emily dickinson ritratto

EMILY DICKINSON E LA LUCE BELLISSIMA DELLA PRIMAVERA

La primavera sta arrivando ed è tempo di rileggere una bellissima poesia di Emily Dickinson, non troppo conosciuta. Racconta di una luce che esiste solo in un periodo dell’anno, la primavera, particolare solo di quel momento. Ha un colore tutto suo che di spande sull’orizzonte, sulle colline lontane, che gli esseri umani percepiscono, non solo vedono, ma sentono. È una luce bellissima e indecifrabile, nemmeno la scienza può spiegarla mentre indugia sui prati e svela gli alberi sui pendii lontani. È così potente che sembra quasi parlare al poeta. Ma, col passare del tempo, questa luce scompare nel silenzio, ci abbandona, e la sua perdita rivela agli umani quello che rimane. È una presenza quasi religiosa, di cui sentiamo la mancanza, persi nel commercio, negli affari quotidiani, nella vita illuminata peggio.

Una Luce esiste in Primavera
Non presente nell’Anno
In qualsiasi altro periodo –
Quando Marzo è a malapena qui
Un Colore sta là fuori
Su Campi Solitari
Che la Scienza non può cogliere
Ma la Natura Umana avvertire.
Aspetta sul Prato,
Mostra il più remoto Albero
Sul più remoto Pendio che conosci
Quasi ti parla.
Poi quando gli Orizzonti si avviano
O i Mezzogiorni replicano lontani
Senza Formula di suono
Passa e noi restiamo –
Un senso di perdita
Intacca il nostro Contento
Come se un Commercio s’insinuasse d’un tratto
In un Sacramento.

Niente, nessun artificio può sostituire o superare in bellezza quella luce primaverile. E sebbene Emily Dickinson non abbia un’avversione totale come quella di John Keats alla scienza – lui trovava romanticamente assurdo che la scienza potesse spiegare (e quindi disfare) un’arcobaleno – lei è certa che quel fenomeno sublime non debba avere spiegazione. L’umano guarda il mondo in un modo tutto suo, sensibile e complesso, è questo lo sguardo che il poeta propone, non quello analitico. L’umano è parte della natura e può godere semplicemente di quella luce.