COSA SAREBBE LA VITA SENZA MUSICA? RISPONDONO TRE SCRITTORI

La musica ci insegna la cosa più importante che esista: ascoltare. Parola di Ezio Bosso. Attraverso la musica, infatti, il cervello si attiva, l’ascolto rapisce, agendo sul cuore, sullo spirito, e – anche se l’universo non è tenuto a essere in perfetta armonia con l’ambizione umana – come dice Carl Segan, e in armonia con noi, attraverso la musica capiamo cose che non riusciamo a dirci.
E trovare un poco di armonia, magari.
Mettiamo a confronto tre grandi scrittori, tre punti di vista,
che di musica hanno parlato, e che musica hanno ascoltato.

1.
KURT VONNEGUT

Nella raccolta di saggi Un uomo senza patria (minimum fax) il grande Vonnegut ha scritto, con la sua solita verve ironica e irriverente: Se dovessi mai morire, e Dio non voglia, chiedo che questo sia il mio epitaffio: L’unica prova di cui aveva bisogno PER L’ESISTENZA DI DIO era la musica”.

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VIRGINIA WOOLF
In una nota del diario, la scrittrice racconta l’effetto inebriante che ha avuto su di lei la musica da ballo, ascoltata in una notte in città. Scrive che grazie a questa musica selvaggia si dimenticano secoli di civiltà in un secondo, la definisce una strana passione che ti porta follemente in giro per una stanza, ignaro di tutto. Per lei è stata simile a una rapida corrente d’acqua, una cosa magica.

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3.
VICTOR HUGO

Il grande romanziere francese esaltò la potenza della musica facendola coincidere con il sublime. Per lui la musica esprime ciò che non può essere detto e su cui è impossibile rimanere in silenzioLo scrive nel suo saggio intitolato William Shakespeare e dedicato a quello che lui definisce “il più grande genio di tutti i tempi”. Si tratta di un’opera del 1864, in cui Hugo parla anche di Omero, Eschilo, Lucrezia, Giovenale, Tacito, Dante.

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