profumo di donna risi

UN LIBRO È DI TUTTI. GIOVANNI ARPINO TRA LETTERATURA E CINEMA

Diversi amici, o conoscenti punti dalla curiosità, mi domandano: allora fanno un altro film derivato da un tuo libro, abbiamo letto le interviste di Dino Risi, di Gassman, della Catherine Deneuve, dimmi, dicci qualcosa.

Così comincia a scrivere Giovanni Arpino in Se il libro diventa cinema, il 22 luglio 1976. Questa è una delle letture di oggi, 11 maggio, al Circolo dei lettori. In occasione di Universo Arpino, serata dedicata allo scrittore totale, Gianni Bissaca lo omaggerà attraverso brani significativi delle sue opere. Ma continuiamo:

Persino il buon Walter Chiari, casualmente incontrato, mi consiglia svagatamente: ormai dovresti commissionarti da solo un romanzo su e dentro il cinema…
Mi prende un brivido. Sono entrato una volta sola a Cinecittà, e non ci rimetterei piede per nessun soldo al mondo. Non conosco gente di cinema se non per sparse occasioni, e ne ho paura. L’idea di starmene a Roma più di quarantott’ore mi angoscia ancor prima della partenza. Che c’entro io col cinema?

Ho ceduto i diritti di due miei libri per adattamenti cinematografici a un prezzo così vile che persino i miei editori avrebbero voluto schiaffeggiarmi. “Il parrucchiere delle comparse è stato pagato meglio di te”, mi hanno brutalmente rinfacciato.

Mentre io continuo a pensare che un libro è di tutti, ciascuno può farne l’uso che crede, tenerlo sul tavolino da notte, impiegarlo per sostenere una seggiola zoppa, persino tradurlo in pellicola.

Dino Risi mi scrisse una volta, parlandomi degli arrangiamenti e delle concessioni che il suo primo film tratto da un mio romanzo aveva dovuto imporsi. Mi fu comodo rispondergli: benissimo, tanto io il film non l’ho visto, mi scusi, se avessi una figlia e questa figlia esce di casa per sposarsi, che dovrei fare? Seguirla e spiarla attraverso il buco della serratura nella sua stanza nuziale? Spero che certe faccende siano interpretate come frutto del pudore, non della superbia. 

(…) Inoltre, gli stessi locali cinematografici, che per lunghi anni frequentai assiduamente, oggi mi sono in sospetto: non si fuma, quindi diventano luoghi troppo sani per me. La loro novella salubrità mi consiglia a evitarne persino il marciapiede.