LA PAROLA CHE FA SCOPPIARE LE PAROLE. UNA POESIA DI OCTAVIO PAZ
Octavio Paz è stato poeta, diplomatico, saggista, intellettuale cosmopolita pieno di tormenti, Premio Nobel per la letteratura nel 1990. Nato a Città del Messico, proprio nell’anno in cui in Europa stava cominciando la Grande Guerra, fin da giovane ha scritto, di arte, storia, politica.
Per lui era la poesia quella potenza che poteva sovvertire l’ordine in vari ambiti, anche nella politica e nel giornalismo. Critico della società in cui tutto è merce e in cui all’uomo è riservato il posto di consumatore, ha sottolineato il valore e importanza della parola, arma che permette il confronto e che ci liberi: «Attraverso le parole possiamo accedere al regno perduto e così recuperare gli antichi poteri. Quei poteri che non ci appartengono» ha scritto in Corrente alterna, e oggi – anniversario della morte di Paz (20 aprile 1998), vi proponiamo la lettura di Sparo, tratta Salamandra, raccolta del 1962.
Salta la parola
dinanzi al pensiero
dinanzi al suono
la parola salta come un cavallo
dinanzi al vento
come un vitello di zolfo
dinanzi alla notte
si perde per le vie del mio cranio
dappertutto le tracce della fiera
sulla faccia dell’albero il tatuaggio scarlatto
sulla fronte del torrione il tatuaggio di ghiaccio
sul sesso della chiesa il tatuaggio elettrico
le sue unghie sul tuo collo
le sue zampe sul tuo ventre
il segnale violetto
il tornasole che vira fino al bianco
fino al grido fino al basta
il girasole che gira come un ahi scorticato
la sigla del senza-nome lungo la tua pelle
dappertutto il grido che acceca
l’ondata nera che copre il pensiero
la campana furiosa che rintocca sulla mia fronte
la campana di sangue nel mio petto
l’immagine che ride in cima alla torre
la parola che fa scoppiare le parole
l’immagine che incendia tutti i ponti
la fuggitiva a metà dell’abbraccio
la vagabonda che uccide i bambini
l’idiota la bugiarda l’incestuosa
la cerva inseguita
la mendicante profetica
la ragazza che nel mezzo della vita
mi sveglia e mi dice ricordati.