Friedrich Nietzsche

SOFFRO DI STIVALI ROTTI E RINGRAZIO IL CIELO PER IL VECCHIO MONDO. NIETZSCHE A TORINO, UN BIGLIETTO DELLA FOLLIA

Come saprete, Nietzsche trascorse a Torino qualche tempo, dal 21 settembre 1888 al 9 gennaio 1889. Prese in affitto una stanza in piazza Carlo Alberto, a due passi dal Circolo dei lettori, dove una targa ricorda il suo soggiorno – catastrofico e intenso – qui, nella città subalpina. C’è un libro che ne racconta con precisione i dettagli di questa storia, la parabola che si concluse con l’arrivo di due amici del filosofo, che lo prelevarono e lo portano a Jena, nella clinica dove morì. Si intitola La catastrofe di Nietzsche a Torino, l’ha scritto Anacleto Verrecchia, e contiene documenti, spesso inediti, e ostinate indagini e confronti di opinioni e di episodi. Intorno al filosofo, la città e la sua vita, e in esse giorno per giorno i passi di Nietzsche per le strade e lungo il fiume, i suoi incontri con la gente e la cronaca locale, le lettere, i pensieri, le allucinazioni, le sofferenze.

A questo periodo, agli ultimi giorni del soggiorno, risalgono i famosi biglietti della follia, lettere lunghe o brevi che il filosofo scrisse a personaggi noti e meno noti con cui era entrato in contatto in vita. Li spediva dalla posta centrale di Torino, usando diversi pseudonimi, come Dioniso, Il Crocifisso, L’Anticristo, Astu. Sono una lettura incredibile, offrono la cifra dello squilibrio mentale del filosofo e della potenza del suo pensiero. Il periodo dei biglietti della follia è anche quello dei primi episodi pubblici del crollo del filosofo, come quello, leggendario, del cavallo.

Vi raccontiamo di Nietzsche in attesa di sentire quello che sarà un interessante dialogo tra filosofi, intorno a una nuova Introduzione a Nietzsche (il Mulino), scritta da Carlo Gentili, mercoledì 10 gennaio, ore 18.

In particolare, vi proponiamo la lettura di uno dei biglietti della follia, quello che il pensatore dell’eterno ritorno inviò a Jacob Burckhardt, il 5 gennaio 1889. Burckhardt è stato uno storico di arte e cultura, che influenzato lo studio della storiografia. Nietzsche ne fu allievo, e tanto avrebbe voluto anche esserne amico, ricevere, insomma, la sua approvazione. Ma non successe mai. Il biglietto che il filosofo mandò al maestro è una lettura commovente, che ne racconta anche le abitudini, nell’angusta soffitta torinese che lo ospitò in quei freddi mesi di residenza.

Caro signor professore,
alla fine sarei stato molto più volentieri professore basileese che Dio; ma non ho osato spingere così lontano il mio egoismo privato, da tralasciare, per causa sua, la creazione del mondo. Lei vede, bisogna fare sacrifici, come e dove si viva. Tuttavia, mi sono riservata una piccola camera da studente che si trova di fronte al Palazzo Carignano (nel quale sono nato come Vittorio Emanuele) e oltre a ciò permette di sentire, dal proprio tavolo di lavoro, la magnifica musica nella Galleria Subalpina. Pago 25 franchi con servizio, preparo il mio tè e faccio tutte le spese da solo, soffro di stivali rotti e ringrazio ogni momento il cielo per il vecchio mondo, per il quale gli uomini non sono stati abbastanza semplici e silenziosi. Poiché sono condannato a intrattenere la prossima eternità con cattive spiritosaggini, ho qui un’attività scrittoria, che invero non lascia nulla a desiderare, molto carina e nient’affatto faticosa. La posta è a cinque passi, imbuco io stesso le lettere per trasmettere il grande fogliettonista “der grende monde”. Naturalmente, sono in stretti rapporti con il Figaro, e affinché lei abbia un’idea di quanto io possa essere innocuo, ascolti le mie prime due cattive spiritosaggini: non prenda troppo sul serio il caso Prado. Io sono Prado, sono anche il padre di Prado, oso dire che sono anche Lesseps…. Vorrei dare ai miei parigini, che amo, una nuova idea – quella del criminale dabbene.
Seconda spiritosaggine. Saluto gli immortali. Daudet appartiene ai quarante.
Astu