LA VOCE DEL TEMPO E DEL MONDO INTERIORE. AL FARO CON VIRGINIA WOOLF

Mi sono accorta che i sentimenti di ogni genere si sarebbero accumulati lì dentro, ma ho evitato di elaborarli, e ho confidato che la gente ne facesse il deposito delle proprie emozioni: e così è stato, e uno pensa che significhi una cosa, e l’altro un’atra cosa. Non riesco a trattare il simbolismo se non in questo modo vago, generico. Se sia giusto o sbagliato non lo so, ma non appena mi spiegano il significato di una cosa, mi diventa odiosa

Così Virginia Woolf parla del suo Gita al Faro (To the Lighthouse), pubblicato il 5 maggio 1927. Considerato una delle opere più importanti del XX secolo, questo romanzo consacra Woolf come uno degli scrittori più importanti del modernismo. In Gita al Faro viene fornita al lettore una visione differente del mondo, non più maschile bensì femminile.


Virginia Woolf
Virginia Woolf


La famiglia Ramsay e i suoi ospiti, in vacanza in Scozia, sono i protagonisti della storia, almeno in superficie. Guardando in filigrana, invece, ciò che Virginia Woolf racconta è come fanno gli esseri umani a fare i conti con il proprio inesorabile e fugace passaggio nella vita. I Ramsey sono una coppia di mezz’età, hanno otto figli, che in estate viaggiano con una mezza dozzina di amici. La coppia si ama, la signora è bella e ha fascino, intelligenza ed è comprensiva, un po’ ansiosa di piacere agli altri e di perdere il controllo, i figli la amano e non amano, invece, il padre. Meno facile da comprendere, è brillante e introverso, rigido, privo di sensibilità.

Il 1927 è un periodo denso e prolifico per la letteratura: escono in quel periodo La terra desolata di Eliot, L’urlo e il furore di Faulkner, l’Ulisse di Joyce. E Virginia Woolf, in questo clima, scrive un romanzo che non si concentra sugli eventi del mondo esterno ma sulla ricchezza e sulla complessità della vita interiore dei suoi personaggi.


virginia woolf


La sua tecnica di scrittura è innovativa. Utilizza il flusso di coscienza e il discorso indiretto libero per catturare il processo creativo del pensiero, lo scorrere del tempo, la fugacità dell’esperienza, di ciò che accade.

Gita al faro è un libro in tre parti, in tre movimenti: la prima pomeriggio e sera, la seconda una parentesi di dieci anni durante i quali la casa in Scozia rimane vuota, la terza la mattina alla fine di questi dieci anni. Non ha la coesione e vivacità di Mrs Dalloway, ma rappresenta la vita disordinata com’è, complessa com’è, frustrante com’è, ed è il libro che deve stare in cima all’opera intera di Virginia Woolf.


 

virginia woolf