Andy Warhol Goethe

LE IMPRESSIONI SU ROMA E SULL’ITALIA DI GOETHE

Johann Wolfgang Goethe è un genio che ha cambiato radicalmente, con le sue opere, la cultura tedesca ed europea. Di “olimpico” equilibrio, non smise mai di cercare, di essere curioso di tutto: scienza, politica, geologia, poesia sono solo alcuni dei suoi interessi.

Eccelleva negli studi, ispirato dalla madre soprattutto, che gli trasmise “il piacere di favoleggiare”, e a soli 16 anni intraprese gli studi di diritto. Viaggiò tantissimo Goethe, a Lipsia, a Strasburgo, e partì anche lui, come gli altri giovani dell’epoca, partì il Grand Tour. Da questo peregrinare per le città nacque Viaggio in Italia, che scrisse tra il 1813 e 1817, resoconto delle sue avventure ricco di impressioni sul nostro Paese. Partì il 3 settembre 1786 alle 3 del mattino con un passaporto falso, perché non voleva che nessuno sapesse di lui, desiderava viaggiare libero e tranquillo.

Da Trento arrivò a Venezia, poi a Ferrara dove fece visita alla tomba di Ludovico Ariosto, a Bologna invece salì sulla Torre degli asinelli. A Firenze ci restò poco perché smania di partire per Roma, dove si fece ritrarre da Johann Heinrich Wilhelm. È il famoso dipinto bucolico dello scrittore. Poi Napoli e infine la Sicilia, dove fece visita a molte città oltre Palermo. Tornando, Goethe rischiò anche di naufragare presso Capri.

Goethe-ritratto-durante-il-suo-Grand-Tour-in-Italia-1786-1788

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E oggi, anniversario della morte di Goethe, noi siamo andati a pescare una sua lettera, la scrive da Roma e contiene le sue impressioni della città, per lui capitale del mondo, e degli Italiani, che giudicano tutti i forastieri a norma delle sue proprie idee.

Sono finalmente arrivato in questa capitale del mondo. Se io l’avessi potuto visitare quindici anni sono, in buona Compagnia, e sotto la direzione di un uomo intelligente, mi terrei propriamente felice. Ma dovendola visitare da solo, vederla con i miei propri occhi, è meglio che io abbia aspettato più tardi. Non mi sono quasi fermato sui monti del Tirolo. Visitai abbastanza bene Verona, Vicenza, Padova, e Venezia; rapidamente Ferrara, Cento e Bologna; e quasi non posso dire di avere visto Firenze. Ma il mio desiderio di arrivare a Roma era cotanto vivo, e cresceva per tal modo ad ogni istante, che non mi riusciva possibile il fermarmi, e non mi trattenni più di tre ore a Firenze. Ora mi trovo qui in calma, e pare avrò questa per tutta la mia vita. Imperocchè, si può dire cominciare una vita nuova, allorquando si vedono co’ propri occhi, ed in complesso, quelle cose le quali si conoscono unicamente per relazione, ed in parte soltanto. Vedo ora qui avverati i sogni della mia prima gioventù; vedo nella loro realtà le prime stampe di cui abbia memoria, quelle viste di Roma, le quali stavano appese alle pareti dell’anticamera, nella casa paterna; vedo ora nella loro realtà esposti tutti a miei sguardi, quegli oggetti che già conoscevo dai dipinti, dai disegni, dalle incisioni in rame ed in legno, dalle riproduzioni in gesso, ed in sughero; dovunque io mi aggiro, trovo una conoscenza, in un mondo nuovo; tutto mi riesce nuovo, ad onta sia ogni cosa, quale io me la rappresentavo. E potrei dirne altrettanto delle mie idee, delle mie osservazioni. Non ho avuto pensieri nuovi; non ho trovata cosa che già io non conoscessi, ma le mie antiche idee sono cotanto vive, cotanto precise, cotanto connesse, che io le posso ritenere nuove. Nella stessa guisa Pigmalione che aveva formata la sua statua cotanto a norma de’ suoi desideri, dando a quella tanta verità, e tanta vita, quanto ne può dare un artista, dovette pure trovarla diversa, allorquando il marmo animato muovendo incontro a lui gli disse: “io sono quella!“. E parimenti mi dovrà giovare il trovarmi a contatto di un popolo totalmente sensuale, intorno al quale tanto si è parlato e scritto, e che giudica tutti i forastieri a norma delle sue proprie idee. Sono disposto a perdonare, a chi lo trascina, e lo disapprova; è troppa la differenza che passa fra noi, ed il trovarsi nella qualità di forastiero in relazione con esso, è difficile, e costoso.

Roma il 1 novembre 1786

Immagine: Andy Warhol, Goethe, 1982