PASSEGGIARE NEI GIARDINI DELLA LETTERATURA
Le piante mettono radici dentro i libri e dentro le poesie.
Gli scrittori le usano fiori, erbe e frutti come botanici per far crescere giardini dentro le loro storie. Alice nel Paese delle Meraviglie interroga fiori parlanti, rose e margherite, nel regno di Oz crescono mangaboos, ortaggi che sono lì prosperano, James vive in una pesca gigante, una mela fa dormire la bellissima Biancaneve, Katniss di Hunger Games caccia in boschi selvaggi e infiniti, il suo nome è quello di una pianta, la sagittaria. Cenerentola, almeno nella versione Disney, raggiunge il palazzo del principe con una zucca-carrozza, nella versione dei Fratelli Grimm c’è un albero capace di esprimere desideri. E la rosa incantata della Bella e la Bestia, e la Principessa sul pisello.
– Il giardino segreto di Frances Hodgson Burnett
Pubblicato per la prima volta nel 1911 è, insieme al Piccolo lord, il libro più famoso della scrittrice inglese. È un classico per l’infanzia dove il giardino rappresenta anche un luogo interiore in cui rifiorire.
– Il gigante egoista di Oscar Wilde
Il gigante è egoista perché non vuole che i bambini giochino nel suo giardino bellissimo di tenera erba. Poi si ricrede. Il racconto appartiene alla raccolta Il principe felice e altri racconti.
– Romeo e Giulietta di William Shakespeare
Il giardino è quello dei Capuleti, è da lì che l’innamorato si dichiara alla bella sul balcone, e giura che i suoi occhi catturano «two of the fairest stars in all the heaven», cioè «due delle stelle più belle del firmamento».
– Kew Gardens di Virginia Woolf
Opera del 1919, è una raccolta di brevi storie della grande scrittrice. In questa, lei osserva quattro coppie e una lumaca nel bellissimo giardino inglese, è estate e loro passeggiano davanti a un’aiuola, come fosse un dipinto di Renoir, Monet o Seurat.
– Jane Eyre di Charlotte Brontë
La dichiarazione d’amore del burbero Mr Rochester alla tenace e fortissima Jane Eyre, avviene proprio in un giardino, quello della tenuta del lord.
– Ritratti e memorie di Robert Louis Stevenson
Allo scrittore piacevano i giardini fin dall’infanzia e divenne anche giardiniere, una volta trasferitosi a Vailima nel 1890. Lì reclamò un pezzetto di terra e lo coltivò e lo racconta in un libro.
– The garden of love di William Blake
Nella poesia del 1794 il poeta racconta di una cappella in mezzo a un giardino. È stata costruita nel punto in cui una bambina giocava, le porte sono chiuse. Quel giardino è diventato un cimitero.
Sono andato nel giardino dell’amore,
E ho visto ciò che non avevo mai visto;
Una cappella era costruita nel mezzo
Nel giardino dove di solito giocavo.
E i cancelli della cappella erano chiusi,
E “Tu non devi” era scritto sulla porta.
Così mi voltai dal giardino dell’amore
Che produceva molti fiori colorati.
E io ho visto che nel campo c’era una tomba,
E sulle pietre tombali c’erano fiori;
E preti in tonache nere stavano camminando intorno,
E legava con rovi i miei sogni e desideri.
– Le città invisibili di Italo Calvino
Lo scrittore ha descritto il leggendario giardino di Kubla Khan, nell’immaginazione è il più vicino al paradiso terrestre.
– Peter Pan nei giardini di Kensington di James M. Barrie
La vera storia di Peter Pan e della sua seconda vita nei giardini di Kensington, dopo l’Ora di Chiusura, quando le fate si lanciano in balli scatenati. E si scopre che tutti i bambini sanno volare ma poi, crescendo, se ne dimenticano. Tutti tranne Peter Pan, il bambino in parte uccello, destinato a volare per sempre dentro i cancelli dei giardini di Kensington.
– Sulla panchina di Michael Jakob
Michael Jakob ci guida in un viaggio sorprendente attraverso i giardini e le epoche, dalla Toscana rinascimentale alla Francia del Settecento, dalla Russia degli anni Venti ai paesaggi industriali della contemporaneità, provando a ricostruire le molteplici vite di un’entità desueta: dalle panchine reali, come le «panche di via» di Firenze o Pienza e quelle stravaganti di Bomarzo, a quelle letterarie (Rousseau, Stifter, Sartre), artistiche (Manet, Monet, Van Gogh, Liebermann) o cinematografiche (Vertov, Antonioni). Un saggio di cultura visuale colto e raffinato, accessibile – per il fascino dei temi, l’originalità dell’impostazione, l’eleganza della scrittura e la ricchezza dell’apparato iconografico – anche al lettore curioso.