SPESSO C’È BONACCIA SULLA PAGINA. UNA POESIA DI VALERIO MAGRELLI
«Mi parve scritta mentre il fumo e le ceneri di una battaglia andavano diradandosi. L’aria, intorno, non è ancora schiarita, ma è subentrata una vasta, attonita quiete» scrisse Enzo Siciliano nella prefazione della prima edizione di Ora serrata retinae, raccolta di poesie di Valerio Magrelli pubblicata da Feltrinelli nel 1980.
Oggi è il compleanno del poeta, nato a Roma il 10 gennaio 1957. Autore di traduzioni dal francese, come Mallarmé e Valéry, ha scritto anche narrativa in prosa: Geologia di un padre (Einaudi), ha vinto il Premio opera italiana 2013.
Il libro Poesie (1980-1992) raccoglie Ora serrata retinae (1980), Nature e venature (1987), Esercizi di tiptologia (1992): sono i tre libri che hanno imposto Magrelli, procurandogli, sin dagli esordi precocissimi, l’attenzione di lettori come Calvino e Citati, Giuliani e Porta, Bernard Noel e Octavio Paz. Riuniti in un solo volume, con l’aggiunta di una scelta di nuovi testi, consentono di valutare meglio un percorso poetico tra i più originali degli ultimi decenni. Partendo da un approccio spiccatamente filosofico, la poesia di Magrelli, è andata esplorando i mutamenti tecnologici, per arrivare di recente a una produzione più nervosa, contratta, che utilizza anche il monologo in prosa.
Da Ora serrata retinae (1980):
Spesso c’è bonaccia sulla pagina.
Inutile girarla per cercare
l’angolo del vento.
Si sta fermi,
il pensiero oscilla,
si riparano le cose
che la navigazione ha guastato.