PERCHÉ GUARDIAMO GLI ANIMALI? IL SAGGIO DI JOHN BERGER
Il saggio di John Berger (Londra, 1926) pubblicato da il Saggiatore esamina l’evoluzione del nostro rapporto con gli animali. Comincia osservando l’arte delle caverne, le pareti di pietra ornate da disegni di bestie dipinte. Comincia dicendo che – per prima cosa – gli animali sono entrati nell’immaginazione dell’uomo come messaggeri di promesse.
Gli animali non sono stati solo carne, pelle e corna: il bestiame è stato addomesticato per fini alimentari, sì, ma non solo: anche i bovini erano considerati magici, talvolta oracolari. E la scelta dell’animale da avvicinare è originariamente determinata dall’abitudine, dalla prossimità.
È una bella lettura, Perché guardiamo gli animali? di John Berger, che prosegue la riflessione dello scrittore e critico d’arte – ospite di Torino Spiritualità 2015 – sul guardare. Modi di vedere (Bollati Boringhieri) è una raccolta di testi e immagini inedite, di interviste e saggi, che privilegiano non l’astrazione ma l’aderenza alla realtà. Questione di sguardi (il Saggiatore), racconta la difficoltà di compiere un’azione in apparenza semplice come osservare, in un mondo in cui siamo esposti a miriadi di messaggi visivi. Cataratta (Gallucci), parla della “rinascita visiva” dell’autore, sottoposto a un intervento agli occhi.
Torniamo agli animali e al perché li guardiamo. Qualcos’altro accumuna noi ai nostri antenati, secondo John Berger: gli animali regalano affetto incondizionato e questo rende il legame con loro intimo, speciale. Gli animali non parlano con le parole, non possiedono un linguaggio, ma riescono a comunicare con noi, sono capaci così di offrirci una compagnia diversa da qualsiasi altra, diversa da ogni amicizia tra umani. L’animale colma la solitudine umana senza parole, tratta l’essere umano come un altro animale.
Eppure l’essere umano è diverso. John Berger ci ricorda il perché: la capacità di pensiero simbolico, strettamente legata al linguaggio, è ciò che segna la distanza.
Ma come facciamo noi a guardare gli animali? Lo scrittore cita Aristotele e la sua Storia degli animali: nel primo lavoro scientifico sul tema le bestie sono caratterizzate da tratti comuni agli esseri umani, come la ferocia, la mitezza, il coraggio, la paura e anche una certa sagacia, simile alla nostra intelligenza. Ma gli animali, gradualmente, sono scomparsi: oggi viviamo senza di loro in un eccesso di antropocentrismo.
Dalle grotte, dai campi, dai boschi, dal trainare i carri: gli animali ora sono nelle gabbie. L’eliminazione degli animali dal nostro panorama visivo è un danno per il nostro senso della realtà. Non condividiamo nessun luogo con gli animali, animali e umani sono divisi, l’eccezione sono quelli domestici, un fatto della modernità.
Possedere animali domestici, che teniamo accanto indipendentemente dalla loro utilità, fa parte del raccoglimento degli esseri umani intorno al focolare, al ritiro nel nucleo familiare, decorato e arredato con feticci del mondo esterno, gli animali domestici rientrano in questa categoria.
E in questa dimensione gli animali sono gli osservati.
Il loro sguardo su di noi ha perso ogni significato.
Gli animali domestici, gli unici che frequentiamo, sono oggetto della nostra conoscenza, non il contrario. Ciò che sappiamo su di essi è segno del nostro potere, e anche ciò che da essi ci separa. Più li conosciamo, più sono lontani.
Questa dinamica trova la sua massima espressione nello zoo. John Berger definisce lo zoo il monumento all’impossibilità di incontrare gli animali. Lo zoo è l’epitaffio al rapporto antico tra uomo e animale.
Ma non solo. John Berger mette a confronto i siti di emarginazione forzata – baraccopoli, carceri, manicomi – con gli zoo, luoghi in cui gli animali sono isolati gli uni dagli altri e sono privati di interazione tra le specie diverse, affidati alle cure di altri, gli umani, i loro custodi. Ma è troppo facile, dice Berger, usare lo zoo come simbolo dell’esclusione: lo zoo dimostra la fine dell’unica classe sociale che nella storia ha avuto familiarità con gli animali e con la loro saggezza, i contadini. I contadini, dice lo scrittore, accettavano il dualismo all’origine stessa del rapporto uomo-animale.
Torino Spiritualità XXII edizione è dedicato allo sguardo animale. Il programma è online sul sito www.torinospiritualita.org a partire da mercoledì 7 settembre.
Il libro
John Berger, Perché guardiamo gli animali? (il Saggiatore)