UNA GIOVINEZZA INVENTATA. LEGGERE LALLA ROMANO

Una giovinezza inventata, che diventa verità nella vecchiaia» è l’esergo di Elias Canetti, illuminante sul senso del libro. La vecchiaia o, per meglio dire, la scrittura nel caso dell’autrice, dà un senso di autentificazione a personaggi, storie, situazioni che nel fluire della vita sono fraintesi, mitizzati, “inventati” appunto. La verità è che io sono ancora quella del romanzo, come sono quella che l’ha scritto. La giovinezza (la ragazza) era diventata vera nella scrittura. Forse perché l’autrice potesse scriverne nella vecchiaia? Adesso io sono molto vecchia – fatto assolutamente irrilevante – ma sono anche quella ragazza. Dove?
Nel libro
. Lì la ragazza è viva“.

Questa l’introduzione di Lalla Romano al suo Una giovinezza inventata, romanzo pubblicato per la prima volta nel 1979 da Einaudi, introduzione che troverete nell’edizione del 1995, quella con la postfazione del poeta Giovanni Raboni. La storia che una delle più grandi scrittrici italiane racconta è  un po ‘ la sua, quella di una ragazza, una giovane borghese, appassionata di bellezza e di verità: per lei sono una cosa sola e ne va alla ricerca. È ambientata negli Anni Venti, la giovane arriva a Torino per studiare, una città, per lei, malinconica e struggente, antiquata come i suoi decori. Va all’Università e intanto dipinge, è brava, vuole approfondire il proprio talento e lo fa, prima presso Giovanni Guarlotti poi con la guida di Felice Casorati. È un romanzo bello e inteso, pieno di interrogativi e turbamenti, un po’ malinconico, che ripercorre la vita di una ragazza, la sua educazione sentimentale. E l’amore per l’arte, che Lalla Romano ha coltivato per tutta la sua vita, lasciandoci non solo romanzi, ma anche opere, così simili alla sua scrittura, nature morte parlanti e ritratti di vite fragili. Sono piccole cose, luci e bottiglie, cose silenziose e potenti allo stesso tempo, tragiche.


Non solo Torino, la scrittrice-pittrice viaggia a Parigi, spesso ospite di Andrée Arnoux, amica conosciuta durante gli anni del collegio torinese. A lei indirizza le lettere contenute in Una giovinezza inventata, ve ne proponiamo due in lettura. Sono pensieri intimi e dolcissimi, ma velati di inquietudine, che parlano di crescita e desideri. Secondo Giovanni Raboni, questo libro, “che oltre ad essere, senza il minimo dubbio, una «storia di Lalla» è, altrettanto indubbiamente, una storia «esemplare»: la storia di una ragazza borghese, una jeune fille rangée che vive con rabbia e al tempo stesso con astrazione la propria ignoranza (socialmente funzionale e intrinsecamente simbolica) della vita“.

«Carissima Andrèe,
rispondo subito, perché lo desideri. Tu sei triste, perché senti l’amarezza di ciò che è passato; io comprendo questo, sai; il mio cuore che è talvolta freddo, sente il rimpianto e la nostalgia… Ma vedi come sono io: sento intensamente il dolore del distacco eppure vorrei che si compisse senza rimedio, del tutto e per sempre. Ti pare strano? È così. Ecco: se io guardo dentro di me (e ci sono avvezza) vedo tante cose strane: ferve dentro di me la vita molteplice, inquieta, mista di reale e di immaginario, tante cose che non comprendo, che non so se più mi destano noia o interesse. Quando scrivo alle persone che amo e che credo un po’ intelligenti, almeno in un certo modo che intendo, io parlo di me; per un bisogno e anche per una certa debolezza di carattere. Ma con te che pur mi sei cara, non voglio dire queste cose: tu non ami ciò che è tortuoso e inafferrabile, non è vero? Ma se tu mi volessi come amica, io accetterò di seguirti nella tua vita, finché tu vorrai; mi sarà caro di farti seguire anche la mia vita, non quella tormentata, oscura, che nessuno conosce, ma quella che già un poco forse ti è nota. Vuoi? Se una di noi si annoierà tutto finirà e… fatto!».

«Mia buona Andrée,
sai perché ti voglio cosi bene? Perché penso che tu mi vuoi bene. Cosi è: quelli che non mi amano non mi interessano. Ma che penserai di me che non ti parlo che del mio male, io che sento il mio corpo fiorire gioiosamente ad ogni ora nella vita serena di ogni giorno, come una giovane pianta…».

Il libro, Una giovinezza inventata