10 IMPRESCINDIBILI CLASSICI DELLA LETTERATURA ITALIANA (PER CHI VUOLE METTERSI IN PARI DURANTE L’ESTATE)
I classici sono quei libri di cui si sente dire di solito: «Sto rileggendo…» e mai «Sto leggendo…» scrive Italo Calvino in Perché leggere i classici, e prosegue segnalando come il prefisso iterativo davanti al verbo leggere indichi una piccola vergogna – in chi si suppone di “vaste letture” – ad ammettere di non aver letto un libro famoso.
Ma tanto nessuno (o quasi) ha letto tutto Erodoto o Tucidide, tutto Dickens o Balzac, e quindi Calvino rassicura chi si imbarazza: resta sempre un numero enorme di opere fondamentali che uno non ha letto. E poi:
Leggere per la prima volta un grande libro in età matura è un piacere straordinario: diverso (ma non si può dire maggiore o minore) rispetto a quello d’averlo letto in gioventù. La gioventù comunica alla lettura come a ogni altra esperienza un particolare sapore e una particolare importanza; mentre in maturità si apprezzano (si dovrebbero apprezzare) molti dettagli e livelli e significati in più.
E così Calvino arriva alla seconda definizione: Si dicono classici quei libri che costituiscono una ricchezza per chi li ha letti e amati; ma costituiscono una ricchezza non minore per chi si riserba la fortuna di leggerli per la prima volta nelle condizioni migliori per gustarli.
Arriviamo alla nostra classifica, che risulterà parziale, sperando di darti qualche buon consiglio per recuperare un classico o due che non hai avuto ancora occasione di leggere.
Oggi parliamo di classici della letteratura italiana.
1. Dante Alighieri, La Divina Commedia
Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura.
2. Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi
Come il fiore già rigoglioso sullo stelo cade insieme col fiorellino ancora in boccio,
al passar della falce che pareggia tutte l’erbe del prato.
3. Lodovico Ariosto, L’Orlando Furioso
“Quel che l’uom vede, Amor gli fa invisibile,
e l’invisibil fa vedere Amore.”
4. Boccaccio, Il Decameron
Umana cosa è aver compassione degli afflitti.
5. Niccolò Machiavelli, Il Principe
Gli uomini in universale giudicano più agli occhi che alle mani, perché tocca a vedere a ciascuno, a sentire a pochi. Ognun vede quel che tu pari, pochi sentono quel che tu sei.
6. Ugo Foscolo, Ultime lettere di Jacopo Ortis
Taci, taci: – vi sono de’ giorni ch’io non posso fidarmi di me: un demone mi arde, mi agita, mi divora.
7. Italo Svevo, La coscienza di Zeno
Insomma non avevo ancora perduta la capacità di ridere della mia avventura;
la sola capacità che mi mancasse era quella di dormire.
8. Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo
Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi.
9. Elsa Morante, L’isola di Arturo
Una speranza, a volte, indebolisce le coscienze, come un vizio.
10. Cesare Pavese, La casa in collina
Ogni guerra è una guerra civile: ogni caduto somiglia a chi resta, e gliene chiede ragione.
Perché un classico, citando Calvino, è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire.