pablo neruda ritratto pipa mare

LA POESIA DI LUNEDÌ. ORA CONTERÒ FINO A 12 E VOI STARETE ZITTI, PABLO NERUDA E IL SILENZIO

Questa poesia di Pablo Neruda (Parral,  1904 – Santiago del Cile, 1973) funziona da promemoria. Ci ricorda che, attraverso il silenzio, è possibile interrompere la frenesia che ci allontana dalla triste non comprensione di noi stessi. Fa parte della raccolta Estravagario (1958) e comincia con un invito. L’invito è quello di contare fino a dodici – come si faceva da bambini per giocare a nascondino – ma, finita la conta, invece di muoversi, il poeta dice di rimaner fermi. Ferme le lingue, ferme le braccia, ferme le gambe. Invece di cercar fuori, cercare dentro. Tutti zitti parliamo la stessa lingua, quella del silenzio e sarebbe tutto strano, improvvisamente, come visto per la prima volta. Niente corse, niente inseguimenti, nessun movimento: anche coloro che stanno preparandosi alla guerra ne vedranno, in silenzio, la futilità. Ma non è un invito a restare immobili, quello di Neruda, è un invito a interrompere i propri gesti meccanici, veloci, quelli che ci impediscono di capire ciò che stiamo facendo. Un momento di inattività e silenzio è necessario a capire la vita.


Ora conteremo fino a dodici
e tutti resteremo fermi.
Una volta tanto sulla faccia della terra,
non parliamo in nessuna lingua;
fermiamoci un istante,
e non gesticoliamo tanto.

Che strano momento sarebbe
senza trambusto, senza motori;
tutti ci troveremmo assieme
in un improvvisa stravaganza.

Nel mare freddo il pescatore
non attenterebbe alle balene
e l’uomo che raccoglie il sale
non guarderebbe le sue mani offese.

Coloro che preparano nuove guerre,
guerre coi gas, guerre col fuoco,
vittorie senza sopravvissuti,
indosserebbero vesti pulite
per camminare coi loro fratelli
nell’ombra, senza far nulla.

Ciò che desidero non va confuso
con una totale inattività.
È della vita che si tratta;….

Se non fossimo così votati
a tenere la nostra vita in moto
e per una volta tanto non facessimo nulla,
forse un immenso silenzio interromperebbe la tristezza
di non riuscire mai a capirci
e di minacciarci con la morte.

 Forse la terra ci può insegnare,
come quando tutto d’inverno sembra morto
e dopo si dimostra vivo.

Ora conterò fino a dodici
e voi starete zitti e io andrò via.


L’arte di perdere di Elizabeth Bishop.
Il poeta di Valentino Zeichen.