I FIORI AVRANNO TEMPO PER ME. SYLVIA PLATH “IO SONO VERTICALE”
Sylvia Plath è nata oggi, 27 ottobre, nel 1932 a Boston. Ha scritto poesie meravigliose, un romanzo quasi autobiografico, dal titolo La campana di vetro, ed è stata, insieme ad Anne Sexton (di lei vi abbaimo parlato qui), una delle autrici che ha sviluppato il genere della poesia confessionale.
Oggi vi raccontiamo Io sono verticale del 1961.
Io sono verticale (1961)
Ma preferirei essere orizzontale.
Non sono un albero con radici nel suolo
succhiante minerali e amore materno
così da poter brillare di foglie a ogni marzo,
né sono la beltà di un’aiuola
ultradipinta che susciti grida di meraviglia,
senza sapere che presto dovrò perdere i miei petali.
Confronto a me, un albero è immortale
e la cima di un fiore, non alta, ma più clamorosa:
dell’uno la lunga vita, dell’altra mi manca l’audacia.Stasera, all’infinitesimo lume delle stelle,
alberi e fiori hanno sparso i loro freddi profumi.
Ci passo in mezzo ma nessuno di loro ne fa caso.
A volte io penso che mentre dormo
forse assomiglio a loro nel modo piu’ perfetto –
con i miei pensieri andati in nebbia.
Stare sdraiata è per me piu’ naturale.
Allora il cielo ed io siamo in aperto colloquio,
e sarò utile il giorno che resto sdraiata per sempre:
finalmente gli alberi mi toccheranno, i fiori avranno tempo per me.
Si tratta di versi attraversati da una sincera tristezza. Sylvia Plath si confronta alla natura, all’albero, imponente, ma anche alla piccola aiuola: è consapevole della propria finitezza, che contrasta con la natura infinita. La poetessa sarà infinita solo quando si ricongiungerà alla terra, quando sarà orizzontale, e quindi morta.
Sylvia Plath usa la personificazione per attribuire alla natura un carattere umano: per esempio, nessun albero e fiore fa caso a lei. Si sente inutile rispetto alla bellezza di alberi e fiori, potrà contribuire al loro splendore solo cadendo al suolo. Secondo la poetessa, alberi e fiori hanno meno pensieri di notte. E anche i suoi pensieri si assottigliano, quando in cielo c’è la luna, ma non abbastanza. Lei vorrebbe fosse sempre così, essere più simile al fiore e all’albero dai pensieri sottili, quasi nulli, confessa di non voler pensieri.
Ci sono molte cose che Sylvia Plath desidera, ma che non ottiene: una vita smagliante, come quella dell’albero, che duri a lungo, i colori audaci dei fiori.
Quanto lontano siamo giunti – lettere alla madre (Guanda)
La campana di vetro (Mondadori)
Diari di Sylvia Plath (Adelphi)
Sylvia Plath, Opere (Mondadori, meridiano)
Lady Lazarus e altre poesie (Mondadori)
Di Sylvia Plath vi abbiamo parlato anche qui. Di una sua estate trascorsa a New York, a scrivere per Mademoiselle. E anche qui, la sua opinione sul libero arbitrio. E anche qui, parla d’amore, uno dei motori letterari più potenti.