VOGLIO ESSERE LIBERA. SYLVIA PLATH E IL LIBERO ARBITRIO
Una cosa che spesso facciamo è prenderci il merito dei nostri successi, perché sì, siamo bravi, e attribuire invece i nostri fallimenti alle circostanze esterne. E così crediamo che ciò che ci va bene sia guadagnato, e ciò che va male sia tutta colpa della sfortuna e del tutto immeritato. E invece siamo sia l’una che l’altra cosa, successo e fallimento insieme. Siamo curiosità, vita, morte, speranza, felicità. Lo scrisse Sylvia Plath.
Siamo tutto questo. Lo scrisse a diciotto anni.
Che ne so io di dolore? Nessuno che amo è mai morto o è stato torturato.
Non ho mai lottato per il cibo o per un posto in cui dormire. Sono stata dotata di tutti e cinque i sensi e di un corpo attraente. Così posso filosofeggiare dalla mia comoda sedia. Così mi sono iscritta a uno dei college più importanti d’America e sto vivendo con le duemila delle ragazze più intelligenti degli Stati Uniti. Cos’ho da lamentarmi? Non molto. Posso dire che ho guadagnato una borsa di studio, sì, e se non avessi esercitato il mio libero arbitrio studiando molto fin dal liceo allora non sarei mai arrivata qui. Ma ora che sono in questo prestigioso college, tutto dipende dal mio libero arbitrio, da me. Ma è sempre stato così? La capacità di pensare mi è stata insegnata dai miei genitori, la voglia di stare in casa a studiare bene è stata una mia scelta, ma la differenza sociale tra ragazze e ragazzi non dipende da me. In questo caso non è il mio libero arbitrio a fare la differenza.
Sylvia Plath solo un anno prima scrisse ancora alla madre: Voglio essere libera. Libera di conoscere le persone e il loro passato, libera di muovermi nel mondo per sapere chi sono io e chi sono gli altri, quali sono i loro costumi e usanze, sicuramente differenti dalle mie.
La curiosità e l’empatia della giovane Sylvia Plath e la sua acuta consapevolezza, la fanno tornare sul libero arbitrio nel suo diario: il libero arbitrio per la poetessa è una fessura stretta, dentro la quale l’uomo si muove con fatica. C’entra la nascita, l’ambiente, l’eredità, il passato, il tempo, il mondo sociale. Dice: Se fossi nata in una famiglia povera, forse mi sarei dovuta prostituire all’età di 12 anni, se fossi nata in una ricca famiglia di New York con tendenze pseudo-culturali, avrei avuto pellicce e un broncio snob. Dice: Non lo so di preciso, ma posso immaginarlo. Io so come sono ora, e come sono ora dipende da me. Sylvia Plath lo ripete spesso: Voglio essere libera.
Con la macchina da scrivere compongo una parola sola: Io. E con la penna graffio la carta: io, io, io io. Quello che sono, curiosità, vita, morte, speranza, felicità, dipende da me. Dalla mia scelta, dal mio libero arbitrio.
Bibliografia minima di Sylvia Plath:
Quanto lontano siamo giunti – lettere alla madre (Guanda)
La campana di vetro (Mondadori)
Diari di Sylvia Plath (Adelphi)
Sylvia Plath, Opere (Mondadori, meridiano)
Lady Lazarus e altre poesie (Mondadori)