HO VISTO 25 ARCOBALENI. LE PAZZE LETTERE D’AMORE DI ALLEN GINSBERG E PETER ORLOVSKY

La lettera d’amore è una forma d’arte: può contenere semplici pensieri romantici, desideri ardenti, raccontare infatuazioni, gelosie, rifiuti, tenerezze, fedeltà o confessare torti e inganni. Le lettere di cui ti parliamo oggi sono quelle dal poeta beat Allen Ginsberg e di altro poeta, Peter Orlovsky. Si incontrarono a San Francisco nel 1954 e cominciò quello che Ginsberg stesso chiama il loro matrimonio, un rapporto lungo e intenso d’amore che ha attraversato varie fasi, raccolto e superato ostacoli e sfide, e che è durato fino alla morte del poeta nel 1997.

Non prestavano cura alla forma quando si scrivevano. Le lettere mancano di punteggiatura e sono piene di refusi, e di tutte le stranezze grammaticali tipiche di quando si scrive con foga per comunicare un sentimento. Niente precisione letteraria, e sono belle per questo.

Nel 1958 Ginsberg scrive a Orlovsky da Parigi raccontando di William S. Burroughs.


 

Caro Petey:

Amore mio tutto si è improvvisamente trasformato in oro! 
Non aver paura e non ti preoccupare, qui è successa una cosa bella e sorprendente! Non so da dove cominciare. Quando Bill (William S. Burroughs) è arrivato, ho pensato che fosse sempre lo stesso pazzo Bill, ma qualcosa gli è accaduto nel frattempo, dall’ultima volta che l’abbiamo visto…. la notte scorsa eravamo finalmente seduti uno di fronte all’altro al tavolo in cucina, ci siamo guardati negli occhi e abbiamo parlato. Ho confessato tutti i miei dubbi e la mia miseria, e davanti ai miei occhi lui si è trasformato in un angelo! 
Cosa gli sarà successo a Tangeri negli ultimi mesi? Sembra abbia smesso di scrivere e sia rimasto a letto per pomeriggi interi a pensare e meditare, ha smesso di bere, e infine ha raggiunto l’illuminazione, come un centro senziente e benevolo, una visione pacifica.
Mi sono svegliato stamattina con un senso di beatitudine e libertà, di gioia nel mio cuore. Mi sono salvato, tu ti sei salvato, siamo tutti salvi, mi sento solo triste quando penso al nostro bacio d’addio, così goffo, vorrei saper dire addio in modo più felice. Ma come Bill è cambiato, anche io sono cambiato, come grandi vuole che rotolano via, e anche adesso che non ci sei il nostro amore è rimasto con me, non lo perdo, lo sento dappertutto. 


Peter Orlovsky risponde qualche tempo dopo a Ginsberg dicendogli di aver visto 25 arcobaleni dal davanzale della sua finestra. Ginsberg gli racconta di esser andato in giro con folli poeti come loro, persone che hanno voglia di sentire solo gentili parole, si raccomanda: Scrivimi presto, bambino, io ti scriverò la più grande poesia di tutti i tempi, mi sento come fossi lo stesso Dio che prego.

 

 


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