PICCOLO ELOGIO DELLA TIMIDEZZA. GLI SCRITTORI PIÙ RISERVATI

Shyness is nice cantava Morrissey in Ask, la timidezza è bella. E tanti sono gli scrittori riservati, timidi, quelli che hanno preferito starsene per conto proprio e piazzare una mano davanti al proprio volto quando venivano fotografati. Sia mai. Per esempio Agatha Christie, lo sapevate? Era timidissima.

Nell’aprile del 1958 venne celebrata una festa in suo onore al Savoy Hotel. Lei era vestita in chiffon verde bottiglia, guanti bianchi lunghi fino al gomito. Arrivò fino al portone. L’usciere non la riconobbe e non la fece entrare e lei, invece del famoso e arrogante “Lei non sa chi sono io?”, si voltò e se ne andò.

La timidezza è bella, sì. Ma può sembrare una cosa banale, una sciocchezza, a coloro che non ne soffrono, e non lo è affatto. Chi è timido si sente afflitto da qualcosa di grave e Agatha Christie di certo non se ne andò via sorridendo dal Savoy Hotel. Ai timidi sembra di soffocare per l’imbarazzo in situazioni che non possono sopportare, i timidi preferirebbero solo passare inosservati. Conciliare successo e timidezza è un affare non semplice da risolvere. Il duca di Portland non trovò di meglio da fare che costruire un tunnel sotto la sua casa signorile per non dover incontrare la servitù.

agatha christie timidezza
agatha christie timidezza

Ma non tutti i timidi sono anche introversi. I timidi possono anche voler stare in mezzo alle persone, pur dovendo fare i conti con nervosismo e preoccupazione. C’è una parola tedesca – Maskenfreiheit – che indica la libertà di indossare una maschera e agire in modo diverso, rimanendo se stessi: è ciò che hanno fatto grandi timidi del passato, come Charles Darwin. Ma anche Oliver Sacks. E ovviamente il già citato Morrissey, leader degli Smiths. Si tratta di una dimensione di irrealtà che il timido costruisce per poter parlare in pubblico, per esempio, e sentirsi protetto quando sente di essere esposto. Una scappatoia.

Chi è diventato famoso per la propria riservatezza è Cormac McCarthy, l’autore di Non è un paese per vecchi, vincitore del Pulitzer. Rilascia interviste solo se strettamente necessario, perché Tutto quello che ho da dire è scritto lì sulla pagina.

JD SALINGER

Di Emily Dickinson si dice che soffrisse d’ansia e fosse agorafobica. Non apriva volentieri la porta di casa, preferiva parlare a chi andava a farle visita dalla finestra della sua stanza. Durante gli ultimi vent’anni della sua vita non ha mai lasciato la proprietà di famiglia. Aveva relazioni solo per corrispondenza. Secondo la poetessa, Senza dire nulla a volte si dice di più.

Harper Lee diventò famosa con il romanzo del 1960, Il buio oltre la siepe. Non le piacevano le feste, gli incontri mondani e anche lei non era solita rilasciare molte interviste. Ma il più famoso introverso, timido, ritroso scrittore di sempre rimane J.D Salinger: nonostante le insistenze, teneva alla larga i giornalisti, e la sua vita privata è rimasta un mistero. I suoi concittadini, gli abitanti di Cornish, New Hampshire, sostennero Salinger e lo difesero, non rivelando il suo indirizzo alla stampa.

Secondo Emil Cioran, La timidezza, fonte inesauribile di disgrazie nella vita pratica, è la causa diretta, anzi unica, di ogni ricchezza interiore. Come abbiamo visto, molti scrittori sono timidi e, forse, chi gravita intorno alla scrittura e alla letteratura preferisce pensare, invece di parlare. Alcuni l’hanno abbracciata, la timidezza, altri hanno lavorato per superare le proprie insicurezze. La timidezza è bella, ma: