martin luther king

QUEL GIORNO VERRÀ. RICORDANDO MARTIN LUTHER KING

Le fontanelle dell’acqua pubblica, i sedili degli autobus, le balconate a teatro erano diverse per i bianchi e per i neri, negli Stati Uniti. La lotta per la parità dei diritti è stata la scelta di fondo della vita di Martin Luther King, nato nel 1929 ad Atlanta, nel profondo Sud, e morto assassinato il 4 aprile 1968 a Memphis, a 39 anni.

Suo padre era predicatore battista, sua madre maestra. King studia teologia e poi filosofia a Boston, dove conosce la sua futura moglie, Coretta Scott. Sono gli anni 55-60 che lo vedono organizzare iniziative per il diritto di voto dei neri e per l’abolizione di ogni discriminazione. L’apice è la grande marcia su Washington, il 28 agosto 1963, quando King pronuncia il famoso discorso che inizia con I have a dream. È nel 1964 che riceve il Nobel per la pace.

Il premio Nobel per la pace è stato assegnato a Martin Luther King per aver fermamente e continuamente sostenuto il principio della non-violenza nella lotta razziale nel suo Paese.

Quattro anni dopo è a Memphis, bisogna partecipare a un’altra marcia. Era il 4 aprile. Stava parlando con i suoi compagni sulla veranda del Lorraine Motel, quando, dalla casa di fronte, furono esplosi di colpi di fucile. King morì subito e si scatenò il panico che permise all’assassino di scappare. Il suo assassino, James Earl Ray dapprima confessa l’omicidio ma in seguito ritratta. La sua bara fu trasportata da due asinelli, come aveva espressamente chiesto.

Per ricordarlo, ecco una parte del suo famoso discorso, quello del 28 agosto 1963.

Oggi, amici miei, vi dico: anche se dobbiamo affrontare le difficoltà di oggi e di domani, io continuo ad avere un sogno.

E un sogno che ha radici profonde nel sogno americano.

Ho un sogno, che un giorno questa nazione sorgerà e vivrà il significato vero del suo credo: noi riteniamo queste verità evidenti di per sé, che tutti gli uomini sono creati uguali.

Ho un sogno, che un giorno sulle rosse montagne della Georgia i figli degli ex schiavi e i figli degli ex padroni di schiavi potranno sedersi insieme alla tavola della fraternità.

Ho un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mississippi, dove si patisce il caldo afoso dell’ingiustizia, il caldo afoso dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e di giustizia.

Ho un sogno, che i miei quattro bambini un giorno vivranno in una nazione in cui non saranno giudicati per il colore della pelle, ma per l’essenza della loro personalità.

Oggi ho un sogno.

Ho un sogno, che un giorno, laggiù nell’Alabama, dove i razzisti sono più che mai accaniti, dove il governatore non parla d’altro che di potere di compromesso interlocutorio e di nullification delle leggi federali, un giorno, proprio là nell’Alabama, i bambini neri e le bambine nere potranno prendere per mano bambini bianchi e bambine bianche, come fratelli e sorelle.

Oggi ho un sogno.

Ho un sogno, che un giorno ogni valle sarà innalzata, ogni monte e ogni collina saranno abbassati, i luoghi scoscesi diventeranno piani, e i luoghi tortuosi diventeranno diritti, e la gloria del Signore sarà rivelata, e tutte le creature la vedranno insieme.

Questa é la nostra speranza.

Questa é la fede che porterò con me tornan­do nel Sud.

Con questa fede potremo cavare dalla montagna della disperazione una pietra di speranza.

Con questa fede potremo trasformare le stridenti discordanze della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fraternità.

Con questa fede potremo lavorare insieme, pregare insieme, lottare insieme, andare in prigione insieme, schierarci insieme per la libertà, sapendo che un giorno saremo liberi.

Quel giorno verrà, quel giorno verrà quando tutti i figli di Dio potranno cantare con un significato nuovo: “Patria mia, é di te, dolce terra di libertà, é di te che io canto.

Terra dove sono morti i miei padri, terra dell’orgoglio dei Pellegrini, da ogni vetta riecheggi libertà”.

E se l’America vuol essere una grande nazione, bisogna che questo diventi vero.

E dunque, che la libertà riecheggi dalle straordinarie colline del New Hampshire.

Che la libertà riecheggi dalle possenti montagne di New York.

Che la libertà riecheggi dagli elevati Allegheny della Pennsylvania.

Che la libertà riecheggi dalle innevate Montagne Rocciose del Colorado.

Che la libertà riecheggi dai pendii sinuosi della California.

Ma non soltanto.

Che la libertà riecheggi dalla Stone Mountain della Georgia.

Che la libertà riecheggi dalla Lookout Mountain del Tennessee.

Che la libertà riecheggi da ogni collina e da ogni formicaio del Mississippi, da ogni vetta, che riecheggi la libertà.

E quando questo avverrà, quando faremo riecheggiare la libertà, quando la lasceremo riecheggiare da ogni villaggio e da ogni paese, da ogni stato e da ogni città, saremo riusciti ad avvicinare quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, protestanti e cattolici, potranno prendersi per mano e cantare le parole dell’antico inno: “Liberi finalmente, liberi finalmente.

Grazie a Dio Onnipotente, siamo liberi finalmente.