JOE CRUZ

LA LETTERA DI CHARLES BAUDELAIRE AL SUO UNICO AMORE

Jeanne Duval era un’attrice e una ballerina, per vent’anni musa del poeta Charles Baudelaire. Il loro incontro risale al 1842, quando Jeanne lasciò Haiti per la Francia e i due rimasero insieme, anche se tra i tormenti, per i successivi due decenni. Non si conosce di preciso la data di nascita di Jeanne, si sa invece che fu la donna che il poeta amò di più.

Alcune poesie dell’autore di I fiori del male la omaggiano, come Le balcon, Parfum exotique, La chevelure, Sed non satiata e Le serpent qui dans. Jeanne era la Venera nera di Baudelaire, di una bellezza pericolosa e piena di mistero. Qualche curiosità: abitava a Parigi in una via dal nome molto particolare, era rue de la Femme-sans-tête, “via della Donna senza testa”. La ritrasse Édouard Manet nel 1862:

portrait-of-jeanne-duval-1862

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Non si sa con esattezza se morì di sifilide nel 1862, cinque anni prima di Baudelaire, oppure se sopravvisse al poeta. Nadar, pseudonimo con cui è conosciuto Gaspard-Félix Tournachon, sostenne di averla l’ultima volta nel 1870. A testimonianza del loro appassionato amore, questa lettera, che forse non avete ancora letto. La traduzione è di Alfonso Berardinelli ed è contenuta nel libro di Baudelaire Le spleen de Paris (Garzanti, 1989).

Lasciami respirare a lungo, ancora e ancora, l’odore dei tuoi capelli, lascia che io vi immerga il viso come fa l’assetato nell’acqua della sorgente, e che li scuota con la mia mano come un fazzoletto odoroso per farne uscire i ricordi nell’aria. Se tu potessi sapere tutto quello che vedo, tutto quello che sento, tutto quello che scopro nei tuoi capelli! La mia anima viaggia seguendo un profumo, come l’anima di altri viaggia seguendo una musica.  Nei tuoi capelli c’è un intero sogno, pieno di vele e alberature; mari aperti i cui monsoni mi portano verso climi incantati, dove lo spazio è più azzurro e profondo, dove l’aria ha il profumo dei frutti, delle foglie e della pelle umana. Nell’oceano dei tuoi capelli vedo un porto brulicante di canzoni tristi, di uomini vigorosi dei più diversi paesi, e navi d’ogni forma, le cui intricate, delicate architetture si stagliano nel cielo immenso, invaso da un’immobile calura. Se carezzo i tuoi capelli, ritrovo il languore delle ore passate su un divano, nella cabina di una bella nave, cullato dal dolce rollio del porto, tra vasi di fiori e terrine rinfrescanti. Nella brace dei tuoi capelli, respiro l’odore di tabacco mescolato all’oppio e allo zucchero; nel buio dei tuoi capelli vedo splendere l’infinito dell’azzurro tropicale; sulle rive muscose dei tuoi capelli mi inebrio degli odori mescolati del catrame, del muschio e dell’olio di cocco. Lasciami mordere ancora le tue trecce pesanti e nere. Quando prendo a piccoli morsi i tuoi capelli elastici e ribelli, mi sembra di mangiare ricordi.

 

Immagine guida: Joe Cruz