AMERICA TI HO DATO TUTTO E ORA NON SONO NIENTE. LA POESIA DI ALLEN GINSBERG
Allen Ginsberg scrive America nel 1956, si trova a Berkeley, California.
È una lunga poesia che contiene tutta la tensione post Seconda Guerra Mondiale. È una dichiarazione dello stato delle cose negli Stati Uniti e uno sguardo che prevede quello che sarà dopo: i disordini razziali, la lotta contro il comunismo che caratterizzerà la guerra fredda.
Il poeta si rivolge direttamente all’America, la interroga. Come Howl, anche America è una poesia dal metro e dalla struttura irregolare, che suona come una musica jazz. È densa di riferimenti culturali e politici ma anche personali, che riguardano sia la vita di Allen Ginsberg che quella di suoi amici beat. La tensione di America è costruita attraverso la giustapposizione di parole significative e di temi che creano una reazione e che producono bellezza.
Una bellezza nervosa.
L’America è trattata come un amante respinto che va rimproverato, un amante a cui chiedere ragioni di un comportamento incomprensibile, un comportamento paranoico:
America ti ho dato tutto e ora non sono niente.
America due dollari e ventisette cents 17 gennaio 1956.
Non mi sopporto la mente.
America quando la finiremo con la guerra umana?
Scopatici con la tua bomba atomica.
Non mi sento bene non mi disturbate.
Non scriverò la mia poesia finché non sono nel giusto stato d’animo.
America quando sarai angelica?
Quando ti toglierai i vestiti?
Quando ti guarderai dalla tomba?
Quando sarai degna dei tuo milioni di Trotzkisti?
America perché le tue biblioteche sono piene di lacrime?
America quando manderai le tue uova in India?
Sono stufo marci delle tue richieste folli.
Quando potrò andare in un supermarket a comprare quel che mi serve pagando con la mia bellezza?
Il primo verso è disperato. America è come un amante inaffidabile e traditore che se n’è andato di casa portandosi via tutti i mobili e tutti i ricordi più belli. Il poeta è esausto e triste: la sua vita, il suo lavoro, il suo impegno, non valgono che due dollari e ventisette cents. La cultura vale così poco che lui non è in grado di esser se stesso in quel clima di oppressione.
Inizia il suo discorso di rimprovero, insulta l’America e la sua amata bomba atomica. È una conversazione che non avrebbe mai voluto cominciare: Non mi sento bene non mi disturbate.
Poi il lamento diventa rabbioso: Ginsberg è un amante perduto, la grande promessa è infranta, non c’è salvezza: l’America ha tradito i migranti, quelli che sono arrivati là e non hanno trovato il sogno che aspettavano.
Tutto il potenziale di libera informazione ed espressione dell’America è sprecato: perché le tue biblioteche sono piene di lacrime?
Contano di più i supermercati, vero simbolo degli Stati Uniti.
America dopo tutto siamo tu e io siam perfetti non l’altro mondo.
I tuoi macchinari sono al di là delle mie capacità.
Tu mi hai fatto venire voglia di essere santo.
Ci deve essere qualche altra maniera di comporre questa lite.
Burroughs è a Tangeri non credo che tornerà sarebbe cosa funesta.
Fai la funesta sul serio o è uno scherzo?
Sto cercando di venire al dunque.
Mi rifiuto di rinunciare alla mia ossessione.
America smettila di spingere so quello che sto facendo.
America i fiori del pruno cadono.
Non leggo i giornali da mesi, ogni giorno processano qualcuno per omicidio.
America con i Wobblies divento sentimentale.
America da ragazzo ero comunista non me ne pento.
Fumo marijuana ogni volta che capita.
Resto in casa per giorni interi a fissare le rose nell’armadio.
Quando vado a Chinatown mi sbronzo ma nessuno mi scopa.
Ho deciso saranno guai.
Mi avreste dovuto vedere quando leggevo Marx.
Il mio psicanalista pensa che ho proprio ragione.
Non dirò le Preghiere del Buon Dio.
Ho visioni mistiche e vibrazioni cosmiche.
America non ti ho ancora detto cosa hai fatto a zio Max quando arrivò dalla Russia.
È a te che parlo.
Permetterai che la tua vita emotiva sia regolata da Time Magazine?
Sono ossessionato da Time Magazine.
Lo leggo tutte le settimane.
La copertina mi fissa quando passo davanti al negozio e cerco di tirar dritto.
La leggo nel seminterrato della Biblioteca Pubblica di Berkeley.
Non fa che parlarmi di responsabilità.
I businessmen sono seri.
I produttori cinematografici sono seri.
Tutti sono seri salvo me.
Mi viene in mente che io sono l’America.
Sto parlando di nuovo a me stesso.
Ginsberg prova a riconciliarsi con la sua amante : dopo tutto siamo tu e io siam perfetti.
Cerca qualcosa che lo accomuni al proprio Paese, prova una nostalgia inutile per un’America che non hai mai visto, che forse ha solo sognato, e che comunque è riuscita a fargli venire voglia di essere santo. Forse il poeta ha sperato, quando era giovane e influenzato dal comunismo della propria madre, ricorda della sua prima vocazione: aiutare i lavoratori e gli operai come avvocato del lavoro.
Poi è andato da un’altra parte, come ha fatto l’America.
Ma lui non può rinunciare alla propria ossessione. L’ossessione è quella promessa che l’America gli ha fatto, a lui e a tutti: giustizia, tolleranza, libertà. Ma il rapporto si è rotto.
Ginsberg sa che questa conversazione è inutile, come ha già detto, e non ci proverà più a far pace con l’America. Non capisce nemmeno se faccia sul serio o no, se sia funesta per gioco o per davvero: Fai la funesta sul serio o è uno scherzo?
Parla anche di Burroughs che si trova in Marocco quasi esiliato perché aveva con sé droghe illegali ed è stato scoperto. Se il Paese continua a perseguire i reati minori perderà le proprie migliori menti, è questo l’avvertimento di Ginsberg, favorevole alla legalizzazione delle droghe.
Perché l’America non guarda a Oriente? Perché il patriottismo vince.
Là forse c’è l’ispirazione giusta per trovare la pace, ma: America i fiori del pruno cadono.
I Wobblies sono gli operai dell’Industrial Workers of the World (IWW), potete gruppo politico socialista. Il sogno dei Wobblies è infranto come quello del poeta: il governo li ha criticati aspramente e fatto sì che il movimento si fermasse. Ginsberg li ricorda come ricorda che da ragazzo era comunista, lo ammette nella poesia assumendosi il rischio di interrogatori e anche sanzioni penali per tradimento: America da ragazzo ero comunista non me ne pento.
E la sua fede politica non è il suo solo “peccato” verso l’America: Fumo marijuana ogni volta che capita. E poi si ubriaca a Chinatown, e legge Marx, e non chiede scusa: Non dirò le Preghiere del Buon Dio. Niente oppio dei popoli per Ginsberg.
Lo zio Max di cui parla è Max Livergant, suo zio, che, come tutta la famiglia Ginsberg ha incontrato serie difficoltà in America, perché comunisti e perché ebrei.
Permetterai che la tua vita emotiva sia regolata da Time Magazine?
Ginsberg sposta l’attenzione sui media. Usa la rivista Time come esempio. L’America è controllata dai mezzi di informazione che possono influenzare la vita emotiva dei cittadini. Colpire con la paura, scatenare reazioni irrazionali. Ma il poeta stesso dice di non riuscire a fare a meno di leggere il Time, anche lui è vittima dei media e la sua visione del mondo viene normalizzata: I businessmen sono seri. I produttori cinematografici sono seri. Tutti sono seri salvo me. Ma allora, forse, quell’America a cui Ginsberg parla non è nient’altro che lui stesso.
L’Asia mi si solleva contro.
Non ho neanche uno straccio di possibilità.
Farei meglio a occuparmi delle mie risorse nazionali.
Le mie risorse nazionali consistono di due canne di marijuana milioni di genitali una letteratura privata impubblicabile che va in jet a 1400 miglia all’ora e venticinquemila istituzioni manicomiali.
Non dico niente delle mie prigioni né dei milioni di sottoprivilegiati che vivono nei miei vasi da fiori sotto la luce di cinquecento soli.
Ho abolito i bordelli della Francia, poi toccherà a Tangeri.
La mia ambizione è essere Presidente malgrado io sia cattolico.
Nella strofa più psichedelica, Ginsberg parla dell’ascesa della Cina come potenza comunista in Oriente, ma anche della religione della cultura asiatica che il poeta appoggia e ama. Ginsberg ha studiato il Buddhismo Zen, lo ritiene un’importante alternativa.
Nell’ultimo verso invece il riferimento è Kennedy.
America come posso scrivere una santa litania nella tua vena scema?
Continuerò come Henry Ford le mie strofe sono individui come le sue automobili e perdipiù sono tutte di sesso diverso.
America ti venderò strofe a 2500 dollari l’una 500 dollari in meno della tua vecchia strofa
America libera Tom Mooney
America salva i lealisti spagnoli
America Sacco e Vanzetti non devono morire
America io sono i ragazzi di Scottsboro.
America quando avevo sette anni la mamma mi portava a riunioni della Cellula Comunista vedevano garbanzos una manciata per un biglietto un biglietto costava un nickel e i discorsi erano gratis tutti erano angelici e sentimentali verso gli operai tutto era così sincero non hai idea che bella cosa fosse il partito nel 1835 Scott Nearing era un grande vecchio un vero mensch Mother Bloor l’Ewig-Weibliche delle operaie dei setifici in sciopero mi faceva piangere una volta ho visto l’oratore yiddish Israel Amter in persona.
Dovevano essere tutti spie.
America non è che vuoi proprio andare in guerra.
America è colpa di quei russi cattivi.
Quei russi lì quei russi lì e quei cinesi lì. E quei russi.
La Russia vuole mangiarci vivi. La Russia ha un delirio di potere.
Ci vuol portar via la macchina dal garage.
Quella vuol prenderci Chicago. A quella ci serve un “Reader Digest” Rosso. Quella là vuole le nostre fabbriche d0auto in Siberia. Con tutti quei burocrati lì che fan funzionare le nostre stazioni di servizio.
Non va mica bene. Puh. Quelli lì insegnare leggere indiani. Ci servono i nostri grossi negroni neri. Ecco! A noi ci fan lavorare 16 ore al giorno. Aiuto.
America è una cosa seria.
America è questa l’impressione che ho se guardo nel televisore.
America è giusto o no?
Meglio che mi metta al lavoro.
è vero non voglio andare nell’esercito o far girare torni in fabbriche di pezzi di precisione, poi sono miope e psicopatico.
America con tutta la forza di queste mie braccia froce.
Ginsberg ha rinunciato a pensare a se stesso come America. Non sono uguali, anzi. Egli accusa il suo Paese di essere in un silly mood e quindi lui non può farci molto: l’America è troppo sciocca per capirlo.
Henry Ford è l’esempio massimo dei valori americani, simbolo della trasformazione del paese in una superpotenza economica. La logica del profitto non era condivisa dai lavoratori Wobblies citati prima, che volevano invece equità. Le poesie di Ginsberg non contano niente, le venderebbe come macchine usate.
Quest’America che il poeta accusa ha dimenticato la giustizia e allora si rifà a esempi storici per provarlo: Tom Mooney, leader dei lavoratori all’inizio del XX secolo, ingiustamente imprigionato per un bomba a San Francisco nel 1916. I lealisti spagnoli sostenuti dall’Unione Sovietica, ma anche Sacco e Vanzetti, i due operai italiani anarchici accusati di omicidio. I ragazzi di Scottsboro erano un gruppo di neri condannati per stupro senza un giusto processo.
Non c’è giustizia, in America, dice il poeta. La giustizia è una promessa non mantenuta.
Quando la poesia si avvia verso il finale, Ginsberg continua a denunciare le discriminazioni verso le minoranze. Arrabbiato e sarcastico, il poeta denuncia il patriottismo tipicamente americano prendendolo in giro. Prende in giro anche quei nemici inventati dall’America e l’ignoranza dilagante.
Nella chiusa però torna serio: America è una cosa seria. Bisogna mettersi al lavoro. Lui non intende arruolarsi e nemmeno lavorare in fabbrica, sia per le sue convinzioni politiche sia perché: sono miope e psicopatico. Troverà una strada, il poeta, per contribuire a cambiare la società in cui vive, anche se non sa quale sia quella strada. Sarà di certo una strada da percorrere con il proprio stile, morbido, delicato, queer. In difesa degli emarginati e dei deboli uguali a lui.
Qui potete ascoltare Allen Ginsberg leggere la poesia nella versione originale.
Qui potete leggerla.
Il libro.
Allen Ginsberg, Poesie scelte 1947–1995 (il Saggiatore)