IL VINO, CARO RAGAZZO, E LA VERITÀ. OGGI LEGGIAMO ALCEO

Dal 18 al 21 ottobre, la Fondazione Circolo dei lettori ha in programma per voi il Festival del Classico, quattro giorni dedicati ai grandi temi della res publica, per affrontare i problemi dell’oggi sullo sfondo della storia. E poiché siamo convinti che la poesia, quella di oggi e quella di ieri, sia utilissima nella vita di tutti i giorni, oggi vi raccontiamo di un poeta antico, nato a Mitilene nella seconda metà del VII secolo a. C.

La poesia e l’eteria
È Alceo, contemporaneo di Saffo, della quale vi abbiamo parlato qui, considerata la più antica poetessa europea, che nacque a Ereso, nell’isola di Lesbo, nella seconda metà del VII a. C. e visse quasi tutta la vita nella città principale dell’isola, Mitilene. Si ritiene che lì sia invecchiata, che abbia raggiunto una ragguardevole età: un frammento la descrive ormai incapace di danzare insieme alle altre giovani donne. Alceo e Saffo si sono sicuramente incontrati, si conobbero personalmente.

L’opera di Alceo – ne restano cinquecento frammenti – fu divisa dai filologi alessandrini in dieci libri e da questi emerge chiaramente l’appartenenza del poeta all’eteria, associazione di uomini con espliciti intenti politici, e la partecipazione alla vita della sua città. Alceo, infatti, lanciò gli strali della sua poesia contro itiranni usurpatori“, Melancro e Mirsilio, che conquistarono il potere dopo due colpi di stato. a La sua fama è grande sia nel mondo greco che in quello latino.

Il vino e la verità
Bere con i compagni dell’eteria significa festeggiare un’avvenimento importante, come la morte del tiranno, ma anche non pensare alla vecchiaia e alla morte. Le eterie politiche, all’epoca, erano gruppi di persone unite dallo stesso sentire e da un giuramento. Erano soliti trovarsi nei simposi, e il vino era il veicolo per mettere allo scoperto i sentimenti di ognuno, rivelando di chi fidarsi e di chi no. Nei simposi, doveva vigere la sincerità, garanzia per la sicurezza di tutti. A testimonianza di questo, un frammento di Alceo, in cui vino e verità sono uniti in un legame indissolubile:

Il vino, caro ragazzo, e la verità

Ma non solo, perché Alceo ci dice anche altro, ovvero che:

Il vino, infatti, è un mezzo per guardare dentro l’uomo

Il verbo che utilizza esplicita l’idea di “mezzo per vedere attraverso”, di “specchio”.

La morte del tiranno Mirsilo è un’occasione per brindare, nel simposio, il nemico dell’aristocrazia a cui Alceo appartiene è morto. Questa volta, è lecito bere “a tutta forza”, con un’intensità nuova, con enfasi, scrive infatti Alceo:

Ora bisogna bere e che uno beva a forza 
perché davvero Mirsilo è morto

I compagni dell’eteria possono bere senza limitazioni, violare la norma, ma tutti insieme.
Il banchetto e il vino sono momenti di incontro per Alceo e i sodali, sia nei momenti di fortuna che in quelli sventurati: non sappiamo in quale occasione il poeta abbia composto questi versi, di cui ci rimane un frammento: esorta se stesso e Bycchis, forse un compagno dell’eteria o un fanciullo amato, a bere per scacciare i mali, non resistere ma abbandonarsi, per stare meglio.

Non bisogna consegnare l’animo ai dolori
non trarremo alcun vantaggio angosciandoci 

L’idea è quella che il vino, dono del figlio di Semele e di Zeus, è dato dagli dei agli uomini perché dimenticassero gli affanni.

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