MATTINIERI, DORMIGLIONI, NOTTURNI, I 7 MODI DI ESSERE SCRITTORI

Gli scrittori possono essere suddivisi in 7 categorie, lo spiega Sarah Stodola nel suo libro Process: The Writing Lives of Great Authors. Per diciotto anni ha studiato la vita di alcuni scrittori del Diciannovesimo e Ventesimo secolo, concentrandosi sulle loro abitudini. Sonno e metodo di lavoro sono i cardini della ricerca. Dice la giornalista “Chiedete a qualcuno di descrivere lo stile di vita di uno scrittore, la risposta sarà è un nevrotico, alcolizzato, caotico“. Ma così non è, la storia dell’alcolismo è più romantica che reale e l’organizzazione della routine quotidiana è fondamentale.


Hemingway, Zadie Smith, Joan Didion, Franz Kafka, David Foster Wallace, e molti altri: Sarah Stodola ha preso in esame esclusivamente il loro processo di scrittura. E così è arrivata a definire le 7 categorie.


1. MATTINIERI

Toni Morrisson aveva due figli e un lavoro. Ha preso così l’abitudine di svegliarsi alle 4 per scriver fin quando non arrivava il momento di portare i bambini a scuola. Solo quando sono cresciuti è riuscita a dedicare alla scrittura tutta la giornata, anche se il mattino è per lei il momento migliore, “perché sono più lucida e più sicura”. Anche Virginia Woolf scriveva la mattina, svegliandosi sempre alla stessa ora e dopo aver fatto colazione con Leonard. Salman Rushdie comincia a scrivere alle 9.30, ancora in pigiama. Joan Didion affronta la scrittura nel suo ufficio, ogni giorno dell’anno, tutte le mattine. E pure Philip Roth: si mette regolarmente al lavoro dalle 9.30.


2. SDRAIATI

Edith Wharton, Premio Pulitzer, scriveva dal suo letto circondata dai cagnolini, spargendo pezzi di carta e brutte copie tutte intorno. La volta che andò a Berlino chiese di posizionare il letto di fronte alla finestra. Anche James Joyce scriveva da sdraiato, Junot Diaz lo fa per il di schiena, poi ci sono Nabokov e Proust.


3. “RIMANDATORI”

Sono Margaret Atwood e Richard Price, per esempio, si alzano presto ma poi procrastinano il momento di mettersi al lavoro, spesso fino al pomeriggio, quando, come dice Atwood, si immerge nel manoscritto con ansia.


4. DORMIGLIONI

Sono quelli che lottano per rispettare i propri programmi. Jack Kerouac, per esempio, e F. Scott Fitzgerald sono tra questi. L’autore di Il grande Gatsby dormiva spesso fino alle 11, passando il pomeriggio a cercare di mettersi al lavoro, solo quando lui e Zelda non avevano bisogno di soldi.


5. SONNELLINO-DIPENDENTI 

Franz Kafka aveva una routine molto precisa: sveglia prima delle 7, 8.15 puntuale a lavoro. Di pomeriggio rientrava dall’ufficio ed ecco il momento perfetto per il sonnellino, che poteva durare anche 4 ore. Gli serviva per disporsi nello stato mentale più tranquillo per poi mettersi a lavoro, a tarda notte.


6. NOTTURNI 

Ovviamente Kafka, ma non ce ne sono molti di scrittori che usano la notte per scrivere fino a mattino. Vladimir Nabokov soffriva di insonnia, ed era tra questi, come George Orwell, i vicini lo sentivano battere sui tasti della macchina da scrivere nella notte.


7. NON IMPORTA QUANDO 

Come i notturni, anche gli scrittori che non hanno un momento preferito e scandito da un programma per mettersi a lavorare, sono pochi. Forse i due citati prima possono rientrare in entrambe le categorie: Orwell scriveva di notte, ma anche di giorno. E anche Nabokov, forse perché si è spostato molto nella vita.


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