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TEMPO DI VISCHIO. I 10 BACI (O QUASI BACI) PIÙ BELLI NEI CLASSICI DELLA LETTERATURA

Perché i baci sotto il vischio a Capodanno? La tradizione viene da un’antica leggenda celtica molto romantica. Nella mitologia nordica il vischio è la pianta sacra della dea dell’amore, Freya.

La dea aveva due figli, uno buono e uno cattivo. Balder, quello buono, era vittima dell’invidia di Loki, il cattivo, l’invidia era così intensa che Loki pianificò di uccidere il fratello. Freya lo venne a sapere e domandò a tutti gli animali e le piante del bosco di proteggere Balder: si dimenticò del vischio, al vischio non chiese nulla. Loki usò proprio quella pianta per costruire la freccia che uccise Balder. Freya pianse a lungo sul cadavere del figlio e le sue lacrime si trasformarono in bacche bianche e magiche che riportarono in vita Balder. E così la dea, felice, prese a baciare chiunque passasse sotto il vischio, il suo bacio era simbolo di protezione: a tutti coloro che venivano baciati da Freya non poteva succedere niente di male. Per i Celti il vischio era una pianta sacra, pensavano che crescesse nei punti colpiti dai fulmini, che fosse un dono del cielo.

Poiché si avvicina il tempo dei baci sotto il vischio, dopo avervi raccontato la leggenda legata a questa pianta magica, vi elenchiamo i 10 baci secondo noi più belli della letteratura. Quali sono i vostri preferiti?


1. Il primo è un “quasi bacio”. Si tratta della scena meravigliosa ambientata a Thornfield, il castello di Mr. Rochester. Il romanzo è Jane Eyre di Charlotte Brontë. I due sono nel giardino, è ormai sera. È una scena carica di nostalgia e di tensione, si confessano i propri sentimenti. Rochester dice a Jane:

Io provo talvolta uno strano sentimento, soprattutto quando mi siete vicina come in questo momento. Mi par di avere nel cuore una corda invisibile, legata forte forte a un’altra simile, collocata nella corrispondente parte del vostro essere. Se un braccio di mare e duecento miglia di terra debbono separarci, temo che questa corda, che ci unisce, si strappi, e che la ferita sanguini internamente. Voi, però, mi dimenticherete.


2. Facciamo un salto nel tempo e arriviamo in una villa a West Egg, sempre pronta per una festa. È la casa di Jay Gatsby, il personaggio nato dalla penna di Francis Scott Fitzgerald, il più famoso self made man della letteratura. Di umili origini, James Gatz (vero nome di Gatsby) si innamora follemente di una bellissima ereditiera, Daisy e farà di tutto per diventare sufficientemente ricco per averla. Questa la scena del bacio.

Il cuore gli batteva sempre più in fretta mentre il viso bianco di Daisy si accostava al suo. Sapeva che baciando quella ragazza, incatenando per sempre le proprie visioni inesprimibili all’alito perituro di lei, la sua mente non avrebbe più spaziato come la mente di Dio. Così aspettò, ascoltando ancora un momento il diapason battuto su una stella. Poi la baciò. Sotto il tocco delle sue labbra Daisy sbocciò per lui come un fiore, e l’incarnazione fu completa.


3. Questo brano – da leggere tutto! – viene da Don Juan, il poema satirico di Lord Byron ispirato alla leggenda di Don Giovanni. Juan, nella versione di Byron, non è un donnaiolo ma un uomo che non riesce a resistere alle donne. Sono sedici canti, uno incompiuto.

Si avvicinarono le loro labbra e si fusero in un bacio. Un lungo bacio di giovinezza ed amore e beltà, in cui confluì tutto, come i raggi in un fuoco acceso in cielo.

Tali baci appartengono ai primi giorni, dove il cuore e l’anima e i sensi si muovono di comune accordo, il sangue è lava e il polso una vampa. Ogni bacio è un batticuore poiché la potenza del bacio penso debba essere calcolata dalla sua lunghezza. Per la lunghezza intendo la durata.Il loro proseguì… il cielo sa quanto. Non c’è dubbio che non lo misurarono e se lo avessero fatto non avrebbero potuto ottenere la somma delle loro sensazioni in un secondo.

Non avevano parole ma si sentirono attratti come se le loro anime e le labbra si fossero invocate e una volta unite come sciamanti api si avvinsero i loro cuori, essendo i fiori da cui sgorgava il miele.

Erano soli, ma non soli come coloro che chiusi in camera si considerano in solitudine. L’oceano silenzioso, la baia illuminata dalle stelle, lo splendore del crepuscolo che ogni momento calava, la muta sabbia e le goccianti grotte che si estendevano intorno a loro, li fece stringere l’uno a l’altra, come se non vi fosse vita sotto il cielo eccetto la loro e come se la loro vita fosse immortale.

Non temevano nè occhi nè orecchia su quella spiaggia deserta. Perduti l’uno nell’altro non percepivano terrori notturni, sebbene il loro colloquio fosse fatto di parole spezzate per essere un idioma e tutti gli ardenti linguaggi insegnati dalle passioni trovavano in un sospiro l’interprete migliore dell’oracolo della natura muta: il primo amore, tutto ciò che Eva ha lasciato alle sue figlie dopo la caduta.


4. Da La signora Dalloway di Virginia Woolf. Di questo romanzo vi abbiamo parlato qui. Ecco il bacio, che capovolge in mondo.

Lei e Sally restarono un po’ indietro. Venne allora, passando accanto a un’urna piena di fiori, il momento più perfetto della sua vita. Sally si fermò, raccolse un fiore, la baciò sulle labbra. Fu come se il mondo si fosse capovolto! Gli altri scomparvero, e lei era lì sola con Sally. Ebbe la sensazione di aver ricevuto un regalo, ben incartato, con la raccomandazione di non aprirlo, di non guardarlo – un diamante, qualcosa di infinitamente prezioso.


5. Nel Canto V dell’Inferno, Dante interroga Paolo e Francesca, domanda loro com’è iniziato il loro amore, e quindi il loro peccato. Francesca risponde che tutto cominciò durante la lettura del poema dedicato a Lancillotto e Ginevra. E galeotto fu il libro e chi lo scrisse.

Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lanciallotto come amor lo strinse:
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disiato riso
esser baciato da cotanto amante
questi, che mai da me non fia diviso
la bocca mi baciò tutto tremante.
Galeotto fu il libro e chi lo scrisse.
(vv. 121-137)


6. Anche Ugo Foscolo, nel suo gioiello Ultime lettere di Jacopo Ortis racconta di un bacio.

Odilo, la mia bocca è tuttavia rugiadosa d’un suo bacio e le mie guance sono state inondate dalle lacrime di Teresa. Mi ama, lasciami in tutta l’estasi di questo giorno di paradiso…


7. Questo bacio viene da Shakespeare, dal suo Otello. La tragedia, messa in scena la prima volta nel 1604, racconta della gelosia di Otello, condottiero della Repubblica di Venezia, per Desdemona.

OTELLO
È la causa, è la causa, anima mia;
ma a voi non la dirò, caste stelle.
È la causa; ma non verserò il suo sangue
né scalfirò la sua pelle più bianca
della neve e liscia come alabastro sepolcrale.
Pure deve morire, o tradirà altri uomini.
Prima spegni una luce, e poi quell’altra;
se spengo questa fiaccola, e mi pento,
posso ripristinare la sua luce;
ma una volta spenta la tua luce,
o modello compiuto della perfezione di natura,
non so dove si trovi il fuoco prometeico
che la riaccenda. Quand’ho svelto la rosa
non posso più ridarle il suo rigoglio;
appassisce per forza. L’odorerò sullo stelo.
La bacia.

O alito balsamico, che quasi induci

la Giustizia a spezzare la sua spada!
Un altro; un altro. Resta così nella morte,
e io ti ucciderò, e ancora ti amerò.
Ancora un bacio, e sia l’ultimo bacio.
Mai dolcezza fu così fatale. Piango,
sì, ma lacrime crudeli; è una pena celestiale,
colpisce l’oggetto del suo amore. Si ridesta…

8. Baci in poesia. Non servono spiegazioni, no? La traduzione è di Quasimodo.

Viviamo, mia Lesbia, ed amiamo,
e ogni mormorio perfido dei vecchi
valga per noi la più vile moneta.
Il giorno può morire e poi risorgere,
ma quando muore il nostro breve giorno,
una notte infinita dormiremo.
Tu dammi mille baci, e quindi cento,
poi dammene altri mille, e quindi cento,
quindi mille continui, e quindi cento.
E quando poi saranno mille e mille,
nasconderemo il loro vero numero,
che non getti il malocchio l’invidioso
per un numero di baci così alto.


9. Questi sono baci sognati, sono dolci e tristi dichiarazioni. Delle dichiarazioni più belle della letteratura vi abbiamo raccontato qui. Ed è una dichiarazione contenuta in una lettera che Cesare Pavese scrive a Elena Scagliola. I due si scrivono frasi d’amore, un amore infelice. Eccole:

Ti bacio così, come vuoi tu. 

E se tu verrai ancora da me, ti stringerò ancora, saremo ancora felici, come nei pochi momenti furtivi che ti rubavo uno sguardo, una carezza o un pensiero. Scrivimi quello che pensi tu in questi giorni, sarà come baciarti.


10. Il bacio che non può mancare!

ROMEO
(A Giulietta, prendendole la mano)
Se con indegna mano
profano questa tua santa reliquia
(è il peccato di tutti i cuori pii), queste mie labbra, piene di rossore, al pari di contriti pellegrini,
son pronte a render morbido quel tocco con un tenero bacio.

GIULIETTA
Pellegrino, alla tua mano tu fai troppo torto,
ché nel gesto gentile essa ha mostrato la buona devozione che si deve.
Anche i santi hanno mani, e i pellegrini le possono toccare, e palma a palma
è il modo di baciar dei pii palmieri.

ROMEO
Santi e palmieri non han dunque labbra?

GIULIETTA
Sì, pellegrino, ma quelle son labbra ch’essi debbono usar per la preghiera.

ROMEO
E allora, cara santa, che le labbra
facciano anch’esse quel che fan le mani:
esse sono in preghiera innanzi a te,
ascoltale, se non vuoi che la fede
volga in disperazione.

GIULIETTA
I santi, pur se accolgono
i voti di chi prega, non si muovono.

ROMEO
E allora non ti muovere
fin ch’io raccolga dalle labbra tue
l’accoglimento della mia preghiera.

La bacia