UN LIBRO PER COMINCIARE CON GENTILEZZA IL NUOVO ANNO
Ciò che rimpiango di più nella mia vita è aver mancato di essere gentile.
L’ha detto George Saunders ai laureati della Syracuse University del 2013. Perché va bene essere affamati, come disse Steve Jobs in un celebre altro discorso a Stanford, ma mai dimenticarsi della gentilezza.
Il rimpianto dello scrittore di Dieci dicembre è non esser riuscito a esser gentile davanti a un essere umano triste, addolorato, solo. Il distacco, la ragione, sostituiscono la gentilezza, che invece dovrebbe essere spontanea.
Ma perché non è così, perché non siamo più gentili?
L’egoismo è inutile. Elogio della gentilezza è il libro che raccoglie l’intero discorso di Saunders.
L’ha pubblicato minimum fax, e noi lo rileggiamo, perché domani inizia un nuovo anno e vogliamo cominciarlo bene.
Questo un breve estratto. Sotto il video del discorso, e sotto ancora la versione animata della storia di Ellen, realizzata da Serious Lunch, studio di animazione con sede a Brooklyn.
Ed eccoci alla domanda da un milione di dollari: qual è il nostro problema? Perché non siamo più gentili?
Questo è quanto penso io in proposito:
Ciascuno di noi viene al mondo con una serie di malintesi innati che quasi certamente hanno un’origine darwiniana. Mi riferisco a: 1) noi siamo il centro dell’universo (in altri termini, la nostra storia personale è la storia più importante e interessante al mondo. Anzi, in realtà è l’unica storia che conti); 2) noi siamo qualcosa di diverso e distinto dall’universo (sì, certo ci siamo noi e poi, laggiù, c’è tutto il resto, cani e altalene e lo Stato del Nebraska e le nuvole basse e, sì, è vero, anche tanta altra gente); e 3) noi siamo eterni (la morte esiste, sì, certo, ma riguarda te, non me).
Ebbene, noi non crediamo veramente a queste cose – a livello intellettuale non siamo certo così ingenui – ma ci crediamo a livello viscerale, e viviamo in modo conforme a ciò che crediamo, al punto che queste cose fanno sì che noi riteniamo prioritarie le nostre esigenze rispetto a quelle altrui, anche se ciò che vogliamo davvero, nel profondo dei nostri cuori, è essere meno egoisti, più consapevoli di quello che sta accadendo nel momento presente, più aperti, più amorevoli.
Ed eccoci alla seconda domanda da un milione di dollari: come possiamo riuscire a fare una cosa del genere? Come possiamo diventare più premurosi, più aperti, meno egoisti, più presenti, meno deludenti e così via?
Già, bella domanda…
Purtroppo, mi restano soltanto tre minuti ancora…
Lasciate dunque che vi dica questo: il modo c’è. Voi già lo sapete, del resto, poiché nella vostra vita avete conosciuto periodi di Grande Gentilezza e periodi di Poca Gentilezza, e già sapete che cosa vi ha spinti verso i primi e lontano dai secondi. Una buona istruzione serve. Immergersi in un’opera d’arte serve. Pregare serve. Meditare serve. Una chiacchierata schietta con un caro amico serve. Sentirsi parte di una tradizione spirituale serve. Riconoscere che ci sono state innumerevoli persone davvero intelligenti prima di noi che si sono poste queste stesse domande e ci hanno lasciato le loro risposte serve.
Il libro:
L’egoismo è inutile. Elogio della gentilezza (minimum fax)