Rosselli finisce nel cuore di Roma.
L’11 febbraio 1996 si getta dal ballatoio della sua mansarda di via del Corallo, una strada del Rione Parione, vicinissima a Piazza Navona. Quella casa era piccola e angusta, fatta di una stanza e di un corridoio. Ha telefonato alla sua amica Giacinta che non ha fatto in tempo ad arrivare.
In mezzo ci sono sessantasei anni di viaggi, studi puntuali e mai esausti, amori difficili, ricoveri in clinica, voci, e poesia. Amelia Rosselli ha costruito con rigore e grazia le più belle poesie del ‘900 italiano, ed è l’unica donna a essere inclusa nell’antologia curata da Mengaldo.
I viaggi: Amelia Rosselli ha vissuto a Parigi, è nata proprio lì, nel 1930.
I suoi genitori avevano una casa sul Bois De Boulogne, Carlo Rosselli ha raggiunto la capitale francese dopo la fuga da Lipari e un viaggio insidioso fino a Tunisi e poi alla volta della Francia. C’è un bel libro che lo racconta. Dopo l’assassinio di Carlo e del fratello Nello ad opera della Cagoule, una cellula di fascisti che operavano in Francia per conto di Mussolini, i Rosselli rimasti partono per gli Stati Uniti sull’ultimo mercantile disponibile, da Liverpool. Amelia passa gli anni della guerra a Larchomont, un sobborgo di New York. Di ritorno, passa un periodo a Firenze, poi a Londra, poi di nuovo a Firenze, poi si stabilisce a Roma. I viaggi non finiscono: è spesso a Parigi, è spesso a Londra, gira l’Italia. Si stabilisce nella casa di via del Corallo intorno agli anni ’70.
Gli studi: Amelia Rosselli, fin da bambina, ha avuto un rapporto privilegiato con la musica.
L’ha scoperta negli Stati Uniti, l’ha approfondita a Londra e poi a Firenze. Ha studiato composizione, e i riferimenti musicali nella sua opera poetica sono importanti, essenziali. La musica le è servita per inventare la propria metrica. Ma non solo la musica si riversa nella poesia di Rosselli, anche la matematica.
Gli amori: Amelia Pincherle Moravia, la nonna di Amelia, e Amelia Rosselli, insieme, se si sommano le loro vite, hanno conosciuto tutti i più importanti intellettuali, scrittori, poeti, attivisti, del ‘900. Tra questi ci sono anche gli amori di Amelia: Carlo Levi, Mario Tobino, Renato Guttuso. Ma anche il musicista David Tudor.
I ricoveri in clinica e le voci: Amelia, fin da ragazzina, alterna entusiasmo e ira, scoppi improvvisi di risa, momenti di tristezza infinita. Il suo primo ricovero è intorno agli anni ’50, subisce vari elettroshock. Quando le diagnosticano la schizofrenia lei non è convinta, anzi si ribella a questa diagnosi, non ne vuole sapere. Racconta tutto ciò che vede e sente in una strana opera, Storia di una malattia, che viene pubblicata su Nuovi Argomenti nel 1977. Ciò che perseguita Amelia sono voci, è convinta di essere spiata. Dalla CIA soprattutto, che avvelena sigarette, drink e che la segue per le vie di Roma, è colpa del suo cognome.
La poesia: Rosselli incontra Pasolini a casa del cugino Moravia. Immaginiamo sullo sfondo la Roma degli anni ’60. Le poesie che Amelia consegna a PPP vanno a finire sul Menabò, la rivista di Einaudi curata da Vittorini e Calvino. Sono 23 poesie, è il 1963. Questo è l’esordio di Amelia Rosselli, che avviene dopo anni di “vagabondaggi in giro per Trastevere”, anni di studio intensi e vorticosi. Leggendo Rosselli ci si accorge immediatamente che la lingua che usa è sua, tutta sua: l’impasto del suo trilinguismo (italiano, francese e inglese), fa vibrare la pagina di suoni inediti. Per leggere tutto c’è l’atteso, bellissimo Meridiano.
Il libro consigliato per avvicinarsi all’opera rosselliana è il piccolo “sasso nello stagno” di nottetempo: Laura Barile legge Amelia Rosselli. Ci sono anche alcune poesie analizzate e scomposte, dopo un’interessante introduzione: “Nel caso di Amelia Rosselli, passione amorosa, passione musicale e passione civile si intrecciano in questo processo, vissuto con allegria liberatoria e provocatoria, ma anche con le stigmate della necessità assoluta: ne va della sua vita.”
Riportiamo qui due poesie:
Tutto il mondo è vedovo se è vero che tu cammini ancora
tutto il mondo è vedovo se è vero! Tutto il mondo
è vero se è vero che tu cammini ancora, tutto il
mondo è vedovo se tu non muori! Tutto il mondo
è mio se è vero che tu non sei vivo ma solo
una lanterna per i miei occhi obliqui. Cieca rimasi
dalla tua nascita e l’importanza del nuovo giorno
non è che notte per la tua distanza. Cieca sono
chè tu cammini ancora! Cieca sono che tu cammini
e il mondo è vedovo e il mondo è cieco se tu cammini
ancora aggrappato ai miei occhi celestiali.
da Variazioni (1960-61), in Variazioni Belliche
C’è come un dolore nella stanza, ed
è superato in parte: ma vince il peso
degli oggetti, il loro significare
peso e perdita.
C’è come un rosso nell’albero, ma è
l’arancione della base della lampada
comprata in luoghi che non voglio ricordare
perché anch’essi pesano.
Come nulla posso sapere della tua fame
precise nel volere
sono le stilizzate fontane
può ben situarsi un rovescio d’un destino
di uomini separati per obliquo rumore.
da Documento (1966-1973)
Opere rosselliane:
Variazioni belliche, Milano, Garzanti, 1964
Serie ospedaliera, Milano, Il Saggiatore, 1969
Documento (1966-1973), Milano, Garzanti, 1976
Primi scritti 1952-1963, Milano, Guanda, 1980
Impromptu, Genova, San Marco dei Giustiniani, 1981
Appunti sparsi e persi, 1966-1977. Poesie, Reggio Emilia, Aelia Laelia, 1983
La libellula, Milano, SE, 1985
Antologia poetica, Milano, Garzanti, 1987.
Sonno-Sleep (1953-1966), Roma, Rossi & Spera, 1989.
Sleep. Poesie in inglese, Milano, Garzanti, 1992