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LE PAROLE VIVONO COME GLI ESSERI UMANI, ANDANDO QUA E LÀ E INNAMORANDOSI. L’UNICA REGISTRAZIONE DELLA VOCE DI VIRGINIA WOOLF

Le parole, le parole inglesi, sono piene di echi, di ricordi, di associazioni. Sono state in giro, sulla bocca della gente, nelle loro case, nelle strade, nei campi, per così tanti secoli. E questa è una delle principali difficoltà della loro scrittura oggi –  hanno memoria di tanti significati, ricordi, hanno contratto tanti matrimoni famosi.

Così inizia la registrazione, è Virginia Woolf a parlare. Sono otto minuti, soli otto minuti, e si ritiene sia l’unica traccia sonora della sua voce. La trasmissione è della BBC, si intitola Words Fail Me e va in onda il 29 aprile 1937. È un’occasione unica per sentire parlare Virginia e Virginia parla della scrittura e delle parole. Vi proponiamo alcuni stralci del discorso:

Le parole non vivono nei dizionari, vivono nella mente. Per averne prova, basta considerare quanto spesso nei momenti di emozione, proprio quando abbiamo più bisogno di parole, non ne troviamo nessuna. Eppure c’è il dizionario, è lì, a nostra disposizione, ci sono un milione e mezzo di parole, tutte in ordine alfabetico. E come vivono nella mente? In modo vario e strano, proprio come gli esseri umani vivono, vanno qua e là, innamorandosi e formando coppie.

Virginia Woolf prosegue: le parole sono sensibili, consapevoli di se stesse.
Non piace alle parole che la propria purezza o impurità venga messa in discussione. Le parole non sono uguali, non sono intercambiabili, una non vale l’altra. Alle parole non piace nemmeno venir sollevate con la punta della penna per esser esaminate separatamente dalle altre. Sono insieme, le parole, dice Virginia: nelle frasi, nei paragrafi, nelle pagine. Non vogliono essere utili, non vogliono fare soldi, non piacciono, alle parole, le conferenze in pubblico: odiano tutto ciò che le rinchiuda in un solo significato, che limiti il loro atteggiamento, perché è nella loro natura di parole cambiare.

Il bisogno di cambiare è forse è la loro più evidente caratteristica. Perché la verità che cercano di catturare è molteplice. Così le parole significano una cosa per una persona, un’altra cosa per un’altra, possono essere incomprensibili per una generazione, e chiare come il sole per quella successiva. Ed è proprio grazie a questa complessità che sopravvivono.

Virginia Woolf sostiene che, se il suo tempo non possiede un grande poeta o un grande romanziere, questo accade perché rifiutiamo alle parole la loro libertà. Sono tutte bloccate in un solo significato, che è quello utile, il significato che ci fa prendere il treno, il significato che ci fa superare l’esame. E conclude: Ciò che piace alle parole è un po’ di oscurità, un po’ di ombra e tranquillità. Devono vivere a proprio agio, a loro piace pensare, sentire, prima di essere utilizzate. Piace loro anche esser messe in pausa, per concentrarsi, per prendere coscienza. La nostra oscurità e incoscienza è la privacy delle nostre parole. Una pausa serve, poi il velo di oscurità cadrà, e le parole produrranno bellezza.

Ecco qui, buon ascolto.