COME FUNZIONA L’INNAMORARSI SECONDO STENDHAL

Un amore intenso e disperatorespinto, ispirò a Stendhal l’opera di cui vi parliamo oggi, Dell’amore. Dell’amore è il frutto, la reazione a quell’esperienza dolorosa. Che cos’è dunque questo amore, si chiede lo scrittore, che può tormentare, trasformare, travolgere? Può l’uomo, così spesso schiacciato dalla malattia d’amore, richiamare quest’ultimo a un interrogatorio che ne metta a nudo l’essere e le forme, l’agire e le leggi? Si tratta di un saggio che rivela tutta la passionalità e la sensibilità di un grande autore attraverso l’incanto di una prosa cristallina.

Oggi vi proponiamo un estratto sulla nascita del sentimento più potente e travolgente.

Ecco cosa succede nell’animo:

1. L’ammirazione.
2. Ci si dice: che piacere darle baci, riceverne ecc.
3. La speranza.

Si studiano le perfezioni: è in questo momento che una donna dovrebbe arrendersi, perché il piacere fisico sia più grande possibile. Anche nelle donne più riservate gli occhi arrossiscono nel momento della speranza; la passione è così forte, il piacere così vivo che si tradisce attraverso dei segni evidenti.

4. L’amore è nato.

Amare è provare piacere nel vedere, toccare, sentire con tutti i sensi, e da tanto vicino quanto è possibile un oggetto amabile e che ci ama.

5. Comincia la prima cristallizzazione.

Ci si compiace di ornare di mille perfezioni una donna del cui amore si è sicuri; si analizza nei minimi particolari la propria felicità con una compiacenza infinita. Il che si riduce poi ad esagerare la portata di una magnifica proprietà, che ci è appena caduta dal cielo, che non si conosce, ma del cui possesso siamo certi.

Lasciate lavorare la testa di un amante per ventiquattr’ore, ed ecco cosa troverete. Alle miniere di sale di Salisburgo, si getta, nelle profondità abbandonate della miniera, un rametto d’albero spoglio a causa dell’inverno; due o tre mesi dopo lo si ritrae coperto di cristallizzazioni brillanti: i rami più piccoli, quelli che non sono più grossi della zampina di una cinciallegra, sono guarniti d’una infinità di diamanti, mobili e abbaglianti; è impossibile riconoscere il rametto primitivo.

Quel che chiamo cristallizzazione, è l’operazione dello spirito che trae da tutto ciò che si presenta la scoperta di nuove perfezioni nell’oggetto amato. Un viaggiatore parla della freschezza dei boschi d’aranci a Genova, sulla riva del mare, nei giorni brucianti dell’estate; che piacere gustare questa freschezza con lei!

Un vostro amico si rompe un braccio a caccia; com’è dolce ricevere le cure di una donna che si ama! Essere sempre con lei e vederla amarvi continuamente, farebbe quasi benedire il dolore; e partite dal braccio rotto dell’amico, per non più dubitare dell’angelica bontà della vostra innamorata. In una parola, basta pensare a una perfezione per vederla in ciò che si ama.

Questo fenomeno, che mi permetto di chiamare cristallizzazione viene dalla natura che ci ordina di provar piacere e che ci fa salire il sangue al cervello, per il sentimento che i piaceri aumentano con le perfezioni dell’oggetto amato, e per l’idea: ella è mia. Il selvaggio non ha tempo d’andare al di là del primo punto. Prova piacere, ma l’attività del suo cervello è impegnata a seguire il daino che fugge nella foresta e con la cui carne egli deve ristorare le sue forze al più presto, se non vuol cadere sotto l’ascia del suo nemico.

All’altro estremo della civiltà, io non dubito che una donna tenera arrivi al punto di trovare il piacere soltanto con l’uomo che ama.

È l’opposto del selvaggio. Ma nelle nazioni civili essa ha del tempo libero mentre il selvaggio è così occupato alle sue faccende che è obbligato a trattare la sua femmina come una bestia da soma. Se le femmine di molti animali sono più felici, dipende dal fatto che i mezzi di sussistenza dei maschi sono più sicuri.

Ma lasciamo le foreste per tornare a Parigi. Un uomo appassionato vede tutte le perfezioni in ciò che ama; e tuttavia l’attenzione può essere distratta, perché l’animo si sazia di tutto ciò che è uniforme, persino della perfetta felicità. Ecco ciò che sopraggiunge a fissare l’attenzione:

6. Nasce il dubbio.

Dopo che dieci o dodici sguardi, od ogni altra serie d’azioni che possono durare un momento come parecchi giorni, hanno dapprima dato e poi confermato le speranze, l’amante, ripresosi dal suo primo stupore e abituatosi alla sua felicità, oppure guidato dalla teoria che, per esser sempre basata sui casi più frequenti, non si occupa che delle donne facili, l’amante dico, chiede dei pegni più sicuri e vuole forzare la sua felicità.

Gli viene opposta dell’indifferenza, della freddezza o anche della collera, se mostra troppa sicurezza; in Francia una sfumatura d’ironia che sembra dire: “Vi credete più avanti di quanto non siate.” Una donna si comporta così, sia che si riprenda da un momento di ebbrezza e obbedisca al pudore ch’essa teme d’aver infranto, sia semplicemente per prudenza o per civetteria.

L’amante arriva fino a dubitare della felicità che si riprometteva; diventa severo sulle ragioni di sperare che ha creduto intravedere.

Vuole ripiegare sugli altri piaceri della vita, li trova nullificati. Il timore d’una infelicità terribile lo afferra e con lei l’attenzione profonda.

7. Seconda cristallizzazione.

Allora comincia la seconda cristallizzazione che produce come diamanti delle conferme a quest’idea:

Ella mi ama.

In ogni quarto d’ora notturno susseguente alla nascita dei dubbi, dopo un attimo di orrenda infelicità, l’amante si dice: “Sì, mi ama”; e la cristallizzazione si volge alla scoperta di nuovi incanti; poi il dubbio dall’occhio stralunato s’impadronisce di lui e lo arresta di colpo, facendolo trasalire. Il suo petto dimentica di respirare. Egli si dice: “Ma lei, mi ama?”

In mezzo a queste alternative strazianti e deliziose, il povero amante sente vivamente: Ella mi darebbe piaceri tali che lei sola al mondo può darmi.

È l’evidenza di questa verità, è questo trovarsi sul bordo estremo d’un precipizio orribile, mentre si tocca con l’altra mano la perfetta felicità, che conferisce tanta superiorità alla seconda cristallizzazione rispetto alla prima.

L’amante vaga senza fine tra queste tre idee:

1. Ella possiede tutte le perfezioni.
2. Ella mi ama.
3. Come fare per ottenere da lei la più grande prova d’amore possibile?

Il momento più straziante dell’amore ancor giovane è quello in cui egli si accorge che ha fatto un falso ragionamento e che deve distruggere tutta una parte di cristallizzazione.

Si dubita allora della cristallizzazione stessa.