LEI NON SA CHI SONO IO. I PIÙ FAMOSI PSEUDONIMI LETTERARI
Non solo Elena Ferrante. Per un motivo o per l’altro ci sono autori che hanno scelto, e scelgono, di rimanere nascosti. Mario Baudino ne racconta le storie, intrecciandole, in un bel libro uscito per Bompiani, dal titolo Lei non sa chi sono io. Si tratta di “un’avventurosa ricognizione di cause e conseguenze umane e letterarie del calarsi sotto uno pseudonimo”, al Circolo dei lettori martedì 24 ottobre ore 18.30.
STEPHEN KING
Andando alla ricerca di questi maniaci del mistero, scopriamo che il maestro dell’orrore Stephen King, per esempio, ha pubblicato sotto falso nome, quando, già all’apice del successo, i suoi editori consideravano sufficiente un libro all’anno. Ma King non ha mai accettato questa limitazione, così ha adottato il “pen name” Richard Bachman, per scrivere di più. Quando è stato scoperto, King ha dovuto “uccidere” il suo doppio.J.K. ROWLING
Joanne Rowling ha aggiunto una K al suo nome, accorciandolo in J.K Rowling, per gettare un po’ di mistero sulla propria identità. Un uomo o una donna? L’editore di Harry Potter pensava che fosse meglio lasciare il dubbio. Ma non solo. Rowling è diventata Robert Galbraith quando è uscita in libreria con Il richiamo del cuculo, primo della seria con come protagonista l’investigatore Cormoran Strike.AGATHA CHRISTIE
La leggendaria signora del giallo, Agatha Christie, scrittrice di misteri e omicidi, ha cambiato nome quando ha abbandonato il genere che l’ha resa famosa. Nascondendosi sotto il nom de plume Mary Westmacott, ha firmato libri divertenti, quattro per la precisione, prima di venir scoperta.ISAAC ASIMOV
Quando chiesero a Isaac Asimov di scrivere un libro di fantascienza che sarebbe diventato una serie tv, l’autore era titubante. Così ha deciso di diventare Paul French. Il progetto non è mai andato in porto, e intanto Asimov ha scritto altri sei romanzi usando il proprio pseudonimo.MARK TWAIN
Il vero nome dello scrittore di Tom Sawyer e di Le avventure di Huckeberry Finn, non è Mark Twain bensì Samuel Langhorne Clemens, nato il 30 novembre 1835 nella Contea di Monroe.
Nel libro di Mario Baudino l’elenco è lungo e si intreccia con la storia. L’autore comincia con il caso Romain Gary, che ha scritto con il nome di Émile Ajar: “Ajar era stato per sei anni, gli ultimi, il suo doppio, un autore inventato che, salvo qualche sospetto circolato nell’ambiente letterario, nessuno era riuscito a identificare”. Ma, venendo al presente, Baudino afferma: “La pratica e persino e il culto dello pseudonimo non sono mai stati popolari come oggi“. Ci racconta che John le Carré, per esempio, si chiama in realtà David John Moore Cornwell, e cambiò nome per ragioni di sicurezza, Julian Barnes ha scritto gialli firmandosi Dan Kavanagh, e ha usato altri nomi per i suoi interventi polemici o di critica letteraria.
Mario Baudino li ha scovati tutti e tutti li ha presi in esame, elencando scrittori e poeti che – per soldi, snobismo, scaramanzia, per marketing o amore – hanno deciso di mascherare la propria identità. Il giornalista culturale di La Stampa ne ha approfondito cause e conseguenze, senza dimenticare che anche noi, oggi, ci aggiriamo in un’insidiosa selva di nickname.