SE SI INSEGNASSE LA BELLEZZA ALLA GENTE. PEPPINO IMPASTATO
«Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà . All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità , si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore».
Queste sono parole di Peppino Impastato, giornalista iscritto a Democrazia Proletaria, che nella sua città natale, Cinisi, ha lottato contro Cosa Nostra fino all’assassinio, il 9 maggio 1978. Lo uccisero alla vigilia delle elezioni, Peppino si era candidato come consigliere comunale, nella notte tra l’8 e il 9 maggio. Il corpo di Peppino Impastato e quello di Aldo Moro, presidente DC, ucciso dalle Brigate Rosse, vennero ritrovati lo stesso giorno.
La gente di Cinisi scrisse comunque il suo nome sulla tessera elettorale, come atto di protesta, in memoria del giornalista che tanto si era speso per la giustizia. Si credette, subito dopo, che fosse suicidio, perché la mafia ideò una riuscita farsa, almeno all’inizio, sui binari della ferrovia Trapani-Palermo. Anche la famiglia di Peppino Impastato era collusa con la mafia: il padre divenne affiliato della malavita subito dopo la guerra mondiale, trovando l’ostilità della moglie Felicia, tra le prime a non credere al suicidio. Proprio grazie all’impegno di Felicia venne riconosciuta la matrice mafiosa dell’assassinio di suo figlio. Ci sono voluti anni prima di avere un colpevole, e solo nel 2002 Gaetano Badalamenti fu indicato mandante e condannato all’ergastolo.
Tra le attività di Peppino Impastato, ricordiamo il giornale L’Idea socialista, che fondò nel 1965, in cui si scagliò contro la mafia, preoccupando sua madre. Nel 1967 partecipò alla Marcia della protesta e della pace organizzata da Danilo Dolci, il sociologo e poeta, che praticava la non-violenza. Difese i contadini e dei braccianti del Sud, le cui terre vennero espropriate per costruire l’aeroporto di Palermo nel 1968 e divenne punto di riferimento per i giovani di Cinisi con il gruppo Musica e cultura che proponeva attività culturali: musica e teatro, e poi dibattiti sull’ambiente, sull’emancipazione femminile, contro il nucleare.
Radio Aut, libera e autofinanziata, era il veicolo di denuncia principale di Peppino Impastato che da lì parlava apertamente dei delitti mafiosi, del capomafia Gaetano Badalamenti, dei suoi traffici illegali. Alla sua sua storia straordinaria e coraggiosa, Marco Tullio Giordana ha dedicato un film,  I cento passi, titolo che rimanda alla distanza tra la casa della famiglia Impastato a quella del boss Badalamenti. Per BeccoGiallo è uscito invece un racconto a fumetti, si intitola Peppino Impastato, un giullare contro la mafia, di Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso.