IL MIO PENSIERO HA PER OGGETTO UNA VITA MIGLIORE. SIMONE WEIL
Il nostro pensiero dev’essere vuoto e in attesa, non deve cercare nulla, ma esser pronto ad accogliere, nuda, la verità. Così scrisse Simone Weil, una delle più belle menti del XX secolo.
Nata in una famiglia non religiosa, è diventata filosofa, superando al primo tentativo l’esame di ammissione all’università più difficile di Francia, Simone De Beauvoir al secondo posto. Ha sostenuto i diritti dei lavoratori, lavorato in incognito in una fabbrica di automobili, per capire il più possibile le condizioni dei suoi compatrioti della classe operaia, e a ha anche servito nella milizia anarchica durante la guerra civile spagnola.
Laggiù (in fabbrica) mi è stato impresso per sempre il marchio della schiavitù
Nella metà degli Anni Venti ha sperimentato qualcosa di simile a un’esperienza mistica che virò il suo pensiero verso la spiritualità. Morta giovane, il suo pensiero è arrivato a noi in ritardo, postumo, ma ha influenzato gli intellettuali che dopo di lei sono venuti, come Susan Sontag e Albert Camus: proprio Camus l’ha definita “l’unico grande spirito dei nostri tempi”.
Anche per quelli di noi che non sono credenti e non condividono il pensiero teologico di Simone Weil, Attesa di Dio è un capolavoro del pensiero umano, per come la filosofa affronta l’indagine teologica, e per l’eleganza intellettuale.
Attesa di Dio è una potente lettura nella sua totalità, indispensabile per riflettere sui nostri valori spirituali, sulla sofferenza, sul genio, su come essere esseri umani completi. Torneremo presto su questi argomenti con Torino Spiritualità che giunge alla sua dodicesima edizione. L’anteprima è il 21 giugno, ore 12.30 al Circolo dei lettori, e alle 18.30 dello stesso giorno con una lezione che anticipa il tema di quest’anno.
Vi lasciamo con questa citazione da Attesa di Dio e ci vediamo tra un mese.
Il distacco è una rinuncia a tutti i fini possibili senza eccezione, rinuncia che mette un vuoto al posto dell’avvenire come farebbe l’incombere prossimo della morte: per questo negli antichi misteri, nella filosofia platonica, nei testi sanscriti, nella religione cristiana e molto probabilmente sempre e dappertutto il distacco è stato paragonato alla morte e l’iniziazione alla sapienza, considerata come una specie di passaggio attraverso la morte […]. Ma il distacco di cui parliamo non è privo di oggetto: il pensiero distaccato ha per oggetto l’istituzione di una gerarchia vera di valori […] ha dunque per oggetto un modo di vivere, una vita migliore, non altrove, ma in questo mondo e subito […] il questo senso la filosofia è orientata alla vita attraverso la morte.