5 LIBRI E UN VIDEO PER CHI È DEPRESSO
I libri tristi servono. E ci fanno contenti.
Per spiegare il motivo ci torna in mente una cosa che disse Tommaso Pincio, parlando dei romanzi di Philip Roth. È che ci sono libri, alcuni libri, insomma, la letteratura, viene in aiuto nei momenti della vita in cui – per una ragione o per l’altra – siamo soli e malinconici. Siamo rimasti soli, siamo diventati adulti, siamo davvero anziani, e magari non ce l’abbiamo più, come quando eravamo giovani, qualcuno con cui discutere di tutto quello che ci sta succedendo. Delle cose che stanno cambiando, di quelle che cose che mai abbiamo pensato ci sarebbero successe. Cose tristi, perlopiù, o almeno cambiamenti. Enormi. Che pesano. E allora ci sono i libri: servono per confrontarsi, quando la vita cambia, quando ci coglie impreparati e siamo costretti a cambiare. E ai personaggi dei romanzi succedono cose uguali a quelle che capitano a noi. I romanzi contengono esperienze, sono narrazioni, non sono vere e sono potenti, proprio perché la letteratura le rende delle realtà.
Basti pensare a Patrimonio di Philip Roth. C’è forse una scena più potente di quella del figlio che deve accudire il padre morente che non riesce nemmeno a raggiungere il bagno? Qui un link con delle citazioni.
Una delle cose di cui molti di noi soffrono e di cui è difficile parlare, è una cosa chiamata depressione. Essere depressi è ovviamente molto diverso dall’essere tristi. E qui sotto vi elenchiamo cinque libri che non per consolarsi, ma per prendere coscienza e riflettere, ritrovarsi, e poi, chissà, dopo il confronto, trasformare almeno un poco il proprio sguardo così opaco sulla vita.
1. Libertà – Jonathan Franzen (2010)
Ciò che rende rende questo romanzo straziante è la narrazione magistrale di Franzen, che pretende di essere neutrale, ma in realtà mette in perfetto equilibro speranza per il futuro e disperazione per il presente.
2. Meno di zero – Bret Easton Ellis (1885)
Clay è totalmente vuoto. Dipendente e imprigionato nel proprio vuoto. Feste a base di droghe varie, incontri, relazioni senza consistenza. Lui, come i suoi amici, sono talmente viziati e annoiati che si impegnano in ogni attività distruttiva. Per leggerlo bisogna immergersi nel buio, il proprio.
3. Revolutionary Road – Richard Yates (1961)
L’autore non stava bene quando ha scritto questo grande romanzo. Problemi coniugali, depressione maniacale, il pensiero fisso e ideale di una “famiglia normale”. Subiva fasi catatoniche in cui la moglie doveva per forza lasciarlo solo a fissare il muro, seduto alla scrivania. E nel suo primo romanzo, Revolutionary Road, appunto, c’è tutto questo. E c’è la sua intelligenza esplosiva e la sua prosa pulita e l’introspezione psicologica più fine.
E ti viene voglia di comprare un biglietto per Parigi, passare tutto il giorno a bere in un bar, buttarti in una rissa, andare a ballare, dormire di giorno, e ricominciare la notte successiva. Si tratta dell’esordio di Hemingway ed è denso di un’ansia, che striscia, e mai passa, mai, come la ferita di guerra di Jake, il protagonista.
5. Brevi interviste con uomini schifosi – David Foster Wallace (1999)
Se sei il tipo di persona depressa che vuole incontrare qualcuno che descriva tutta la tossicità possibile di un essere umano, con sensibilità estrema, devi uscire a comprare questo libro. Si tratta di una raccolta di interviste, come dice il titolo, a uomini schifosi. E sono schifosi davvero. Lascia storditi.