I PATTINI NUOVI DI VIRGINIA WOOLF

L’unica cosa che conti, al mondo, è la musica – la musica, i libri, e un paio di quadri. Fonderò una comunità in cui non ci si sposerà – a meno che per caso non ci si innamori di una sinfonia di Beethoven.

Oggi è il compleanno della più amata di tutte, Virginia Woolf, nata a Londra il 25 gennaio 1882. La ricordiamo ripescando dalla libreria una raccolta di lettere, che si intitola Mio carissimo rospo (Elliot), e che mette insieme una selezione dei carteggi della scrittrice tra il 1888 e il 1900. C’è lei bambina, e poi ragazzina, i giochi domestici e i terribili lutti che hanno segnato la sua adolescenza (la madre, la sorellastra Stella), e poi i 18 anni di Virginia, e tutte le sue nuove amicizie, tra cui Lytton Strachey.

Prima di entrare nel celebre Bloomsbury Group, Virginia aveva già come amici personaggi memorabili che fanno capolino in queste lettere, insieme alla vita di Londra che tanto le era cara, ma anche alle marmellate fatte in casa, le lezioni di greco antico, le gite in campagna. Tanti sono i dettagli sulla sua vita, sulla sua routine e sui suoi gesti, e altrettanti i segni della sua ironia vivace, che lei chiama “il mio stile brusco e mordente”, della sua passione per i pettegolezzi e gli scherzi, incluso il soprannome Carissimo Rospo, confezionato per la cugina Emma Vaughan, che dà il titolo alla raccolta.

E non è il solo nomignolo che Virginia usa per apostrofare i suoi interlocutori di penna. E anzi, la scrittrice ne inventò uno anche per se stessa. Si firmava “the Goat”, che significa “la Capra”, per sottolineare il suo carattere imprevedibile, scontroso e capriccioso. E Violet Dickinson è “Sparroy”, cioè passerotto, o “Wallaby”, piccolo canguro.

Le lettere di Virginia Woolf sono una lettura incantevole perché descrivono aspetti meno noti della scrittrice. Ecco una di queste lettere, in cui la scrittrice, quindicenne, racconta al fratello del suo regalo, e si lamenta per un graffio su un suo libro.

 


 

1 febbraio 1897 | 22 Hyde Park Gate, S.W.

Mio caro Thoby,

le tue pellicole sono arrivate la sera scorsa, e le ho trovate ad aspettarmi sul piatto della cena: due bei pacchetti di pellicola in celluloide sopraffina! Mille grazie (come dicono i francesi), mio caro Herbert, per questo dono munifico – ne dedicherò una parte consistente al tuo pregevole volto in un giorno non lontano spero, – e finché non giungerà una simile tentazione ad attirarle fuori, alla luce del giorno, le pellicole resteranno al sicuro nel cassetto più buio dello scrittoio di quercia.
Pian piano sono arrivati tutti i miei regali: il Lockarth di papà la sera stessa in cui ti ho scritto. Dieci squisiti volumetti, con ghirigori, volute e cardi dorati ovunque, e la più artistica screziatura blu e marrone sulle altre parti. E così la mia debole vista si logora più fervidamente che mai su dei miseri libri – solo che nemmeno tu, mio caro fratello, potresti attribuire un simile epiteto a creature così adorabili. Poi Jack mi ha regalato un paio di pattini “Monier Williams”, i migliori sul mercato, signore, che costano 17 scellini e 6 pence (me li sono andati a comprare io!) e si fissano con otto piccole viti. Avranno l’onore di un paio di stivaletti speciali, che riserverò interamente a loro durante la stagione invernale – sono robusti ma eleganti, hanno le stringhe e le suole nuove e resistenti. Me li hanno confezionati (in modo non del tutto intenzionale) proprio mentre il gelo abbandonava questa terra, e adesso i pattini, insieme alle pellicole e ad altri oggetti preziosi, sono chiusi a chiave nello scrittoio di quercia. Poi uno o due giorni fa ho ricevuto una lettera di Georgie in cui diceva di aver incluso un regalo, che tuttavia non c’era. Ma questa mattina è arrivata la seconda lettera, e un assegno da una sterlina. Così le nostre finanze di sono risollevate, e potranno sopportare in maniera tollerabile lo sforzo del regalo nuziale di Stella. Come va il tuo borsellino, mio Herbert? Spero che i sei barattoli di marmellata ti abbiano fatto risparmiare qualcosa – in effetti ti ci vorrà un po’ di tempo per far fuori quella marmellata – i nostri barattoli erano di qualità inferiore e poco succosi.
Per tutti i cieli! Ho appena scritto una lunga lettera a George, e ho fatto una terribile scoperta! La pelle di uno dei miei volumi di Scott ha un graffio rosso sangue – sospetto sia stata Pauline.
Arrivederci mio signore, ricordati di rispondere a questa lettera, di cui solo la prima meta è una lettera di ringraziamenti.

Il tuo affezionato, Sig. Goatus

È un’offesa, protesto: il mio modo di pattinare è particolarmente aggraziato quest’inverno e non sono caduta neanche una volta. Sarà meglio che in futuro Maria non decori più le mie lettere.

disegno virginia woolf

disegno virginia woolf