ALFABETO LUCIO DALLA. PAROLE E CANZONI DALLA BIOGRAFIA “PER I LADRI E LE PUTTANE SONO GESÙBAMBINO” DI LUCA BEATRICE

Per i ladri e le puttane sono Gesùbambino è una biografia scritta in forma di romanzo. Non cucitura di aneddoti ma percorso strutturato nella vita e nelle opere del “visionario e istrionico” Lucio, uno che – a suo dire – non faceva liriche e non scriveva poesie: “Quello che dicono le mie canzoni potrebbe dirlo anche mia zia”. 

Parlare di un artista è parlare del suo mondo, fisico, fatto di città con torri e piazze, decappottabili e barche di pescatori. Quello sentimentale, composto da incontri, persone, amici, amori. E quello storico, sì, perché la biografia scritta da Luca Beatrice per Baldini&Castoldi è un ritratto dell’Italia, quella che Dalla ha cantato, pittoresca e malinconica, romantica, disperata, colorata. Stomp.


Del libro parliamo al Circolo dei lettori il 5 maggio alle 21 con l’autore, Valerio Berruti e Gabriele Ferraris.
Vi anticipiamo qualcosa qui, attraverso 21 parole e versi di canzoni, pescati dalla biografia.


A di amore mio è arrivata l’estate
Attenti al lupo è “il singolo irresistibile, allegro, divertente, scritto da Ron, che apre a Dalla il mondo della dance grazie a una serie di versioni remixate adattissime per il ballo”.


 


B di Bologna
“Dalla ricorda: «Vivevamo per strada, in piccole bande. Ci litigavamo la proprietà dei veicoli e delle strade. Una volta prendemmo di forza un giardino pubblico, strappandone l’esclusiva a una banda rivale… c’erano biciclette ovunque… e la mania della motocicletta: le marche più note erano Guzzi, Rumi, Isomoto, Gilera… (…) c’era il mito del casino, dove andavano gli adulti, ma per noi era una porta chiusa in fondo al vicolo, segnalata da un lampioncino rosso… la sera cercavamo di spiare i fidanzati che si baciavano dietro il monumento di San Domenico».”


C di censura
Per i ladri e le puttane sono Gesùbambino è il verso censurato dalla versione sanremese di 4 marzo 1943, che poi è diventato il simbolo di Lucio Dalla, poche parole rimaste scolpite nella storia della musica italiana”.


D di disperato erotico stomp
“Il pezzo più geniale, quello che ottiene subito successo soprattutto perché è trasmesso da tutte le radio libere che non hanno problemi con la censura. Lì Dalla descrive una passeggiata notturna e solitaria per le strade di Bologna dopo una delusione amorosa. Il racconto, concepito come un film, si snoda tra aneddoti e avventure ironico-surreali vissuti in prima persona da un possibile alter ego dell’autore”.



E di e l’amore
Quando Lucio Dalla registra il disco, in una vera e propria Factory, “arriva un tipo strano che senza essere invitato si mette a suonare la chitarra. Lì per lì non gli si dà peso e lo lasciano fare, tranne poi accorgersi che quelle note sono davvero formidabili”.


F di fuoco
Racconta Dalla a Luigi Manconi: «Fare questo lavoro brucia come agitarsi in mezzo al fuoco… Non è normale che un uomo durante quindici anni sia da solo come un imbecille davanti a diecimila persone che lo guardano e lo giudicano… A questo punto devo  trovare il mio equilibrio ed è indispensabile che io canti quello che ritengo giusto cantare».


G di gli grida parole d’amore

Nuvolari è basso di statura, 
Nuvolari è al di sotto del normale
Nuvolari ha cinquanta chili d’ossa 
Nuvolari ha un corpo eccezionale
Nuvolari ha le mani come artigli

“Questa canzone è il ritratto indimenticabile del campione Nuvolari, eroe della modernità al pari di Coppi e Bartali (non per nulla 23 ripresi da Paolo Conte), che sfreccia a bordo dell’Alfa Rossa sul paesaggio di un’Italia che va trasformandosi. Fa quello che vuole, 25 nonostante sia basso di statura e minato nel fisico”.


H di Ho lasciato la valigia sulla porta
È un verso della canzone Ulisse coperto di sale con cui Dalla descrive “un migrante dei nostri tempi, che di fronte alla Itaca ritrovata ha come un trasalimento”.


I di Il motore del 2000
Con questa Dalla pensa ancora al futuro, al “tempo in cui ci sarà un motore nuovo, intelligente, non inquinante, che potrà respirare anche un bambino”.


L di leggende
“Si dice che andasse in giro con delle ciliegie che gli pendevano dalle orecchie e con una gallina al guinzaglio”. “C’è chi addirittura sostiene (…) che Lucio possa essere il frutto di una relazione estemporanea tra la devota Jole e Padre Pio.”


M di Milano-Roma
Per promuovere il disco Henna, Lucio tira fuori dal cappello un’idea delle sue. Si mette d’accordo con le Ferrovie dello Stato e sull’Arlecchino fa salire tutti: “la cartomante e sensitiva Dorina, Lorenzo un giovane domenicano che parla del bisogno di sacro, il mimo Igor, alto due metri, professore in Scienze Politiche a Bologna, una dottoressa che alla bisogna misura la pressione, osti che tagliano il prosciutto, servono parmigiano e il vino che Dalla produce in Sicilia e che ha chiamato «Strombetto dell’Etna»; la danzatrice del ventre, una band tradizionale ungherese, il duo jazz di Carlo Atti”. Quando scende a Termini, il palcoscenico è pronto tra biglietterie e binari. Sono le 15.30 del 20 dicembre 1993.


N di NOVANTA
Nel 1995, quando la guerra insanguina la Ex Jugoslavia, Lucio Dalla canta Henna, che inizia così: «Adesso basta sangue! Ma non vedi? Non stiamo nemmeno più in piedi… un po’ di pietà».


O di occhiali
Insieme alla coppoletta di lana, gli occhiali tondi sono “i segni inconfondibili dell’icona” Lucio Dalla. Il ritratto di Lucio eseguito da Renzo Chiesa finisce sulla copertina dell’album Dalla e di questo libro. Lo sguardo all’insù.


P di piedi nudi
“Ha il vizio di esibirsi a piedi nudi, e ciò non piace per esempio ai proprietari de Le Roi Lutrario, una nota sala da ballo torinese progettata dal grande architetto Carlo Mollino – ma altre fonti 20 citano un’altra sala da ballo in città, l’Arlecchino – dove Dalla è di scena: lo disapprovano affibbiandogli l’etichetta di «disadattato senza calzini»”.


Q di quattro marzo millenovecentoquarantatre
“Considerata una canzone autobiografica, 4/3/1943 inizialmente prevedeva un altro titolo: Gesùbambino, scritto come una parola sola. Impensabile, per la televisione e per il Festival di allora. È una ballata struggente che racconta la storia di una ragazza madre, rimasta incinta a sedici anni di un soldato alleato morto in guerra. Come mamma Jole crescerà il figlio da sola”.


R di Risposte non ce n’è


S di sanremo
Quello del 1967 è l’anno della morte di Luigi Tenco, racconta Dalla: «Con Tenco avevo avuto rapporti di amicizia e di collaborazione. Andammo a Sanremo insieme, prendemmo la camera vicina e la sua morte mi sconvolse, non dormii per un mese». Una fine assurda e sconvolgente. Lucio, che ha sempre sofferto di ulcera, dice che la malattia gli è venuta proprio a causa del tragico avvenimento.



T di tempo
“È il presente. Perché il tempo dei vivi e Lucio c’è”.


U di uno che gioca a carte e pensa al domani
“Una canzone che gli piace particolarmente è itaV, il contrario di Vita, scritta «immaginando un’osteria, uno che gioca a carte e pensa al domani»”.


V di vorrei incontrarti tra cent’anni
Con questa canzone, Dalla vince, insieme a Ron, Sanremo 1996: è “il dialogo tra due amanti prigionieri di una relazione ormai stanca, appesantita dal tempo, eppure si ripromettono di difendersi «dalle monotonie e banalità, da questa specie di spavento che ci prende e se ne va».


Z di Zampa
Fabrizio Zampa, compagno di Dalla nella formazione The Flippers “racconta di una sera in cui qualcuno dal pubblico chiede loro di cantare Georgia on My Mind: Dalla inventa tutte le parole, tranne il titolo, eppure riceve molti applausi anche se la gente non lo capisce”. Anche questo è Dalla agli esordi.


il libro

Periladri
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