LA POESIA PIÙ FAMOSA DI WALT WHITMAN

Walt Whitman è nato il 31 maggio 1819, secondo figlio di Walter Whitman, operaio, e Louisa Van Velsor. La famiglia, composta da nove figli, viveva a Long Island. A dodici anni, Whitman iniziò ad imparare il mestiere di tipografo e si innamorò della parola scritta. Perlopiù autodidatta, era un lettore vorace di Omero, Dante, Shakespeare.

Ha lavorato come stampatore a New York fino a quando un devastante incendio ha demolito l’industria e nel 1836, a diciassette anni, iniziò la sua carriera di insegnante. Continuò ad insegnare fino al 1841, quando cominciò a dedicarsi al giornalismo a tempo pieno. Whitman ha fondato il settimanale Long Islander, e in seguito ha pubblicato molti articoli su Brooklyn e New York. Nel 1848 lasciò il Brooklyn Daily Eagle per diventare direttore del New Orleans Crescent. Proprio a New Orleans sperimentò in prima persona la crudeltà della schiavitù e tornato a Brooklyn, nell’autunno del 1848, fondò un quotidiano il Brooklyn Freeman, e continuò a scrivere poesie, nel suo stile unico, che più tardi stupì Ralph Waldo Emerson.

Nel 1855 Whitman pubblicò la prima versione di Foglie d’erba, un libro contenente dodici poesie, ma senza titolo. Lo fece stampare personalmente e ne mandò una copia a Emerson nel luglio del 1855. La seconda edizione del libro, risalente al 1856, era fatta di trentatré poesie, di una lettera di Emerson in persona che elogiava la prima edizione e una lunga missiva di Whitman, in risposta. Durante la sua vita, Whitman ha continuato a perfezionare il volume, pubblicando diverse altre edizioni.

Allo scoppio della Guerra Civile, il poeta ha lavorato come giornalista freelance e ha visitato i feriti negli ospedali della zona di New York City, ve l’abbiamo raccontato qui. Sopraffatto dalla sofferenza dei feriti, Whitman decise di rimanere e lavorare negli ospedali. Il poeta ha lottato per mantenersi durante la maggior parte della sua vita. A Washington, viveva dello stipendio da impiegato e di modesti diritti d’autore, e spendeva tutti i soldi in eccesso, compresi i doni da amici, per comprare provviste per i pazienti che assisteva. Ha anche inviato denaro alla madre vedova e al fratello invalido. Di tanto in tanto,  scrittori amici americani  e inglesi, gli mandavano del denaro, in modo che potesse cavarsela.

Nei primi anni del 1870, Whitman si stabilì a Camden, nel New Jersey, dove era andato a trovare la madre morente a casa di suo fratello. Tuttavia, dopo aver subito un ictus, Whitman ha deciso di non tornare a Washington, così rimase con il fratello fino alla pubblicazione definitiva di Foglie d’erba nel 1882, i cui ricavi gli permisero di comprare una casa. E in quella modestissima casa di legno a due piani, Whitman trascorse gli anni della vecchiaia, lavorando a aggiunte e revisioni di una nuova edizione del libro e preparando il suo ultimo volume di poesie e prosa. Dopo la sua morte, avvenuta il 26 marzo 1892, Whitman fu sepolto in una tomba da lui progettata e costruita nel Cimitero di Harleigh.

Insieme a Emily Dickinson, è considerato uno dei poeti più importanti d’America.
Ecco la sua poesia più famosa, naturalmente O Capitano! mio Capitano!

O Capitano! mio Capitano! il nostro viaggio tremendo è finito,
La nave ha superato ogni tempesta, l’ambito premio è vinto,
Il porto è vicino, odo le campane, il popolo è esultante,

Gli occhi seguono la solida chiglia, l’audace e altero vascello;
Ma o cuore! cuore! cuore!
O rosse gocce sanguinanti sul ponte
Dove è disteso il mio Capitano
Caduto morto, freddato.

O Capitano! mio Capitano! alzati e ascolta le campane; alzati,
Svetta per te la bandiera, trilla per te la tromba, per te
I mazzi di fiori, le ghirlande coi nastri, le rive nere di folla,
Chiamano te, le masse ondeggianti, i volti fissi impazienti,
Qua Capitano! padre amato!
Questo braccio sotto il tuo capo!
È un puro sogno che sul ponte
Cadesti morto, freddato.

Ma non risponde il mio Capitano, immobili e bianche le sue labbra,
Mio padre non sente il mio braccio, non ha più polso e volere;
La nave è ancorata sana e salva, il viaggio è finito,
Torna dal viaggio tremendo col premio vinto la nave;
Rive esultate, e voi squillate, campane!
Io con passo angosciato cammino sul ponte
Dove è disteso il mio Capitano
Caduto morto, freddato.