QUANDO ERO PICCOLO, DA GRANDE VOLEVO DIVENTARE UN LIBRO. AMOS OZ A NOVARA
Lunedì 17 ottobre viene a trovarci Amos Oz. Lo scrittore sarà al Circolo di Novara, alla Sala dell’Arengo alle ore 18 e noi ci prepariamo riprendendo in mano Una storia di amore e di tenebra, l’autobiografia in forma di romanzo uscita per Feltrinelli nel 2003.
Densa, ripetitiva, quasi liturgica è la scrittura di Amos Oz. La memoria torna profondamente nel passato, tradisce la cronologia e si permette salti avanti e indietro. La storia di amore e di tenebra è quella della famiglia di Oz, dei suoi genitori e dei suoi nonni. È anche la storia di Israele e del suo cognome che da Klausner diventa Oz (“forza” in ebraico) per denunciare il distacco dal proprio padre. È la storia della tragedia che ha segnato la sua vita, il suicidio di sua madre quando lui era appena ragazzino. Questa morte scandisce il libro come fanno i lampi durante il temporale. Solo alla fine, quando la tempesta finisce, il narratore si prende il tempo necessario per raccontare che cosa è successo.
Una storia di amore e di tenebra è il romanzo per conoscere Amos Oz, uno scrittore che ha detto, proprio in questo libro: Quand’ero piccolo, da grande volevo diventare un libro. Non uno scrittore, un libro: perché le persone le si può uccidere come formiche. Anche uno scrittore, non è difficile ucciderlo. Mentre un libro, quand’anche lo si distrugga con metodo, è probabile che un esemplare comunque si salvi e preservi la sua vita di scaffale, una vita eterna, muta, su un ripiano dimenticato in qualche sperduta biblioteca a Reykjavik, Valladolid, Vancouver.
E i libri hanno avuto un posto privilegiato nella formazione di Oz.
A sei anni era felice perché suo padre aveva liberato per i suoi libri una porzione di scaffale: quel gesto gli era sembrato un rito d’iniziazione alla maggiore età. E i libri popolano la sua infanzia, i suoi e quelli dei genitori lettori, e Oz leggeva tantissimo, bloccato in un cupo contesto urbano. Le parole lo circondavano, ma solo quelle scritte. Infatti i genitori non parlavano molto né tra loro né con lui: racconta che dal giorno della morte di sua madre fino al giorno della morte di suo padre, avvenuta 20 anni dopo, non hanno mai parlato di lei. Come se non fosse mai vissuta.
Una storia di amore e di tenebra è un modo per correggere tutto questo, un modo silenzioso per dialogare con i propri genitori scomparsi. La madre, malata e morta suicida, il padre, studioso di lingue, con il quale non c’era alcun dialogo, nessuna comunicazione.
È anche la storia di una ribellione, la sua, adolescenziale, verso il padre, che lo portò a vivere nel kibbutz Hulda. Una storia che intreccia il suo quotidiano a quello di Israele, la politica e la vita. Le scelte individuali e collettive. La costante è un’ombra, quella dei morti, di tutti i morti prima, delle generazioni che l’hanno preceduto. Una storia di amore e di tenebra è sì un romanzo di formazione, ma anche un luogo della memoria che permette di perdersi e poi di ritornare, di inabissarsi e riemergere.