BRUNO TOGNOLINI. PAROLE NUVOLOSE

Se mi insegni, io lo imparo
Se mi parli, mi è più chiaro
Se lo fai, mi entra in testa
Se con me tu impari, resta

I bambini vengono dalla poesia. La poesia dei bambini emerge dal silenzio ed usa parole che non vogliono dire niente e quindi dicono tutto.
La poesia è una profetica puerile, poiché contiene la verità delle cose.

Anche le cose ora danzano in tondo
La filastrocca che ha dentro il mondo
Sole tramonta, torna domani
Rima, rimani

La rima è rimasta con me”, dice Bruno Tognolini, è rimasta attraverso le chimere del linguaggio, le parole chimerine e nuvolose che non vogliono dire nulla ma dicono tutto; attraverso quelle parole sacre e magiche che ci siamo inventati da bambini e abbiamo ancora dentro, anche se non le usiamo più.

Parole Chimere: quelle parole che ci siamo inventati, immaginati, cercando di capire che cosa dicevano gli adulti.

Gesù Mimetto
Il Pisciancora
La lira di Dio
Adesso e nell’ora della buonanotte
L’Italia Sedesta
Gli Angeli Beccatori

Come dice Tognolini, a proposito di queste parole: Nel leggere si ride. Ma forse non solo di commiserazione: di ammirazione; perché sono patetiche, nel loro errore, ma anche potenti: ancora potenti, dopo decenni di silenzio.

Si tratta di un linguaggio stupefacente e meraviglioso, di un linguaggio poetico, che riesce a dire più di quello che comprendiamo.

Queste parole sacre e chimeriche dei bambini, tuttavia, ad un certo punto, dobbiamo cacciarle dall’Eden e portarle nel mondo della realtà. Questa è l’educazione: portare le parole fuori da Eden poetici ricchissimi per far sì che giungano fino al mondo reale.

Bisogna imparare a dire le cose bene, a sapere bene il significato delle parole, la loro pronuncia.

Se mi insegni, io lo imparo: noi dobbiamo insegnare, dobbiamo insegnare ai bambini il significato delle parole. Dobbiamo insegnargli a nominare il mondo. Ad uscire dall’Eden primordiale dei suoni per imparare a dire le cose come vanno dette.

Maestra, insegnami il fiore ed il frutto
Col tempo, ti insegnerò tutto
Insegnami fino al profondo dei mari
-Ti insegno fin dove tu impari
Insegnami il cielo, più su che si può
-Ti insegno fin dove io so
E dove non sai? -Da lì andiamo insieme
Maestra e scolaro, un albero e un seme
Insegno ed imparo, insieme perché
Io insegno se imparo con te

Anche i genitori devono nominare le cose le cose del mondo, una per una, per insegnarle ai bambini:

Io dico per te luna, io dico per te sole
Io chiamo per te il mondo con le mie poche parole
Con la voce più chiara, nella notte più cupa
La mia voce di mamma, di femmina, di lupa
Voce che bene dice, voce che solo ama
E tu sei già venuto ma lei ancora ti chiama
E quando sarai partito, nelle mie sere sole
Io dirò per te luna, io dirò per te sole.

Gli adulti devono scrivere per i bambini. Devono leggere per loro filastrocche e poesie.
I bambini hanno bisogno dei grandi per conoscere il mondo.
Ma come scrivere per i bambini?

Le filastrocche per bambini devono essere fatte con l’imbuto: bisogna ridurre i significati del mondo a piccole gocce, per le piccole orecchie dei bambini. Ma ridurre in piccole gocce non vuol dire minimizzare e semplificare. Vuol dire miniaturizzare: fare piccolo ciò che è grande, dando loro il mondo.

Attraverso l’imbuto dell’arte possiamo quindi stringere l’acqua, e insegnare il mondo ai bambini.

Dunque,
La poesia serve
Perché
La poesia fa.
La poesia fa ridere, fa piangere, fa stare bene, ci fa sentire capiti.
La poesia usa parole sacre e potenti che vanno lontane, che sono di tutti, che sono del mondo.

Costanza Franceschini