#TIKONSERVO – LA RICETTA È I VOSTRI RACCONTI

La sfida di Circolo dei lettori e Cuki era questa: scrivere una ricetta di stagione, ma come fosse un racconto. Per partecipare bastava scaricare la App di Cuki, Cukipedia, scegliere una verdura o un frutto di stagione e via: ecco qui le opere di chi di voi ha accettato di amalgamare i ricordi, la scrittura, e il proprio saper fare in cucina.


 

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Per approfondire il discorso sul cibo, e soprattutto sulla qualità del cibo, spesso persa di vista, al Circolo cominciano i Dialoghi sul cibo con Licia Granello, food editor di Repubblica. I quattro vincitori di #tiKonservo – la ricetta è un racconto, vincono un ingresso a un appuntamento a scelta.
Qui per approfondire.


Carciofi alla Giudia
di Andrea Mauri

Ester sopporta a malapena la presenza del rabbino in cucina a controllare che la ricetta dei carciofi alla giudia sia kosher, secondo tradizione. Il rav non segue in silenzio Ester. Commenta ad alta voce, dondolandosi ai fornelli, il Talmud che porta sempre con sé.

“Sono i carciofi giusti? Lo sai che il marito può divorziare dalla moglie se rovina il cibo.”
“Rav, si scansi dalla pentola con l’olio bollente.”
“Hai versato del succo di limone nell’acqua? Bisogna arrivare puri al pasto importante.”
“Rav, attenzione al dondolio.”
“Hai tagliato i carciofi a forma di rosa? La Torah è stata data con le rose. E soprattutto, l’olio bolle a 150 gradi?”

Per due gocce d’acqua di troppo, scintille di fuoco e olio schizzano dalla pentola sul libro.
Il rogo del Talmud carbonizza pure i carciofi alla giudia.


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La torta di MelOrgia
di anna wood

Al mercato le mele renette la guardavano imploranti dalla cesta in cui giacevano.
Volevano essere acquistate da Lei, l’unica aguzzina che sapeva farle godere. Non vedevano l’ora di essere trasportate a casa e fatte rotolare sul piano della cucina, pronte alle sevizie.

Vibravano di sapore al pensiero del coltello che le avrebbe divise in spicchi e spelate lentamente, rabbrividivano  sotto la buccia succosa pensando al momento in cui una lama decisa le avrebbe private del torsolo, semi e ridotte a tocchetti,  ed infine   gettate dolcemente nell’impasto che aspettava morbido: farina, zucchero, latte, uova, pronto ad avvolgerle come un mantello in mohair .

Caddero una dopo l’altra nella ciotola, impastate senza pietà da una frusta che le fece danzare roteando veloce. La teglia unta da un tocco di burro spalmato da dita esperte attendeva l’impasto di mele per portarlo in un luogo caldo e ventilato, dove avrebbe lievitato in silenzio trasformandosi in una orgia di sapore.


 

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Spinaci o wurstel
di Cinzia Alfè

“Mamma, che c’è  di buono per cena, piadina coi würstel?”
“No, stasera no.”
“Allora pizza?”
“No, nemmeno pizza.”
“Ah…allora…allora salatini coi würstel!”
“Noo, figurati un po’ se alla sera mi metto a fare pizza o salatini!”
“Ah.. e  allora cosa c’è?”
“Spinaci.”
“…”
“Sì, ma buoni, bolliti e poi fatti saltare in padella con l’olio buono, uno spicchio di aglio tritato, un paio di acciughine saporite e tante, tante olive! Quelle nere, eh, che piacciono a te! Assaggia, su! Dai! E apri ‘sta bocca, non è mica cacca!”
Apre la bocca. Manda giù un boccone di spinaci. Poi un altro, e un altro ancora.
Li finisce.
Tutti.
“Vedi che ti sono piaciuti? Che dovevi solo assaggiarli, testone che non sei altro? Bravo!”
“Va bene, ma adesso che li ho finiti tutti e  sei contenta,  mi fai la piadina coi würstel?”


 

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Quattro chiodi di garofano
di Laura Jarre

Immagino Paola, mia suocera amatissima, oggi con i suoi 99 anni, che ci prepara il vitello tonnato con la  ricetta antica, senza mayonnaise, ma con, fra gli altri aromi, 4 – dico 4 – chiodi di garofano per il brodo in cui cuocere “un girello di 1,5 kg, ben legato”.
Ve la voglio presentare così, perché questo è un gran bel ricordo da conservare. Poco importa se poi, con il tempo, qualcosa se lo dimenticava.
Io Konservo, anche troppo, ma la ricetta di suo pugno è fra le cose più preziose che possiedo.


 

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Campo de’ Fiori
di Sara Cancellara

L’aveva presa tra le sue braccia quando ancora impacciata muoveva i suoi primi passi. L’aveva cullata e cresciuta e lei in quelle braccia ci stava bene. L’aveva vista innamorarsi di amori impossibili. Ma come faceva a dirglielo. Che stava rincorrendo sogni inesistenti. Complice lei e i suoi scorci mozzafiato. Complice lei e Campo de’ Fiori. E complici anche gli odori perché gli odori rievocano il passato. Sui sandali nuovi si sentiva quella mattina di marzo così impacciata ma la giornata era bella e il sole poi faceva la sua parte che lei lo dimenticò. I suoi occhi si posarono su quelle fragole. Colorate, allegre. Le fragole Candonga. Accidenti agli odori perché ti lacerano il cuore. Accidenti agli odori che ti fanno ricordare. Prese quel cestino. C’era sabbia e mare attorno a lei adesso. E una conchiglia nei suoi sandali. Li tolse e camminò a piedi nudi felice. Nell’aria odore di dolci appena sfornati. Odore di casa.


 

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Cavota!
di Michela Castellino

Tardo pomeriggio. Dopo una lunga giornata al lavoro e all’asilo siamo a casa. Io in cucina mi accingo a pelare le carote (quelle in mazzo con ancora il “verde” attaccato), lei in sala. La sua nenia, che scandisce i momenti in cui disegna, mi rassicura. Intanto taglio le carote a bastoncini e verso un filo di olio evo in padella. La nenia si interrompe. Mi sporgo e la vedo saltellare verso la cucina. Indica il lavello e dice “Cavota!”. Le porgo un bastoncino. Lei lo afferra e poi “Ancova!”. Due mani per due pezzetti, è ovvio. Quello che rimane finisce in padella con un cucchiaino di Za’atar (mix di spezie mediorientali) e viene fatto saltare fino a quando le carote non iniziano ad ammorbidirsi. Le serviamo accompagnate con hummus e mangiate rigorosamente con le mani, come ci insegna Sofia.


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Risotto nel nido
di Silvia Paola Campa

La primavera per me è sentire all’alba il canto degli uccellini; mi fanno una tenerezza infinita, così come i rametti che trovo sul balcone, segno dolcissimo del futuro nido che mi suggerisce un piatto speciale: si tratta di un risotto al cavolo rosso che viene servito proprio nel nido.

Ho utilizzato due cavoli rossi; ho tolto una dozzina di foglie esterne facendo attenzione a non romperle e le ho sbollentate per 2 minuti. Il resto della polpa, dopo averla bollita per 30 minuti, l’ho frullata e fatta insaporire con uno scalogno tritato, sale e burro.

Ho aggiunto il riso, circa 500 gr per 10 persone e ho allungato con acqua bollente. Non appena il riso era all’onda ho aggiunto circa 300 gr di taleggio a dadini, regolato di sale e pepato leggermente.

Al centro di ogni piatto ho messo una foglia di cavolo, l’ho riempita di riso e cosparso di pezzetti di noce, è un nido incredibilmente buono ve lo garantisco!


 

 

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Torta e Green Day
di Denise Longetti

Era la giornata perfetta per cucinare qualcosa con la musica di sottofondo, il sole risplendeva e io aprii il frigo alla ricerca di qualcosa. Le carote erano li, quasi a supplicarmi di cucinarle.

Le pulii e le sbucciai, tritai con le mandorle e le misi in una terrina con i tuorli e lo zucchero. Mi misi a mescolare sotto le note dei Green Day. Misi da parte il composto canticchiando e montai gli albumi a neve e li aggiunsi al composto. Aggiunsi delicatamente farina, lievito, fecola e il burro fuso in precedenza, scorza di limone e il rum, non smettendo di mescolare. In forno per 40 minuti a 150°C e un dolce profumino invase la cucina mentre la musica continuava ad andare. Tolsi la torta e spensi il forno, la lasciai a raffreddare e la cosparsi di zucchero a velo.


carote

 


Il fiore più bello
di Nina Vanova

La nonna lascia sempre un segno indelebile nella vita di ogni nipote. Un segno lasciato anche nella mia. Con l’arrivo della primavera, il sole splendente, i fiori che sbocciano, gli uccelli che intonano il loro canto, i ricordi affiorano nella mia mente e ripenso ai biscotti che preparavo con lei ad aprile. Era facilissimo. 4 tuorli si tuffavano in una fontana di 500 g di farina e iniziava l’impasto. Via via aggiungevamo 200 g di zucchero e 250 di burro, guai se c’era anche solo un grammo in più! La nonna stendeva l’impasto col mattarello e io ne ricavavo,con gli stampini, dei fiorellini che una volta cotti a 180°C per 15 min. Decoravamo con le ciliegie. Ogni volta, quando erano pronti, mi guardava sorridente e mi diceva: “Di tutti i fiori della primavera, per me tu sei il più bello.”


 

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Ricordi di carote
di Manuela Olivero

Ogni stagione ha il suo fascino: la primavera per esempio ha l’asparago questa verdura assai curiosa per palati molto esigenti. L’estate che con il pomodoro ci fa ricordare il sole, il mare, la spiaggia… L’autunno con i sui colori caldi e bruni ci regala il cavolfiore questa verdura semplice e invitante: infatti se vengono prima lessati e poi gratinati al forno con formaggio e besciamella piaceranno anche i bambini che di solito rifiutano le verdure.. E infine l’inverno lungo e rigido ci fa scoprire un altro fratello del cavolfiore: la verza che con tutto rispetto appare come una rosa in fiore. E’ ottima e versatile per moltissime ricette: può essere una minestra vellutata oppure una polpetta vegetale..

Ma tra tutte queste saporite verdure quella che mi piace in questo momento primaverile è la carota.
Questa verdura mi fa ritornare bambina… chi non se lo ricorda il coniglio Bugs Bunny che si mangia la carota?
Oppure mia mamma che mi diceva “Mangia tante carote fanno bene alla vista”!
L’importante è mangiarne a volontà sono poche caloriche e sono antiossidanti…

E con la carota ho conquistato il palato di un ragazzo…eh sì avete capito bene l’ho conquistato con una carota…Ma andiamo con ordine: avevo terminato le scuole medie ma non ero troppo contenta..ero sì promossa…ma ero triste perché mi piaceva un mio compagno di classe che forse non avrei più rivisto…dovevo fare qualcosa…ma cosa? Poi mi venne un’idea..

Il mio compagno di classe era di buona forchetta…per conquistarlo l’avrei invitato a cena …ma dovevo essere originale…un primo, un secondo…e un dolce tutto a base di carote…
Daniele così si chiamava, il mio compagno, accettò l’invito con vero entusiasmo…

E il menu fu così stilato…Spaghetti con sugo di carote ( Soffriggere una cipolla con olio extravergine d’oliva, aggiungere prima che la cipolla diventi bruna, 2 carote tagliate a dadini. Continuare a soffriggere finchè  le carote non siano ben dorate poi aggiungere salsa di pomodoro, salare e continuare la cottura fin quando la salsa diventa densa. A fine cottura aggiungere il basilico.Quando gli spaghetti saranno lessati prendere una padella antiaderente farli soffriggere con il sugo di carote e servire).

Come secondo Sformato di carote ( Mettere a lessare 200gr di carote per 15 minuti, poi schiacciarle con lo schiacciapatate. Poi tritare finemente la cipolla e metterla a rosolare con 30 gr. di burro. Aggiungere le carote e mescolare cuocendo a fuoco lento. Una volta tolto il tegame  dal fuoco, aggiungere 200 gr. di besciamella, la noce moscata, 2 uova e il parmigiano. Mescolare con cura il composto e versarlo in una teglia con altro parmigiano. Cuocere in forno a 200 gradi per mezz’ora).

E infine: La Signora Ciambella alle carote (Prendere 200 gr. di carote lavarle, tritarle in un mixer da cucina e lasciarle riposare. Versare in una ciotola 200 gr. di zucchero e 3 uova e poi montarle con una frusta elettrica fino ad ottenere un composto spumoso. Setacciare poi a parte 250 gr. di farina e 50 gr. di fecola di patate poi unire il composto di uova preparato prima. Diluire il tutto con 80 gr. di latte e 80 gr. di olio di semi di mais e infine il lievito.

Unire il trito di carote prima preparato e 50 gr. di farina di mandorle. Unire il succo di un’arancia e grattugiare la buccia dell’agrume. Infine imburrare e infarinare una tortiera cuocere a 170 gradi per circa 40-50 minuti.).

Anche il mio ospite era cotto a puntino…in tutti i sensi…
Da quel giorno io e Daniele diventammo grandi amici…ma niente di più…Niente di più direte voi?
No soltanto in quella sera famosa  capii che sì l’aveva conquistato con i miei manicaretti ma stava nascendo soltanto una grande amicizia..che continua ancora oggi a distanza di anni…

Cene così ne seguirono altre…ecco la ricetta Keconservo.


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Torta di carote
di Antonella Foligno

6.00 a.m. La sveglia suona puntuale come tutte le mattine. Mi alzo a fatica e penso: “di studiare gli indivisibili di Cavalieri oggi, proprio non mi va!” Mi dirigo verso la cucina. Mi affaccio alla finestra e vedo che …. piove. Piove a dirotto da ieri mattina e la voglia di studiare scema ancora di più. Metto la moka sul gas, aspetto il mio caffè e nel frattempo riprendo la lettura di Trilogia della città di K. Mi sento avida, avida di finire questo libro. Proseguo nella lettura tutta la mattina incessantemente. Arrivo alla fine inaspettatamente. Troppo in fretta. Avrei dovuto centellinare le pagine. Che sciocca. Alla fine di ogni libro sono presa sempre da un ventriglio e da malumore. Ogni libro avrebbe dovuto essere infinito. Infinito come il numero dei punti contenuti in una linea. Ogni volta che la tristezza mi tormenta faccio un dolce per tirarmi su di morale. Prendo il macinacaffè, macino della quinoa, ne ottengo soffice e impalpabile farina. Son sufficienti 250g di farina di quinoa, 100g di farina integrale, 250g di zucchero bruno, 3 uova, 1 bustina del solito lievito, 200ml di olio di semi e 600g di carote tritate a julienne. Amalgamati tutti gli ingredienti aggiungere per ultimo le carote e una volta versato il composto nella tortiera infornare per 35min a 175°.

Una torta salutare e deliziosa che ogni fetta vorremmo non finisse mai, quanto salutare è per il nostro intelletto la lettura le cui pagine vorremmo che fossero infinito più che numerabili.


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