QUELLA VOLTA CHE BILLIE HOLIDAY CANTÒ STRANGE FRUIT
C’è una canzone in particolare di Billie Holiday che racconta la storia del razzismo e della persecuzione dei neri negli Stati Uniti del sud. Lo fa con un’immagine straziante. Si tratta di Strange Fruit.
Siamo a New York, è il 1939 e il Café Society è pieno di persone e di fumo.
Tre sere a settimana Billie Holiday sale sul palco. Il fondatore del club ha sentito questa canzone potente, scritta da un attivista di sinistra di nome Abel Meeropol. Il testo è terribile, parla dell’inquietante fenomeno del linciaggio e del terrorismo contro gli afroamericani, è fortemente politico. Billie accetta di cantarlo con qualche esitazione e chiude la sua esibizione proprio con Strange Fruit. Solo un riflettore è puntato su di lei. Quando finisce, si allontana senza un bis, non presta attenzione al pubblico, rimasto attonito, colpito da quel racconto così amaro. Così grave.
Billie Holiday ha ricordato questo episodio nella sua autobiografia: Non c’era nemmeno un leggero applauso nell’aria, all’inizio, poi solo una persona ha iniziato a battere nervosamente le mani e così tutti gli altri l’hanno seguito.
La lotta per i diritti civili è all’inizio, e lei, nella sua performance, ha riempito la canzone di rabbia, e anche di disprezzo, invertendo il consueto rapporto tra un cantante nero e il suo pubblico bianco: Billie Holiday non li stava intrattenendo, sembrava dire: Ora basta, ora mi ascolti. Pubblico e cantante hanno dovuto, costretti da Strange Fruit, affrontare insieme il triste e violento problema del razzismoin America, prima della Civil Right Era.
E Abel Meeropol? Non era di colore, non era del sud. Era invece uno scrittore bianco, ebreo, americano, di New York City, un rappresentante della lunga tradizione americana di sinistra. Ha scritto Strange Fruit dopo aver visto la fotografia sconvolgente di un linciaggio.
L’immagine l’ha ossessionato e si è trasformata prima in una poesia, poi nella canzone cantata da Billie Holiday al Café Society, un club progressista per persone progressiste, perfetto per godere di buona musica, drink, e compagnia, anche se il pubblico era perlopiù bianco e i musicisti perlopiù neri. Quell’episodio ha segnato un capovolgimento.
Strange Fruit è stato il grido di protesta, forse l’inizio del movimento per i diritti civili. Il produttore discografico Ahmet Ertegun ha chiamato la canzone una dichiarazione di guerra, il jazzista Leonard Feather l’ha definita il primo grido contro il razzismo.
Billie Holiday e la sua figura hanno di certo accelerato il processo. Billie Holiday con quella sua voce malinconica e roca, che riflette la tragedia della sua vita. Nata da giovani genitori indigenti in un bordello di Baltimora, testarda nella lotta, dipendente dalla droga: i suoi tormenti si ritrovano tutti nelle sue canzoni, e se ne volete sapere di più c’è la sua autobiografia, pubblicata in Italia da Feltrinelli, La signora canta il blues.
Strange Fruit non è la prima canzone che parla di razzismo. Arriva sedici anni prima di Rosa Parks, e diciassette anni dopo la prima legge anti-linciaggio. Si basava su una rabbia condivisa da bianchi e neri, artisti e non, negli Stati Uniti dell’epoca.
Ecco il testo con la traduzione:
Southern trees bear strange fruit,
Blood on the leaves and blood at the root,
Black bodies swinging in the southern breeze,
Strange fruit hanging from the poplar trees.
Pastoral scene of the gallant south,
The bulging eyes and the twisted mouth,
Scent of magnolias, sweet and fresh,
Then the sudden smell of burning flesh.
Here is fruit for the crows to pluck,
For the rain to gather, for the wind to suck,
For the sun to rot, for the trees to drop,
Here is a strange and bitter crop.
Gli alberi del Sud danno uno strano frutto,
Sangue sulle foglie e sangue alle radici,
Neri corpi impiccati oscillano alla brezza del Sud,
Uno strano frutto pende dai pioppi.
Una scena bucolica del valoroso Sud,
Gli occhi strabuzzati e le bocche storte,
Profumo di magnolie, dolce e fresco,
Poi improvviso l’odore di carne bruciata.
Ecco il frutto che i corvi strapperanno,
Che la pioggia raccoglierà, che il vento porterà via,
Che il sole farà marcire, che gli alberi lasceranno cadere
Ecco uno strano ed amaro raccolto.