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GLI ANIMALI NON TEMONO LA MORTE

Si muore; ma poiché si allude sempre a ognuno degli Altri e a noi nella forma dei Si anonimo, si sottintende: di volta in volta non sono io. Infatti il Si è il nessuno. […] Il morire, che è mio in modo assolutamente insostituibile, è confuso con un fatto di comune accadimento che capita al Si. Heidegger, Essere e tempo

La paura della morte è un qualcosa di insito nel pensiero occidentale: deriva da quel distacco dell’uomo dalla sua dimensione naturale di cui parlava Marcuse, si manifesta in un timore reverenziale nei confronti della morte, non solo umana, ma anche animale. La morte di un animale, un animale che magari ha vissuto per un certo periodo accanto a noi, ci terrorizza, ci spaventa così tanto che non siamo disposti a pendere in adozione animali anziani o malati, per paura che la morte entri nelle nostre case, che si mostri in tutta la sua naturalezza in creature con cui siamo in contatto.

Ma sarebbe bene mettere da parte queste paure ogni tanto, provare a entrare in contatto con la morte e renderla parte delle nostre vite.

Questo è quello che fanno persone come Fabiana Rosa, fondatrice e presidente dell’associazione Progetto Quasi, che si occupa di cani disabili e anziani, e Francesca Sicali, che gestisce Casa Francesca, una struttura che si occupa di gatti malati terminali.

Il loro lavoro le mette quotidianamente in contatto con la morte, ma le mette soprattutto in contatto con una visione totalmente diversa della morte, quella di cui sono portatori gli animali: gli animali, infatti, non temono la morte.

La farfalla non conta gli anni, ma gli attimi, e vive a sufficienza.

Gli animali vivono il presente, godono di ogni attimo che la vita concede loro, non si soffermano sulle loro disabilità o malattie.

“Gli animali non vedono la disabilità” afferma Fabiana Rosa, così come spesso non si rendono conto della loro malattia, della loro terminalità.

Che cos’è la morte dunque? E come va vissuta?

Ma, soprattutto, che cos’è la vita? Come va vissuta?

Sicuramente, come insegnano queste belle esperienze di libertà, non solo animale, ma anche umana, ogni vita merita di essere vissuta, così come ogni istante di esistenza in questo mondo, in qualsiasi forma o modalità. E anche la morte va vissuta, interamente, come parte della vita.


 

Costanza Franceschini, 21 anni, studentessa di Comunicazione Interculturale presso l’Università di Torino, interessata ai temi delle differenze culturali e dei flussi migratori, vorrebbe proseguire i propri studi nell’ambito dell’Antropologia Culturale. Da due anni si dedica allo studio della lingua e della cultura cinese.