DEL CIRCOLO DEI LETTORI NON NE FARÒ A MENO MAI PIÙ. GLI AUGURI DI MAURIZIO DE GIOVANNI
In tanti ci stanno facendo gli auguri. Perché il 7 e l’8 ottobre festeggiamo i 10 anni del Circolo con una festa di due giorni, con tanti ospiti, per adulti e per bambini. Partecipa all’evento 🙂
Il Circolo dei lettori, sappiatelo, fa paura. Fa paura agli autori come fanno paura il San Carlo o La Scala ai cantanti lirici, il Covent Garden ai jazzisti, il Bernabeu ai calciatori. Fa paura, perché si sa bene quanto siano esigenti i frequentatori di quelle austere bellissime sale, piene di sussurri e di sorrisi, di canapè e di storia antica e recente. Fa paura agli autori, a meno che non siano consapevoli della propria statura intellettuale o del consolidamento della propria fama, della forza delle proprie storie e del proprio pensiero.
Il sottoscritto, che non appartiene ad alcuna delle categorie di cui sopra, aveva del Circolo un sacro terrore. Mi ci ero intrufolato un giorno in cui c’era la presentazione di una collega, trovandosi a Torino per un’affacciata in casa editrice. Avevo chiesto a un angelo custode dell’ufficio stampa, di quelli che sorridendo assecondano le paturnie degli scrittori, di accompagnarmi nell’incursione; ricordo che la presentazione terminò in un cortese, gentile applauso che però lasciava trasparire un basso livello di apprezzamento. La sala era piena a metà. Parati e affreschi assistettero muti. Percorsi in discesa le scale con la convinzione che non mi sarei mai sentito all’altezza di quella prova.
Passò del tempo, e ogni volta che si parlava di una presentazione torinese chiedevo di esserne dispensato. Preferivo le biblioteche, dove la veloce turnazione dei miei romanzi confortava la previsione, poi realizzata, di una nutrita e appassionata presenza, o le piccole eroiche librerie di frontiera. Mi sentivo genuinamente popolare, un genere di largo consumo ma di grana grossa, per palati poco raffinati, e tutto sommato, da lettore, pensavo fosse giusto così. Un neomelodico non canta alla Scala.
Poi accadde che due meravigliosi amici, Luca Beatrice e Steve Della Casa, mi invitarono a parlare di calcio, che è tutt’altra cosa. Una chiacchierata senza pretese letterarie, l’incontro tra un tifoso granata, uno bianconero (che Dio lo perdoni) e il mio cuore azzurro. Con sorpresa infinita, mi ritrovai di fronte a una sala traboccante di sorrisi e fantasia, di ingenua allegria e di infinita competenza; il discorso transitò felice dal calcio ai miei personaggi, e mi ritrovai sommerso dall’affetto che conosco bene. Scoprii l’anima popolare dei lettori innamorati, in quelle sale piene di Storia.
Non ne farò a meno mai più. Perché il Circolo dei lettori di Torino è il cuore dei lettori di tutto il paese: io non lo sapevo, e ora lo so. Sappiatelo anche voi.
Questo pezzo è uscito su La Stampa il 5 ottobre 2016.